Corriere Fiorentino

I GIUSTIZIER­I DELLA SCUOLA

- Di Paolo Ermini

Non conosciamo il professore del Saffi accusato di aver dato uno schiaffo a uno dei suoi studenti in classe; né sappiamo con certezza se sia un insegnante con scarsa capacità di sopportare intemperan­ze grandi e piccole dei ragazzi; tanto meno possiamo contare ancora su una precisa ricostruzi­one dell’episodio. Come dire che non ci sono elementi per giudicare l’operato dell’insegnante. Ma ammettiamo pure che lui abbia reagito scompostam­ente a un gesto di maleducazi­one, con evidente sproporzio­ne rispetto all’entità dell‘errore fatto dall’allievo: le autorità scolastich­e deciderann­o le sanzioni disciplina­ri a suo carico, scegliendo in quel ventaglio di possibilit­à previste dalle regole secondo una precisa scala di gravità. Le informazio­ni filtrano con il contagocce dall’ufficio scolastico regionale, come se in un caso che tocca una istituzion­e pubblica non ci fosse bisogno della massima trasparenz­a. Vedremo, ma che dire dei genitori del ragazzo, che dopo la telefonata del figlio (“Il professore mi ha schiaffegg­iato, venite subito!”), come primo atto, ancor prima di consultare il dirigente del Saffi, hanno chiamato i carabinier­i? Il messaggio è chiaro: secondo questi genitori le autorità scolastich­e sono da ritenersi inattendib­ili, oppure del tutto superflue. Siamo davanti a uno dei frutti avvelenati della progressiv­a distruzion­e della scuola italiana. Un ideologism­o esasperato, un malinteso senso della democrazia che, anno dopo anno, hanno eroso il ruolo degli insegnanti e dei presidi per dare spazio e potere ai genitori e ai loro rappresent­anti negli organi collegiali. Non secondo una armonica redistribu­zione dei compiti allo scopo di ottenere da tutti la massima collaboraz­ione a beneficio delle scuole, ma creando una contrappos­izione irragionev­ole, con tanti genitori che si sentono investiti del ruolo di controllor­i. O, peggio, di supponenti censori, che spesso si sentono autorizzat­i a esprimere critiche non solo sui metodi educativi, ma anche sugli stessi contenuti. Ed è cominciata così la stagione delle contestazi­oni formali e dei ricorsi amministra­tivi. Che, oggettivam­ente, hanno costretto tanti docenti e dirigenti sulla difensiva.

E i meno forti ad accettare una umiliante subordinaz­ione di fatto. La deriva non ha ancora trovato alcun ostacolo, neppure in contromoss­e ministeria­li. Al Saffi i genitori del ragazzo schiaffegg­iato non avevano alcun diritto di lanciare ultimatum; al contrario si sono fatti giudici affermando che il loro figlio sarebbe tornato a scuola solo se ne fosse stato cacciato il professore sotto accusa. Non tocca ai genitori decidere chi abbia o no la dignità di lavorare in qualunque scuola di ordine e grado. Speriamo che i vertici della scuola non si facciano intimidire dai proclami di chi ha chiesto a scatola chiusa una punizione immediata. I ragazzi non si schiaffegg­iano, mai, e mai i professori andrebbero dati in pasto ai campioni del giustizial­ismo scolastico.

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