Minuto di silenzio per il tassista morto dopo il coma
Cordoglio del Consiglio comunale per Ghirelli, picchiato da due clienti nel 2017 e deceduto domenica
«Ho il cuore in frantumi perché io lo so bene quello che ho perso. Posso dire di aver conosciuto davvero profondamente il mio babbo, e di averlo amato con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti».
Silvia Ghirelli, figlia di Gino — il tassista fiorentino in coma dal luglio del 2017 e deceduto domenica sera nell’ospedale di Careggi — affida a Facebook il ricordo del padre e il dolore che, in queste ore, ha avvolto tutta la sua famiglia. Gino, 69 anni, nella notte tra il 12 e il 13 luglio di due anni e mezzo fa al termine di una corsa, in piazza Beccaria, ebbe una colluttazione con due giovani clienti e rimase ferito alla testa. Il tassista tornò a casa, ma dopo poche ore le sue condizioni peggiorarono ed entrò in coma, uno stato da cui non si è più ripreso. I due ragazzi, nel novembre scorso, sono stati processati e assolti dal Tribunale perché secondo il giudice la reazione dei clienti fu legittima difesa (il pm però ha fatto ricorso e l’udienza di appello si terrà a fine febbraio 2020).
Ieri, il Consiglio comunale di Firenze, in apertura dei lavori, ha osservato un minuto di silenzio in ricordo di Ghirelli
(il consigliere di Fdi Draghi ha espresso cordoglio a nome del suo partito), mentre il presidente nazionale di Uritaxi, Claudio Giudici, sempre su Facebook, ha scritto: «La tragica scomparsa di Gino è un monito al nostro tempo, alla nostra società, a ritrovare civiltà, sensibilità. Noi lavoreremo per avere giustizia per questa sua violenta scomparsa». «Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato — gli fa eco il presidente della cooperativa dei tassisti 4390, Luca Tani — Non scorderemo mai Gino e ci stiamo coordinando per organizzare qualcosa in sua memoria: forse scenderemo in piazza».
Infine, il consigliere regionale di Forza Itralia, Marco Stella, ha chiesto alla Regione Toscana di assegnare «un contributo economico ai familiari di Gino Ghirelli».
I colleghi «Continueremo a chiedere giustizia E siamo pronti a scendere in piazza»