I progetti adeguati? Non avevano gli spazi per Rocco
Le alternative coerenti con le richieste della soprintendenza restringevano le aree commerciali
È stato un profluvio di progetti di restyling del Franchi, dopo che Rocco Commisso, come prima idea per il «nuovo» stadio, decise di provare a partire da quello esistente. E qualcuno ieri, sentendo le parole del soprintendente Andrea Pessina — «il Franchi non è intoccabile, il restyling deve essere autorizzato dalla soprintendenza, non si può abbattere ma interventi mirati e la copertura sono possibili» — ha immaginato subito: ecco, si può ripartire. È quello che traspare anche da altri elementi che arrivano dalla soprintendenza, che assomigliano ad uno sfogo: possibile che l’unico progetto possibile passi dall’abbattimento delle curve?
L’abbattimento non è previsto in almeno due delle idee progettuali girate in queste settimane, a partire da quello avanzato da BcB progetti-Noi per Firenze, che prevede non di abbattere ma di costruire le curve su quelle attuali. Alla soprintendenza non sono mai arrivati (solo il proprietario, o suo delegato, può presentarli). Ma non è questo il problema.
Il punto è che la soluzione scelta da Rocco Commisso, quella dell’architetto Marco Casamonti, non rispondeva solo all’esigenza di avvicinare di molto le curve e raggiungere i 40 mila spettatori, prevedendo allo stesso tempo la copertura. Abbattendo le curve, lasciando le scale elicoidali, si recuperavano grandi spazi dietro alle curve stesse dove erano previste tutte le attività commerciali — negozi, servizi, ristorazione etc — funzionali a sostenere il costo dell’operazione stadio. «Appoggiando» le curve nuove, più vicine, su quelli esistenti — come si capisce dagli altri progetti — non libera quegli spazi o ne crea alcuni, minori, di difficilissima fruizione. L’alternativa c’era: concedere i «campini» o altre aree contigue per metterci gli spazi commerciali. Ma serviva una variante urbanistica: altro che «fast, fast, fast...».