«L’età si abbassa, ora abbiamo in cura anche dodicenni»
Un giardino di rose, una fontana del 400, vasi di terracotta, erba curatissima. Villa Lorenzi, palazzo monumentale del XV secolo. È qui che vengono a curarsi i tossicodipendenti fiorentini. Trovano pace, trovano un ambiente familiare. Non è facile uscire dalla tossicodipendenza, ma qui si può provare a muovere i primi passi. A pochi metri dal policlinico di Careggi, Villa Lorenzi è una delle più importanti comunità semiresidenziali di recupero della Toscana. Fondata trent’anni fa da Zaira Conti, è una vera e propria eccellenza nel panorama nazionale. «Il primo passo è sedersi e ascoltare». Questo lo slogan più usato dagli operatori. Sì, perché se oggi molti ragazzi vivono disagi, spiegano i fondatori di Villa Lorenzi, è perché «si sentono soli, inascoltati, non compresi, abbandonati, soprattutto in ambito familiare». Negli ultimi anni, gli utenti sono sempre più giovani: «Abbiamo ragazzini in cura perfino di 12 anni — racconta Stefano Superbi, direttore del progetto — Viviamo nella società dei consumi dove tutto deve essere sperimentato, usato, provato. I ragazzini, proprio per questo motivo, sperimentano le sostanze come se mangiassero un gelato, è un’esperienza da fare, un’esperienza ricreativa». Che però, aggiunge, «rischia di diventare dipendenza quando nel ragazzino sono già incubati disagi». A Villa Lorenzi i ragazzini ci vivono dalla mattina alla sera, poi tornano a casa a dormire. E qui seguono percorsi di riabilitazione che sono percorsi di vita, studio e aiuto psicologico, accompagnati dai sei educatori e dai dieci volontari del progetto, oltre agli psicologi. E poi ci sono gli adulti, la maggior parte dei quali dipendenti da cocaina, che seguono un percorso di due incontri a settimana.