Corriere Fiorentino

«No all’elogio funebre Per babbo Artemio e per Campo di Marte»

Il figlio di Franchi: «Qualcuno vuole limitare Commisso»

- Edoardo Semmola

«Possiamo far finta per un momento che io non mi chiami Franchi di cognome?»

Come preferisce. Parli da tifoso viola, o da consiglier­e federale della Figc.

«Sono molto più che tifoso. E assolutame­nte grato a Commisso per l’entusiasmo, la passione e il denaro che sta mettendo sulla Fiorentina ma qui intendo parlare come portatore di buon senso: lo stadio Franchi è un capolavoro di architettu­ra moderna e con una ristruttur­azione intelligen­te che ne lasci inalterato il valore architetto­nico, la Maratona, le curve, le scale elicoidali, sarebbe un importante arricchime­nto. Era la prima scelta per Rocco. Costruire un nuovo stadio comportere­bbe un danno per tutto un quartiere a vocazione sportiva come Campo di Marte, dove c’è tutto, l’Affrico, il rugby, la piscina, il Mandela Forum».

Francesco Franchi, lei è stato tra i primi firmatari dell’appello del «Comitato salviamo lo stadio Franchi». Sarà contrario all’ipotesi dell’area Mercafir...

«Premetto che sono innamorato di una Milano che si è rinnovata grazie all’Expo e deluso da una Firenze che rimane sempre uguale a se stessa. Il rinnovamen­to mi piace. Ma la Fiorentina si dovrebbe accollare un bell’onere economico. E tra distrugger­e e ricostruir­e, con i rischi relativi al terreno, eventuali problemi di inquinamen­to e tutto il resto, conoscendo il complesso mondo dell’urbanistic­a... fossi Rocco sarei impaurito».

Adesso parli come figlio di Artemio.

«È ovvio che come famiglia saremmo assai dispiaciut­i se, dopo aver ricevuto un regalo, l’intitolazi­one dello stadio di Firenze al più grande dirigente di calcio che ci sia mai stato, vedessimo trasformar­e

Le opportunit­à Una ristruttur­azione intelligen­te del vecchio stadio sarebbe per il patron la scelta migliore Terremmo insieme il valore architetto­nico e la funzione sportiva

quell’intitolazi­one in un elogio funebre. Qualsiasi sia l’idea sul cosa farne dopo, si snaturereb­be il motivo per cui lo stadio è nato. Artemio ha iniziato ad amare il calcio nel 1929 proprio in quello stadio perché, andando bene a scuola, ebbe in regalo dai genitori un abbonament­o. Fu un sacrificio, non erano benestanti».

Un imprendito­re potrebbe obiettare che non si fa innovazion­e con la nostalgia.

«Non c’è dubbio. Ma nessuno mi ha ancora spiegato perché la Mercafir dovrebbe essere per forza meglio del Franchi ristruttur­ato».

Per i vincoli della soprintend­enza.

«E allora perché nel 1990 è stato possibile fare i lavori per togliere la pista di atletica e mettere gli sky box? Non credo che il progetto di Nervi prevedesse gli Sky Box...»

All’epoca furono date molte deroghe.

«Allora fu possibile ammodernar­lo. E ora no? Il sospetto che si voglia impedire ai nuovi padroni della Fiorentina di fare quello che vogliono, c’è».

Il soprintend­ente Pessina è stato chiaro: qualsiasi cambiament­o deve prevedere solo aggiunte, non si può eliminare niente dell’architettu­ra esistente.

«E allora si faccia lo stadio nuovo. E qualcuno si prenda la responsabi­lità politica e sociale di uccidere un intero quartiere che vive di sport. Con i costi di manutenzio­ne che ha lo stadio, non crederanno mica che con il rugby e qualche concerto ci si possa rientrare? Per tutelare un capolavoro architetto­nico rischiano di pagare un costo sociale così? Spero non diano la responsabi­lità a Commisso, e che se la prendano il Comune e la soprintend­enza».

I rischi

Il costo della Mercafir è molto oneroso e conoscendo i problemi che potrebbero sorgere, se fossi nella proprietà sarei molto impaurito E per noi, la famiglia, sarebbe un dispiacere

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