«No all’elogio funebre Per babbo Artemio e per Campo di Marte»
Il figlio di Franchi: «Qualcuno vuole limitare Commisso»
«Possiamo far finta per un momento che io non mi chiami Franchi di cognome?»
Come preferisce. Parli da tifoso viola, o da consigliere federale della Figc.
«Sono molto più che tifoso. E assolutamente grato a Commisso per l’entusiasmo, la passione e il denaro che sta mettendo sulla Fiorentina ma qui intendo parlare come portatore di buon senso: lo stadio Franchi è un capolavoro di architettura moderna e con una ristrutturazione intelligente che ne lasci inalterato il valore architettonico, la Maratona, le curve, le scale elicoidali, sarebbe un importante arricchimento. Era la prima scelta per Rocco. Costruire un nuovo stadio comporterebbe un danno per tutto un quartiere a vocazione sportiva come Campo di Marte, dove c’è tutto, l’Affrico, il rugby, la piscina, il Mandela Forum».
Francesco Franchi, lei è stato tra i primi firmatari dell’appello del «Comitato salviamo lo stadio Franchi». Sarà contrario all’ipotesi dell’area Mercafir...
«Premetto che sono innamorato di una Milano che si è rinnovata grazie all’Expo e deluso da una Firenze che rimane sempre uguale a se stessa. Il rinnovamento mi piace. Ma la Fiorentina si dovrebbe accollare un bell’onere economico. E tra distruggere e ricostruire, con i rischi relativi al terreno, eventuali problemi di inquinamento e tutto il resto, conoscendo il complesso mondo dell’urbanistica... fossi Rocco sarei impaurito».
Adesso parli come figlio di Artemio.
«È ovvio che come famiglia saremmo assai dispiaciuti se, dopo aver ricevuto un regalo, l’intitolazione dello stadio di Firenze al più grande dirigente di calcio che ci sia mai stato, vedessimo trasformare
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Le opportunità Una ristrutturazione intelligente del vecchio stadio sarebbe per il patron la scelta migliore Terremmo insieme il valore architettonico e la funzione sportiva
quell’intitolazione in un elogio funebre. Qualsiasi sia l’idea sul cosa farne dopo, si snaturerebbe il motivo per cui lo stadio è nato. Artemio ha iniziato ad amare il calcio nel 1929 proprio in quello stadio perché, andando bene a scuola, ebbe in regalo dai genitori un abbonamento. Fu un sacrificio, non erano benestanti».
Un imprenditore potrebbe obiettare che non si fa innovazione con la nostalgia.
«Non c’è dubbio. Ma nessuno mi ha ancora spiegato perché la Mercafir dovrebbe essere per forza meglio del Franchi ristrutturato».
Per i vincoli della soprintendenza.
«E allora perché nel 1990 è stato possibile fare i lavori per togliere la pista di atletica e mettere gli sky box? Non credo che il progetto di Nervi prevedesse gli Sky Box...»
All’epoca furono date molte deroghe.
«Allora fu possibile ammodernarlo. E ora no? Il sospetto che si voglia impedire ai nuovi padroni della Fiorentina di fare quello che vogliono, c’è».
Il soprintendente Pessina è stato chiaro: qualsiasi cambiamento deve prevedere solo aggiunte, non si può eliminare niente dell’architettura esistente.
«E allora si faccia lo stadio nuovo. E qualcuno si prenda la responsabilità politica e sociale di uccidere un intero quartiere che vive di sport. Con i costi di manutenzione che ha lo stadio, non crederanno mica che con il rugby e qualche concerto ci si possa rientrare? Per tutelare un capolavoro architettonico rischiano di pagare un costo sociale così? Spero non diano la responsabilità a Commisso, e che se la prendano il Comune e la soprintendenza».
I rischi
Il costo della Mercafir è molto oneroso e conoscendo i problemi che potrebbero sorgere, se fossi nella proprietà sarei molto impaurito E per noi, la famiglia, sarebbe un dispiacere