Dei: senza 6,5 milioni dovrò tagliare la ricerca, e caro-tasse fino al 12%
Dei dopo l’allarme davanti a Conte: costretto a tagliare la ricerca, ma non aumenterò le tasse oltre il 12%
Dopo l’allarme lanciato in occasione dell’inaugurazione dell’Anno accademico, il rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei, fa i conti di quanto servirebbe all’Ateneo: «Occorrono almeno 6,5 milioni di euro, se non arrivassero sarei costretto a fare tagli sulla ricerca. L’aumento delle tasse? Non si andrebbe oltre il 12 per cento».
Con i «vorrei ma non posso» l’Università di Firenze ci potrebbe scrivere un libro (contabile) intero. Posto che quel «non posso» sta per «se il Governo continua a essere indifferente ai problemi dell’Ateneo». Tradotto: se non aumenta gli stanziamenti.
Un libro che alla prima voce recita «tasse». Che attualmente sono tra le più basse in Italia: 1.027 euro, a fronte di una tassazione media nelle università pubbliche di 1.491 (fonte ufficio statistico del Ministero). Senza considerare il fatto che la tassazione non è mai cresciuta negli ultimi 10 anni. Ma a giugno potrebbero aumentare «fino ma non oltre il 12%», parola del rettore Luigi Dei. «Di più mi rifiuto. Alla peggio taglio qualcosa, come la ricerca e altre voci non legate al diritto allo studio». E alla seconda voce mette in fila gli investimenti, soprattutto nel campo delle infrastrutture. Il rettore lo ha detto chiaramente al premier Giuseppe Conte in occasione dell’inaugurazione dell’Anno accademico: «Si deve riprendere a investire, servono risorse o il sistema universitario già da quest’anno si avvierà a un rapido collasso». Ha ricordato al primo ministro che all’Università pubblica servono almeno 300 milioni di nuove risorse. Cifra che, calata sulla realtà fiorentina, si traduce in 6 milioni e mezzo.
L’Università «soffre» e questa sofferenza si manifesta in due ordini di problemi. Uno riguarda il sotto-finanziamento del sistema perché «veniamo da una lunga stagione di tagli» che ammontano a un miliardo di euro negli ultimi 12 anni, con un decremento che va da 8,3 a 7,3 miliardi: i fondi statali nelle casse accala demiche fiorentine contavano nel 2008 265 milioni circa, oggi sono ferme a a 227, circa il 15% in meno. Ciò ha comportato una riduzione di oltre il 25% del personale, oggi sceso a «soli 1.650-1.700 docenti» e 1.450 tra tecnici, amministrativi, bibliotecari, esperti linguistici e altre figure contrattualizzate. «Un danno alla qualità della didattica» specifica Dei, e «non alla quantità» perché allo stesso tempo l’Ateneo fiorentino ha il record di matricole da 15 anni a questa parte: 9.451. Meno docenti e più studenti hanno portato un professore a doversi sobbarcare fino a 180 ore di lezioni. E ha «costretto» l’Università a investire altri 800 mieuro per i contratti esterni. «Non siamo stati fermi — sentenzia Dei — ma siamo al punto di non ritorno». L’altro ordine di problemi è la richesta da parte dell’Unione Europea di aumentare la quantità dei laureati: l’Italia è attualmente terzultima in Europa.
Tra le richieste avanzate dal rettore al premier c’è anche l’abolizione della «regola del fabbisogno finanziario» che impedisce all’Ateneo di spendere tutto quello che può, a causa di questa «sorta di spending review coatta» che il ministero delle Finanze obbliga quello dell’Università ad imporre ai singoli Atenei: «Se una realtà è sana — prosegue il rettore — facciamole spendere ciò che è in grado di spendere in base ai suoi introiti».
Con un investimento di 180 mila euro è stata da poco sperimentata l’apertura serale di due biblioteche fino alle 23: quella di Novoli e quella di Lettere in piazza Brunelleschi. «Razionalizzando al massimo». Una sperimentazione di 6 mesi che ha visto «diverse centinaia» di studenti la sera.
Ora Dei vorrebbe trasformare l’esperimento in normalità. Come fare? «Faticando, limando», dice. Un altro investimento di 120 milioni è necessario per realizzare due interventi fondamentali: la ristrutturazione della Biblioteca Umanistica in piazza Brunelleschi e il trasloco della facoltà di Agraria a Sesto Fiorentino. Ma i progetti (in attesa di liquidità) in ponte non si fermano qui: è necessario ristrutturare il palazzo di Ingegneria a Santa Marta «che è un vecchio edificio» e soprattutto quello di Anatomia patologica a Careggi «che ha problemi di stabilità antisismica e le scale da rifare». Sono pronti per partire non appena arrivassero i finanziamenti: «Le idee le abbiamo. I soldi no».
Infine, c’è il problema del collocamento universitario: a fronte di 300 nuovi dottori di ricerca all’anno, al massimo ui bandi accolgono 30-40 persone. «Solo il 10%... Dove va l’altro 90%?» si chiede Dei. «All’estero» è la risposta. Dato che lo preoccupa perché «se domani mi arrivasse un boom di matricole del 30% li dovrei mandare via: non ho abbastanza docenti né aule». Non si accontenta di valorizzare i talenti, Dei vuole «alzare il livello medio». Ma «per valorizzare i talenti bastano i soldi, per alzare il livello medio servono soldi, strutture e capacità gestionali». Gli inglesi dicono There is no cream without milk: «Ma la crema dove sta? — prosegue a domandarsi con la metafora tra la «crema» universitaria e il latte come livello medio — Sta sopra il latte. Noi abbiamo bisogno di latte»
Contromisure
«Abbiamo dovuto investire
800 mila euro per i contratti ai docenti esterni, ma adesso siamo al punto di non ritorno»