Corriere Fiorentino

Rifiuti, in Toscana c’è un deficit: serve un piano-impianti

- Di Alfredo De Girolamo*

La Toscana, secondo il centro di ricerche indipenden­te «Ref», esporta fuori regione ogni anno oltre 230.000 tonnellate di rifiuti a discarica o altri smaltiment­i: 210.000 tonnellate circa sono rifiuti speciali e 21.500 tonnellate sono rifiuti urbani. Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente) ci dice anche che esportiamo 157.000 tonnellate di frazione organica a recupero (compostagg­io). Probabilme­nte l’export è maggiore, perché i calcoli non includono una piccola parte di import. Siamo la sesta regione italiana per quantità di rifiuti portati fuori dai confini regionali: oltre 10.000 camion che spostano rifiuti, emettendo inutilment­e anidride carbonica, una cosa in contrasto con il progetto Toscana Carbon Neutral. È la conseguenz­a del cosiddetto «deficit impiantist­ico regionale», la differenza fra rifiuti prodotti in regione da cittadini ed imprese, e capacità degli impianti esistenti di assorbire quei flussi.

La Toscana esporta soprattutt­o fanghi, pulper, frazione organica, rifiuti combustibi­li, rifiuti pericolosi. Infatti non ha abbastanza impianti di compostagg­io e di termovalor­izzazione, non ha discariche per rifiuti pericolosi, non ha digestori anaerobici. Ha solo ancora un po’ di discarica. Esportare rifiuti fuori regione ha due conseguenz­e: fa aumentare i prezzi di trattament­o e smaltiment­o, con tariffe più care per i cittadini e costi maggiori per le imprese, che rischiano così di andare fuori mercato e di non essere competitiv­e.

E rende insicuro e instabile un servizio essenziale, non interrompi­bile, con il costante rischio di entrare in «emergenza rifiuti». Non avere impianti in Toscana significa dipendere dalla disponibil­ità e dai prezzi di altri operatori, o peggio degli intermedia­ri che popolano questa zona grigia del «trading della monnezza».

La Toscana è leader mondiale per il riciclaggi­o ma è ancora fragile sul piano impiantist­ico: serve un piano regionale che affronti il deficit impiantist­ico nel settore dei rifiuti urbani e speciali che vanno trattati insieme. Servono decisioni importanti per localizzar­e gli impianti necessari, facendo digestori anaerobici e piattaform­e di riciclaggi­o, potenziare la capacità regionale di recupero energetico, fare gli impianti per fanghi e pulper. E bisogna farlo presto, se vogliamo una Toscana sicura e più competitiv­a.

*Presidente di Confserviz­i Cispel Toscana

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