Calcio dilettanti, 13 assolti al processo per frode
Prato, don Giglio e le accuse di violenze: a novembre la donna andò dai servizi sociali
Si è conclusa con l’assoluzione di tutti gli imputati l’udienza preliminare sulla frode sportiva nel calcio dilettanti nata dall’inchiesta della Procura di Prato nel 2017. Ieri il gup ha prosciolto tredici imputati dall’accusa di frode perché il fatto non sussiste. Tra loro c’è Paolo Toccafondi, ex amministratore delegato della società sportiva Ac Prato e Stefano Fiorini, ex direttore sportivo del Porta Romana.
Una confessione choc arrivata alla fine di un lungo percorso di fede: «Quando ero piccolo quel prete ha abusato di me». Una confessione fatta prima ad un sacerdote amico, poi alla mamma. Ed è stata lei a far partire l’inchiesta della Procura di Prato sugli abusi della comunità religiosa di don Giglio Gilioli. La famiglia del ragazzo che oggi ha 21 anni è seguita da anni dai servizi sociali del Comune. E così la donna, sconvolta, ha racconta all’assistente sociale le confidenze avute dal figlio. Era la fine di novembre.
L’assistente sociale dopo essersi confrontata con il responsabile dell’ufficio ha immediatamente informato la Procura. Così quella breve relazione è arrivata sulla scrivania del procuratore capo Giuseppe Nicolosi che ha aperto un fascicolo affidandolo alle pm Laura Canovai e Valentina Cosci.
Qualche mese prima, a giugno, il sacerdote che aveva saputo delle violenze di quel ragazzo, si era confidato con l’allora vescovo di Prato Franco Agostinelli che aveva dato l’avvio al procedimento canonico su don Giglio e su quella associazione che da tempo era finita nel mirino della Curia. Quando la Procura a dicembre apre il fascicolo viene convocato Agostinelli che aveva già lasciato l’incarico. A quel punto il nuovo vescovo, Giovanni Nerbini, mette a disposizione degli inquirenti tutti gli atti.
Il ragazzo viene così sentito in Procura e il suo racconto è alla base dell’inchiesta che è appena agli inizi. La famiglia del ragazzo è molto religiosa, per anni il ragazzo e i suoi fratelli hanno frequentato la comunità di don Giglio fidandosi completamente di lui e di tutte le persone che lo circondavano. Per questo la storia degli abusi che avrebbero coinvolto anche il fratello più grande è ancora più dolorosa. Anche per la madre che non si sarebbe accorta di niente negli anni.
L’indagine — che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di cinque sacerdoti, tra cui lo stesso don Giglio, un frate e tre diaconi, con accuse che vanno da violenza sessuale a violenza sessuale di gruppo — cerca di far luce su fatti avvenuti dal 2008 in poi, quando i due fratelli avevano 9 e 14 anni. Un terzo fratello più grande che aveva 16 anni non avrebbe subito abusi ma avrebbe confermato il racconto del fratello.
Quando venerdì sono scattate le perquisizioni il fondatore dell’associazione aveva già ricevuto le carte dell’accusa dell’altro procedimento — quello canonico partito in estate dopo la segnalazione di Agostinelli — a cui ora dovrà replicare. Chi ha parlato con Don Giglio spiega che lui è scosso da questa vicenda ma si professa innocente. Tutti i religiosi indagati si trovano adesso insieme in un ex convento ad Aulla, in una sorta di esilio forzato. Il vescovo ha spiegato che è stato lui ad autorizzarli a restare insieme in un luogo lontano da Prato.
Due indagati, che hanno fatto parte in passato dell’associazione, hanno già nominato legali di fiducia, gli avvocati Federico Febbo, Costanza Malerba e Andrea Parigi, e chiedono di essere sentiti quanto prima in Procura. «La famiglia in questione — hanno raccontato i due indagati ai legali — era molto aiutata a livello morale ed economico dall’associazione. C’era un rapporto d’amicizia profonda e che mai avrebbero immaginato di finire in una vicenda del genere. Non abbiamo mai avvertito situazioni di disagio».
Nei prossimi giorni intanto la Procura affiderà le consulenze per iniziare il lavoro sui computer e sui telefonini sequestrati ai nove indagati. Poi potrebbero partire gli interrogatori.
I legali di due indagati Vogliono subito essere ascoltati, avevano un buonissimo rapporto con la famiglia che è sempre stata aiutata da loro