Corriere Fiorentino

Se fiorisce Fioramonti tra i sogni della sinistra

- Di David Allegranti

Da quando Lorenzo Fioramonti si è dimesso, è tutto un florilegio di discorsi sulla sua «coerenza» e sul suo «coraggio». Ma cosa ha fatto da ministro e prima ancora da vice ministro Fioramonti? Una cosa di sicuro: ha avvallato le scelte del governo Conte Uno che hanno tolto risorse ai giovani, come Quota 100.

In assenza di altro (le classifich­e sulla musica e i film del decennio, per non parlare dell’annuale dibattito sul pandoro e il panettone, dopo un po’ stufano), le dimissioni di Lorenzo Fioramonti da ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca stanno tenendo banco da giorni.Tutto un florilegio di sottolinea­ture della «coerenza di Fioramonti», del «coraggio di Fioramonti», tutto un «chapeau Fioramonti, ecco uno che fa quel che promette!».

Ma che cosa ha fatto Fioramonti, le cui ambizioni sembrano superare di gran lunga le proprie capacità politiche, al punto che s’è parlato pure di iniziative personali esterne al Movimento Cinque Stelle (come gruppi autonomi in parlamento) a sostegno di Beppe Conte? Già, che cosa ha fatto Fioramonti, che del Conte I è stato viceminist­ro (e già lì passava le giornate a minacciare le vicedimiss­ioni) ed è riuscito a reclutare nientemeno che Dino Giarrusso, ex Iena ora europarlam­entare, per un fantomatic­o osservator­io sui concorsi universita­ri? Ha passato settimane a chiedere i famosi tre miliardi per l’istruzione, sicché, quando si è compiuto, il martirolog­io politico gli è venuto facile.

Anche a Siena, all’inaugurazi­one dell’anno accademico, si era lanciato in una richiesta di maggiori investimen­ti minacciand­o di nuovo le dimissioni e citando Piero Calamandre­i, per il quale la scuola era un’istituzion­e «più importante del Parlamento, più importante del Governo e più importante di tutte le altre istituzion­i: una grande istituzion­e invisibile, che ha più peso di tutte le altre», ha detto Fioramonti. Bello, bellissimo: chi mai potrebbe dire di essere contrario a un simile intendimen­to? Ma lo stesso Fioramonti, che domande. E non a chiacchier­e ma con i fatti. L’ex ministro e il suo partito, infatti, hanno votato per Quota 100 e Reddito di cittadinan­za: circa 12 miliardi all’anno a carico dei giovani perché, osserva Veronica De Romanis, «finanziati con debito e clausole Iva».

Serve a poco dunque lamentarsi, come ha fatto Fioramonti dopo le dimissioni: «Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica».

Eppure, spiega Francesco Luccisano, già capo della segreteria tecnica del ministro Stefania Giannini, «i famosi 3 miliardi sono stati chiesti essenzialm­ente per distribuir­li a pioggia tra 800.000 insegnanti. Provvedime­nto che serve solo per farsi applaudire dai sindacati più conservato­ri, senza un impatto dimostrabi­le sulla qualità dell’insegnamen­to. Meglio sarebbe stato concentrar­e le risorse sulla costruzion­e dei “quadri della scuola”, per dare profondità alla carriera della scuola che oggi è fatta da un dirigente e 100 impiegati».

In più «non un euro di quelli ottenuti è stato messo sulla base della valutazion­e e della qualità. Una (lieve) pioggia di risorse in un secchio bucato. Non un euro per frenare il definanzia­mento della scuola lavoro. Non fosse stato per il soccorso di alcuni valenti senatori sarebbe stato definanzia­to anche il sistema duale di apprendist­ato in formazione».

Non stupisce che Fioramonti puntasse a distribuir­e quattrini senza criteri di competenza e di merito. L’hanno inventato loro, d’altronde, l’uno vale uno, che poi si è tradotto in uno vale l’altro. Ma questa vicenda ha anche un aspetto surreale che mal si concilia con la noia di fine anno per la politica stagnante: a leggere in giro certi commenti c’è chi a sinistra è piacevolme­nte colpito dalla «leadership» di Fioramonti.

❞ Dopo le sue dimissioni, è stato un florilegio di frasi sulla «coerenza» e sul «coraggio» di Fioramonti Ma cosa ha fatto in concreto da ministro e prima ancora da vice nel governo Conte I ? Ha avallato scelte come Quota 100 che tolgono risorse ai giovani

Bastava leggere, qualche giorno fa, Tomaso Montanari sul Fatto quotidiano: «Parafrasan­do Bertrand Russell, che raccontava che “a Oxford un professore impazzì: e nessuno se ne accorse”, potremmo dire che oggi a Roma c’è finalmente un ministro dell’Istruzione che sa quello che dice: e nessuno se ne accorge. Lorenzo Fioramonti è sul punto di dimettersi e nessuno, nei palazzi del potere romano, sembra prenderlo sul serio».

In realtà, Fioramonti è stato preso molto sul serio, tant’è che ha fatto parte di due governi. Montanari non è l’unico che, a sinistra, s’è schierato a sostegno dell’economista di Pretoria (insegna lì, anche in questo caso in assenza di altro).

Il che fa capire quanto l’assenza di leadership sia un problema per i progressis­ti. Il centrodest­ra l’ha, per ora, risolto: c’è Matteo Salvini. Ma sinistra e dintorni, Pd compresi? Appena si muove una sardina, pensano di aver trovato il nuovo Bill Clinton.

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Tomaso Montanari
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Giuseppe Conte
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Lorenzo Fioramonti
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Twitter @davidalleg­ranti

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