Pistoia alla guerra legale per Marini
Il Comune si affida a un avvocato: «Le opere non vadano a Firenze». Sit-in al museo
Inizia la battaglia legale tra la Fondazione Marino Marini e il Comune di Pistoia. L’azione politica del sindaco Alessandro Tomasi, infatti, non ha dissuaso il Cda della stessa riguardo il trasferimento delle opere dell’artista a Firenze, dove confluirebbero in un polo unico insieme a quelle del museo di San Pancrazio,
fondato nel capoluogo nel 1988 a seguito di una donazione della moglie dello scultore.
Proprio suo nipote, Paolo Pedrazzini, presidente della Fondazione, guida questa operazione che ha raccolto il parere sfavorevole delle istituzioni cittadine, della Regione Toscana e del sindaco Dario
Nardella. Chiamati in causa da Tomasi, che ora vuole incontrare il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.
A niente è servito nemmeno il vincolo pertinenziale posto dalla Soprintendenza, uscita dal Cda proprio per avviare l’iter contro cui la Fondazione ha deciso di fare ricorso. Ieri, intorno alle 12, Pedrazzini è arrivato da Locarno e ha incontrario nel complesso del Tau, sede del museo di Pistoia, la direttrice Maria Teresa Tosi. Insieme a lui Silvia Evangelisti, membro del consiglio, e due avvocati.
In un clima teso, il gruppo avrebbe fatto una copia dei documenti presenti nei computer del museo, mentre per il momento non è stata fornita nessuna indicazione riguardo la sospensione dell’attività. Un tema caldo visto il futuro incerto dei dipendenti che lavorano all’interno.
Si farà, come deciso nel Cda di lunedì, ma solo dopo il due gennaio. Fino ad allora il museo resterà aperto e l’attività intatta. Per niente rassicuranti, comunque, le parole di Pedrazzini, che si è sottratto ai giornalisti con la promessa di una conferenza stampa il prossimo mese. Ai lavoratori ha detto che nuove disposizioni arriveranno dopo le feste per non «rovinare il Natale» e ai pistoiesi ha chiesto di stare «tranquilli» perché «non saranno spostate tutte le opere». Così, mentre la Fondazione studia le carte, il Comune ha incaricato un legale esterno per capire come difendere l’eredità di Marini.
Appreso dell’arrivo di Pedrazzini, i pistoiesi si sono mobilitati per un sit-in davanti al museo. Dalle nove di mattina, oltre un centinaio di persone si è radunato per un presidio senza colore politico. C’erano Tomasi, la giunta, i capigruppo del Consiglio, i consiglieri regionali Massimo Baldi (Iv) e Marco Niccolai (Pd) e gli ex sindaci Vannino Chiti e Lido Scarpetti. «Se il problema è la valorizzazione del Maestro e il potenziamento del museo — ha sottolineato Tomasi — non ci tiriamo indietro». «Se i promotori del polo unico sono allettati dal cospicuo lascito testamentario (circa 50 milioni di euro)? Mi auguro non sia così — risponde — quei soldi credo siano in una fondazione all’estero». Presente anche il senatore Patrizio La Pietra (Fdi), che ha scritto una lettera a Franceschini: «Intervenire per impedire questo grande errore e per salvaguardare il naturale contenitore delle opere di Marini, la città di Pistoia».
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Il sindaco Tomasi
Spero che la fondazione non sia allettata dai soldi del lascito. Potenziare il centro? Si può fare