L’astuzia del commerciante che salvò gli ebrei
Al Puccini domani sera Albertin è Perlasca: la sua capacità di contrattare fu decisiva
«Il potere della parola» contro l’orrore. E «l’uso della dialettica e del convincimento» per impedire l’orrore. È in questa chiave che l’attore padovano Alessandro Albertin — le parole sono sue — interpreta il suo concittadino Giorgio Perlasca, Giusto tra le Nazioni, o «lo Schindler italiano» come la storia lo ha ricordato.
Il monologo scritto e interpretato da Albertin intitolato Il coraggio di dire no è un pezzo emozionante di teatro di narrazione, e sarà in scena al Teatro Puccini domani all’interno delle iniziative che in questi giorni si susseguono numerose per le celebrazioni della Giornata della Memoria: l’attore dà voce e corpo a Perlasca, commerciante di carni di formazione fascista che si trovava a Budapest nel 1942 quando, fingendosi un diplomatico spagnolo salvò la vita a oltre cinquemila ebrei unghersi impedendone la deportazione nei lager nazisti. Ma non si ferma a raccontare la vicenda quello che vedremo domani: Albertin dà voce e corpo anche agli interlocutori con cui Perlasca, nel corso della sua vita (lo spettacolo lo racconta fino al 1988 quando lo Stato di Israele lo riconosce Giusto tra le Nazioni) si è trovato a confrontarsi, agenti della Gestapo compresi. «Pur non essendo un diplomatico è riuscito a mettersi la maschera da diplomatico» ci racconta l’autore e attore che con la testa pelata, la camicia nera e la mascella squadrata risulta particolarmente inquietante e spaventoso quando, urlando e inveendo parole di odio antisemita, incarna le figure più spregevoli e orribili di questa storia che già la Rai anni fa ha messo in scena, con Luca Zingaretti.
Il Perlasca di Albertin è intrinsecamente «un commerciante» ed è come tale che si pone sia all’inizio del monologo, quando tratta la carne da comprare, sia nel corso della sua trasformazione e della sua presa di coscienza quando si trova a dover «contrattare la vita» di esseri umani. Più o meno come capitato al più famoso — grazie anche a Steven Spielberg — Oskar Schindler. Tanto che, ipotizza Albertin, «se non fosse stato un bravo commerciante forse non sarebbe riuscito a fare qualcosa di così straordinario». Come da abitudine nel suo tour, Albertin incontrerà alcuni studenti di liceo prima di andare in scena, per raccontare la figura storica di Giorgio Perlasca e farli riflettere sulla storia della Seconda guerra mondiale, l’Olocausto, e i rigurgiti di antisemitismo che accompagnano anche il nostro tempo. Nel caso dell’appuntamento fiorentino l’incontro sarà con tutta probabilità — anche se ancora non è stato formalizzato — al mattino all’istituto Gramsci in via Giampaolo Orsini.