Stadio Franchi, ecco i vincoli che allontanano la Fiorentina
Nardella e Pessina insieme: cosa si può fare, cosa no. Il sindaco: 4 anni per progettare un uso diverso
«Facciamo chiarezza». Il sindaco di Firenze Dario Nardella e il soprintendente Andrea Pessina incontrano la stampa per far capire quali interventi saranno possibili sullo stadio Franchi e quali no, per rendere espliciti i vincoli che ci sono (o meglio, ci saranno definitivamente tra qualche settimana) sull’opera del Nervi. Ma dato che le funzioni tra i due sono diverse e gli approcci pure, alla fine c’è qualche dissonanza a cui l’opposizione si aggrappa per attaccare Palazzo Vecchio che, dicono, sul futuro del «vecchio» stadio naviga a vista.
Per Nardella poco conta: il punto, spiega, è che quello che voleva fare la Fiorentina al Franchi è impossibile, nonostante la soprintendenza lasci aperta la porta ad altre soluzioni (improbabili, per le esigenze dichiarate dalla società di Commisso). Il Comune dà per scontato l’addio dei viola al Franchi, su cui si apre una partita difficile tra ristrutturazione e ridisegno delle funzioni.
I vincoli
«A settembre Commisso ci presentò in modo informale il progetto dell’architetto Marco Casamonti. Decidemmo allora di fare una analisi approfondita del Franchi, dei suoi elementi di pregio, datarli» spiega Pessina. Il Franchi era stato vincolato in modo generale con una declaratoria nel 1983. Ora, dopo il lavoro di Pessina con il suo responsabile Valerio Tesi, viene chiesto al ministero che il Franchi diventi un «bene culturale vincolato». Perché è stato confermato che ha un «grandissimo interesse, un’importanza nell’architettura nazionale e mondiale, per la sua carica di innovazione. Chi lo progettò, Pier Luigi Nervi, dimostrò che si poteva plasmare il cemento armato, aveva cultura del progetto». Insomma un’opera «che ha fatto scuola». Lo stadio è «un tutt’uno, non può essere smembrato». E neanche abbatterlo in parte: «Semmai, si può aggiungere» rispetto agli elementi già comprensibilmente vincolati: la tribuna sospesa, la torre di Maratona, le scali elicoidali.
Il futuro
Nardella aspetta l’esito del bando che scatterà a gennaio per l’area Mercafir ed il nuovo stadio. Ma è chiaro che — visto che la Fiorentina ne vuole uno nuovo, moderno, adatto alle esigenze Uefa e del mercato, e di proprietà — deve pensare al futuro. «Ci metteremo al lavoro a febbraio, per aprire una discussione con la città ma di livello nazionale su come migliorare la funzione dello stadio a Campo di Marte — dice Nardella — Al Franchi si sono giocate diverse discipline, dal calcio al rugby, ci sono stati spettacoli, persino la visita del Papa. Io non ho paura, troveremo una nuova vita per il Franchi. D’altra parte, la forma a “D” del Franchi non era un omaggio al “Dux” ma serviva solo a garantire i 200 metri di rettilineo per la corsa».
Il percorso
Per trovare la «nuova vita» Nardella vuole lanciare a febbraio prima un incontro con «il quartiere, architetti, esperti e il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini» e a coinvolgere «le categorie, gli ordini professionali» e forse anche un percorso partecipativo con la legge regionale. Ma cosa si può fare dentro o in prossimità al Franchi? Anche case? Prima Pessina lo esclude, «solo funzioni pubbliche» magari usando gli spazi sotto le curve, ma con vetri che consentano ancora di vedere la strutture (ergo, case no, la doccia a vista sarebbe imbarazzante). Però poi a domanda specifica cita la Manifattura Tabacchi (dove le case ci sono). Ancora: Nardella era partito ribadendo che il Franchi in quanto «monumento» è inalienabile. Pessina spiega invece che «questi beni sono alienabili» con un percorso in cui siano d’accordo proprietà e soprintendenza ma con «valorizzazione» che non è economica ma ««nel senso di esaltare ulteriormente quelli che sono i valori del Franchi». Insomma, un caso di scuola, teorico, tanto che altre richieste di vendite (come le Pavoniere) sono state bocciate dalla soprintendenza. Ma chi paga?
I costi
Il restyling del Franchi lo avrebbe pagato la Fiorentina, se fosse stato concesso di abbattere le curve. Se non lo fa Commisso, tocca al proprietario, il Comune. Nardella si dice convinto che con i costi attuali (intorno al mezzo milione l’anno per la manutenzione ordinaria, più quelle straordinarie, a volte intorno al milione) si possano accedere a mutui per operazioni importanti. A partire dalla copertura, «che abbatte i costi di manutenzione del cemento armato», ricordano sia Pessina che Nardella. Ma ci vogliono decine di milioni di euro. Ma intanto, per i prossimi 4 anni — che Commisso vada al Franchi o a Campi o altrove — ci sarà da discutere e basta: perché la Fiorentina continuerà a giocare lì.
Confronto
Io non ho paura, troveremo una nuova vita per l’impianto Ascolterò architetti, esperti, il ministro, il quartiere e poi tutta quanta la città