Corriere Fiorentino

«Il mio Natale: né albero né casa»

La storia di Rossella: vivo dai miei, ma dormo bene solo nella palestra...

- Di Marzio Fatucchi

Non perdi solo la casa: perdi il letto dove sei abituato a dormire, le abitudini , «la macchinett­a del caffè». Alla figlia manca l’albero di Natale, «che resterà lì, lo ritroverem­o se va bene in estate». Ma Rossella Chieppa, che non entra nella sua abitazione (se non per prendere qualche vestito e qualche oggetto fondamenta­le) dal 9 dicembre, in quella casa vuole tornare: «Farò di tutto, con gli altri condomini, per far partire i lavori, che ci siano deduzioni, contributi, o meno. Quella è casa mia». Una casa ora inagibile: «Sì, sono una sfollata».

Signora Chieppa, cosa è successo quella notte?

«Alla prima scossa, alle 3, siamo partiti per casa dei nostri genitori, più sicura, al piano terreno a Badia. Poi, alla seconda, tutti fuori anche da lì. Ed io, che lavoro per la Misericord­ia, subito ad assistere gli altri terremotat­i».

In che condizioni è la sua casa ora?

«È stata dichiarata inabitabil­e: ha molte crepe nella facciata, altrettant­e dentro». Ora, dove vive?

«Sempre a casa dei miei , qui vicino. Ma io spero di tornare nella mia prima possibiho le: so già che i lavori dureranno almeno 4-5 mesi. Comunque, non possiamo restare dai miei: in famiglia siamo in 4 più un gatto, più ci sono i miei, mia sorella, un altro gatto. Fortunatam­ente un collega ha una casa libera, dove non ha mai abitato. Non ci ha pensato due volte, me l’ha offerta: meglio di andare in albergo, vai pure, mi ha detto».

Lei lavora per la Misericord­ia: dal 9 dicembre, è impegnata a aiutare gli sfollati, ma lo è anche lei...

«Eh...esatto: dal lunedì mattina, da quel 9 dicembre, fatto fino a ieri 20 ore al giorno di lavoro, consapevol­e di essere anche io una terremotat­a».

Qual è la cosa che le ha creato più problemi, in questi giorni?

«Diciamo poco, grazie alla disponibil­ità dei miei. È più un disagio emotivo. Piccole cose: ho dei bambini e l’albero di natale è rimasto lì, come il presepe».

Loro, come l’hanno presa? «Il piccolo ha tre anni: come non fosse successo nulla. Quella di nove anni l’ha accusata più di: “Ma il nostro albero di Natale, è rimasto li?”. “Quando rientriamo lo rivediamo”, le ho detto. Ma sarà estate... A Natale la casa è tutta lucine, ora è addobbata con le “fettuccine”, le fasce bianche e rosse della protezione civile».

Lei parla di 4-5 mesi di lavoro per rientrare: ma sa che in Italia non è sempre è facile rispettare i tempi della ricostruzi­one, dopo i terremoti.

«Nella palazzina siamo tre condòmini: ci siamo parlati, iniziamo i lavori comunque. Poi vediamo quando arrivano contributi e detrazioni. Intanto però mettiamo in sicurezza la casa. Perché sono le nostre case. Ed io ci voglio tornare, tutti ci vogliamo tornare».

Nelle case inabitabil­i si può rientrare, ma immagino abbia potuto prendere poche cose. Cosa le manca di più della sua casa?

«Una banalità: uscire dal lavoro, fare quei due passi dalla sede del lavoro ed essere a casa. Andare in due passi all’asilo. Andare con due passi a portare la grande allo scuolabus. Mi mancano quei due passi. Poi, certo, tutto cambia: il letto, la cucina, le abitudini. Ho portato via il necessario. Ecco: una cosa mi manca da morire, è la mia macchinett­a del caffè: il mio caffè di casa lo berrò tra mesi».

E il gatto, come si trova nella casa nuova?

«Intanto, non aveva lasciato la vecchia: quando siamo usciti alla prima scossa, non l’abbiamo più visto. Pensavamo fosse scappato, solo la mattina abbiamo capito che manco si era mosso dal divano. Purtroppo, il gatto non si trova bene nella nuova casa, c’è un altro micio, non vanno d’accordo».

L’unica nota positiva è che il terremoto non ha provocato feriti seri o morti.

«Sì, è vero: ma lo sa cosa mi ha detto il Genio civile, quando ha visto la mia casa? Se veniva una scossa più lunga e più forte, se non finiva tutto a terra, quasi. Non ci sono stati morti e feriti: ma il terremoto dentro ti lascia il segno. Quando senti tremare, il rombo, vedi che va già la luce, senti e pensi che non c’è un muro a casa tua che ti protegga... Stanotte è la prima notte, dopo lunedì, che ho dormito a casa, perché ho sempre fatto servizio nel dormitorio in palestra. Stamani mi sono svegliata dicendo: ho dormito meglio in palestra, perché la palestra è un luogo sicuro. Dal punto di vista dell’emergenza, di qualunque cosa. Il paradosso è questo. Non ti senti più sicuro neanche a casa».

Obiettivo

Voglio tornare nel mio appartamen­to anche se mi hanno detto che ci sono crepe ovunque

Altro che lucine

A mio figlio ho detto che l’unico addobbo sono le fasce bianche e rosse della protezione civile

 ??  ?? Rossella Chieppa, la prima a destra, con gli amici volontari
Rossella Chieppa, la prima a destra, con gli amici volontari
 ??  ?? Rossella Chieppa, a sinistra, con gli amici volontari
Rossella Chieppa, a sinistra, con gli amici volontari

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