Corriere Fiorentino

Le dediche a colori sul banco di Giulia

Sotto la finestra della sua cameretta i giochi e i diari A scuola il dolore e la voglia di ricordarla dei compagni

- Dal nostro inviato Simone Innocenti

I loro pensieri glieli consegnera­nno i palloncini bianchi. È il cielo il posto al quale sono destinati. Perché «Giulia è un angelo e sarà sicurament­e là», dice un compagno di classe, la IA dell’istituto Enzo Ferrari di Borgo a Mozzano.

I loro BORGO A MOZZANO (LUCCA) pensieri glieli consegnera­nno i palloncini bianchi. È il cielo il posto al quale sono destinati. Perché «Giulia è un angelo e sarà sicurament­e là», dice un compagno di classe, la IA dell’istituto Enzo Ferrari di Borgo a Mozzano, dove ieri mattina si sono interrotte le lezioni e dove — da ieri mattina — un gruppo di studenti di 14 anni si è trovato, forse per la prima volta, ad affrontare la morte assurda di una loro compagna.

A scuola ci sono arrivati senza neppure sapere se entrare o meno. Una loro compagna — nella chat di classe — ha avvertito tutti alle 7,30. L’insegnante di fisica spiega: «C’era Maria (nome di fantasia, ndr) che era accasciata a terra, stava piangendo. Noi l’abbiamo saputo da lei. L’abbiamo portata in classe e da stamani (ieri per chi legge, ndr) non abbiamo fatto altro che riflettere».

A osservarli da fuori, dalla porta lasciata aperta, i ragazzi e le ragazze della IA sono un blocco di marmo, come se la vita avesse consegnato un carico impossibil­e da gestire. Per tutta la mattina hanno ricordato Giulia, la sua passione per la danza classica che aveva lasciato di recente solo perché ci teneva ad andare bene a scuola e le piaceva studiare. Qualcuno l’ha ripensata mentre — alle elementari — giocava a pallavolo o a nascondino. «Era una ragazza dolce, una ragazza pulita», dice un insegnante.

Da ieri mattina il banco di Giulia non è più intonso. I suoi compagni di classe hanno pensato che era bello colorarlo con delle frasi e con dei pensieri: «Sei un angelo», «Ci manchi», «Non ti scorderò». Poi le firme. L’idea di scrivere un pensiero attaccando­lo a un palloncino bianco e di affidarlo al cielo è venuta ai ragazzi. «Vorremmo però coinvolger­e tutti gli studenti dell’istituto», dice un compagno. Forse i palloncini saranno liberati quando si terrà la cerimonia funebre.

Giulia era una ragazzina delicata. Aveva un corpo esile, da ballerina. Suo babbo Massimilia­no — sul proprio profilo Facebook — la chiama «principess­a». Sul social network sono tante le foto che li ritraggono assieme. Invece sul profilo Fb di Giulia le foto sono quasi assenti e ci sono 64 amici. «Era una ragazza molto riservata, ma era sempre pronta ad aiutare tutti», dice un compagno di classe.

Dall’incendio si sono salvati alcuni effetti personali di Giulia: vederli da vicino è un colpo allo stomaco. I vestiti sono gettati alla rinfusa, tolti di mezzo durante le operazioni di spegniment­o. Ci sono anche un paio di pupazzi: sono rosa. Il colore non è perfetto, su quella pezza è impresso il nero del fumo: le fiamme non hanno pietà di una ragazzina di 14 anni, figurarsi dei suoi peluche.

Sul retro della casa, dove sono ammassati gli oggetti di Giulia, ci sono anche alcuni quaderni di quando lei era in quarta elementare. Può sembrare che quei compiti siano lontanissi­mi rispetto a oggi e invece — per lei che era in prima superiore — sono solo di pochi anni fa. Ciò che rimane della sua vita — ciò che spunta come un fiore di rabbia da quella matassa informe dove ci sono tessuti anneriti, pezzi di plastica deformati, bambolotti capovolti — è dietro a delle copertine coloratiss­ime. È nei compiti di religione e di inglese, dove i voti sono altissimi. Ed è nel quaderno di italiano, dove Giulia racconta un pomeriggio «con la mia famiglia» che le è particolar­mente caro. È nel ritratto che di lei fanno le sue amiche delle elementari: «Giulia la ritardatar­ia». Ma solo perché quella mattina «sono arrivata con dieci minuti di ritardo» e prima non le era mai capitato: ecco perché — scrive in quelle pagine come se fosse il suo diario più intimo — si è messa a ridere anche lei di quella frase innocente.

In quella grafia ancora così soffice — stessa consistenz­a dello zucchero filato — c’è un pensiero per un suo compagno di classe «che si è operato al Meyer» e visto che non poteva correre «abbiamo giocato a un gioco calmo». In quelle pagine c’è tutto un candore che sboccia. Un candore bianco. Come il colore dei palloncini che i suoi compagni di classe vogliono liberare. Per ricordarla. Per parlarci. Per trovarla laddove loro la vedono. Lassù, in cielo.

❞ L’insegnante Stamattina c’era Maria, era accasciata a terra, stava piangendo. Noi l’abbiamo saputo da lei e così l’abbiamo portata in aula e siamo stati tutto il giorno a riflettere

In classe Abbiamo riempito di frasi il suo banco e stiamo preparando tanti messaggi per i palloncini bianchi che libereremo per raggiunger­la in cielo

 ??  ?? Sopra Giulia Salotti, 14 anni, con il padre Massimilia­no A destra una pagina del suo vecchio diario ritrovata sotto la finestra della sua cameretta Qui accanto i diari, i giochi e i peluche della ragazzina trovata morta forse per asfissia sotto il letto
Sopra Giulia Salotti, 14 anni, con il padre Massimilia­no A destra una pagina del suo vecchio diario ritrovata sotto la finestra della sua cameretta Qui accanto i diari, i giochi e i peluche della ragazzina trovata morta forse per asfissia sotto il letto
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