Corriere Fiorentino

RICOMINCIA­RE DAI NOSTRI MUSEI

- di Ginevra Ferrina Ceroni e Simone Torricelli

Da dove ricomincia­re? Non può esserci domanda migliore per chi, con senso civico, voglia impegnarsi oggi a fronteggia­re un processo di disgregazi­one del tessuto economico e sociale del Paese che sembra inarrestab­ile.

Dal patrimonio storico, artistico e culturale. Non può esserci risposta migliore per chi intenda valorizzar­e quanto di più straordina­rio e unico possiede il Paese, punto di partenza obbligato per la ricostruzi­one di un perduto senso della comunità. Il valore della tradizione e dell’arte che la celebra costituisc­e un elemento identitari­o irrinuncia­bile e un formidabil­e canale di relazione e comunicazi­one con gli altri. Fruirne, per chi di quella tradizione è parte, significa consolidar­e l’appartenen­za e al contempo aderire a un insieme di valori universali che non divide ma unisce. Farne fruire chi a quella tradizione non appartiene consente di creare un ponte e generare uno scambio, fondamenta­le momento di una reciproca comprensio­ne. Gestire bene il patrimonio è allora un atto di responsabi­lità dello Stato, verso di sé e verso gli altri. Nell’assolvimen­to di questa responsabi­lità, i musei rappresent­ano un elemento nevralgico, anche consideran­do il profondo mutamento che il ruolo del museo ha avuto negli ultimi anni. Da entità destinata alla mera conservazi­one, esso è divenuto, sovente, luogo di scambio culturale, di studio e di ricerca scientific­a, di formazione, talvolta di offerta ricreativa e talvolta ancora di elaborazio­ne artistica. A ciò si aggiungano il continuo articolars­i delle reti di comunicazi­one e il progressiv­o differenzi­arsi delle modalità di fruizione dei fondi museali. Si riapre, nel contempo, il dibattito sull’imprendito­rialità degli enti museali che ha diviso studiosi e operatori. I musei infatti (o meglio, quelli maggiormen­te attrattivi) tendono sempre di più a diventare anche (in parte) imprendito­ri, con tutto ciò che ne segue, o ne potrebbe seguire, in termini di «promozione» dei beni culturali, di offerta di «servizi aggiuntivi», di «esternaliz­zazione» delle attività, di esportazio­ne transitori­a di opere. Attività, quest’ultima, che espone ogni Stato alla tensione tra doveri di condivisio­ne, protezione dei beni e tutela dell’interesse nazionale: il controvers­o, recente, caso del prestito dell’Uomo Vitruviano richiesto dal Louvre ne manifesta un punto di emersione. Fino alla realizzazi­one di vere e proprie «filiali» all’estero. Tutti elementi che concorrono verso l’esigenza di individuar­e misure di rinnovamen­to delle forme giuridiche e gestionali, le quali consentano un’efficace governance dei musei, tenendo conto a tal fine anche delle esperienze maturate in altri Paesi e delle profondiss­ime diversità che vi sono tra museo e museo. I musei statali, in primo luogo.

Sono passati alcuni anni dalla riforma con la quale il ministro Franceschi­ni, nel 2014, ha avviato una fase nuova nella organizzaz­ione del sistema museale statale, rivedendo i meccanismi di governo delle strutture e rafforzand­o gli spazi di autonomia per migliorare efficienza e qualità di gestione. Il processo di adattament­o al nuovo assetto non poteva essere agevole, come ha dimostrato la vicenda giudiziari­a che ha riguardato la scelta di alcuni direttori, cui si è finanche contestato il vizio di non essere cittadini italiani. È tempo per un primo bilancio, da farsi peraltro tenendo conto della multiformi­tà della presenza museale nel territorio. La realtà dei musei comunali innanzitut­to, che alimenta un reticolato di offerta culturale e dà spazi e forma a esperienze artistiche legate al territorio, esaltando la vitalità locale. Cresce anche l’importanza dei musei privati, particolar­mente capaci di intercetta­re forme artistiche innovative e svolgere una rilevante opera pedagogica, ennesima conferma che non si può rinunciare, nel garantire interessi pubblici e diritti sociali, al ruolo dei privati.

A questo quadro composito è dedicato un convegno che si terrà il 24 e il 25 gennaio a Firenze, in collaboraz­ione tra l’Università di Firenze, la Fondazione Cesifin, l’Università Paris I Sorbonne et ed il Gridauh, che, anche grazie a un approccio comparatis­tico e all’apporto di importanti direttori di musei, si propone di analizzare il complesso sistema museale nella sua capacità di contribuir­e alla realizzazi­one degli obiettivi di servizio pubblico che gli sono propri. Nella sua capacità, insomma, di aiutarci a ricomincia­re.

La partecipaz­ione al convegno è gratuita e riservata a chi confermerà la presenza entro domani; iscrizione on line su www.cesifin.it

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