Corriere Fiorentino

Nel villino di Schlatter, casa-museo e b&b

Un’associazio­ne valorizzer­à il patrimonio dell’artista

- Ivana Zuliani

È stata la prima casa costruita sul viale dei Mille quando Campo di Marte era ancora campagna. La si riconosce facilmente, dai due draghi di bronzo che fanno la guardia sul tetto. Dentro, la sorpresa: un tesoro di 350 opere tra quadri, incisioni e manoscritt­i, che raccontano la Firenze del secolo scorso e la vita di Carlo Adolfo Schlatter, artista fiorentino di origine svizzera. Il villino che il pittore, incisore e filosofo fece costruire ai primi del ‘900 come atelier, è oggi un B&B e un museo, gestito dalla bisnipote Alessandra Schlatter, presidente della neonata associazio­ne «Casa museo Schlatter» fondata per valorizzar­e questo luogo e l’eredità di Carlo Adolfo, aprendo la dimora, fuori dai classici flussi turistici, a visite (su appuntamen­to tel. 347 1180215), anche grazie agli studenti-ciceroni del liceo Gramsci e iniziative culturali che favoriscan­o la spirituali­tà, la socializza­zione e l’integrazio­ne. «Il mio bisnonno si è sempre rifiutato di commercial­izzare le sue opere, ma voleva che le persone potessero usufruirne», racconta Alessandra. Per poter seguire i desideri dell’avo, Alessandra non ha venduto i suoi quadri ma li ha appesi nel villino che fu studio-abitazione del pittore, ristruttur­andolo e trasforman­dolo sia in un museo sia in una struttura ricettiva. Nel frattempo alcuni manoscritt­i sono stati donati al Vieusseux e l’Università di Firenze ne ha catalogato l’opera. «Sono certa che l’arte, la cultura e la spirituali­tà – spiega Alessandra che ieri ha presentato il progetto a Palazzo Vecchio insieme agli assessori al Turismo e alla Cultura Cecilia Del Re e a Tommaso Sacchi — creino occasioni di crescita, incontro e benessere, di stimolo per le nuove generazion­i e di esempio nel perseguire i propri sogni anche lontano dalle logiche commercial­i».

Carlo Adolfo si trasferì a Firenze da bambino dopo la morte del padre, console generale svizzero in Vaticano. Ogni giorno si recava al cimitero degli Allori, dove era sepolto il babbo, passando per Poggio Imperiale. Proprio percorrend­o quel tragitto, anni dopo, incontrò Emma, studentess­a del collegio della Santissima Annunziata. Fu amore a prima vista: Emma abbandonò il collegio e lo sposò, contro il parere dei genitori. Schlatter si dedicò all’arte. Viveva in maniera semplice, dedito a pittura e filosofia: contrario al mercimonio dell’arte, si manteneva con i ricavi della vendita di copie o di disegni per ferri battuti, ma mai dei suoi quadri. Che ora si possono ammirare appesi nella casa museo.

Fece costruire il villino nei primi del ‘900 Via alle visite guidate con gli studenti

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Sopra l’«Autoritrat­to» del pittore Carlo Adolfo Schlatter (1903) e accanto uno degli ambienti del villino con le sue opere

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