L’esperto: «In Toscana le Regionali più incerte Decisivi i delusi dal M5S»
Valbruzzi (Istituto Cattaneo): centrosinistra favorito? Dipende se riuscirà a darsi un’identità forte
Per vincere in Toscana occorre «andare a caccia del voto degli ex M5S». Un lavoro che avvantaggia il centrosinistra, perché tanti elettori ex grillini se ne sono già andati dal movimento verso la Lega: «Ed ora probabilmente è restata nel movimento la componente più di sinistra». Ma Eugenio Giani, Pd ed alleati non siano sicuri di attirare gli ex M5S: «Senza una identità forte, potrebbero non prendere loro questo voto. E potrebbero non mobilitare neanche le “sardine”, elemento cruciale nella vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna».
Marco Valbruzzi, politologo e coordinatore dell’Istituto Cattaneo, legge così la «lezione emiliana» in vista delle Regionali toscane. Non dando affatto per scontato il successo del centrosinistra: «Le ex regioni “rosse” sono quelle dove il voto oggi è più variabile e più competitivo». È un dato incontrovertibile: la Toscana politica del 2015, delle ultime Regionali, non esiste più. Allora, solo in una provincia, Grosseto, centrosinistra e centrodestra se la giocavano alla pari. Da allora, la coalizione a trazione leghista è arrivata prima a ridurre il distacco, poi a superare il centrosinistra a guida Pd. Con però una geografia variabile, «legata agli effetti della crisi economica — ricorda Valbruzzi — Chi è stato meno colpito dalla crisi preferisce votare lo “status quo”, come Firenze, in parte Prato». Chi ha sofferto di più, «dal nord della costa fino a Grosseto, ha scelto il cambiamento, qualunque esso fosse».
È la Toscana a più velocità: tassi di crescita minori, più disoccupazione, meno coesione sociale. Certo, nel frattempo «le cose cambiano» ma quel «punto di rottura pesa ancora». Anche Siena si è spostata a destra, nonostante la ripresa passata dal biotech. E Livorno, nonostante non sia diventata un territorio da Pil in crescita, è tornata al centrosinistra. «La rottura resta, e la conferma è proprio questa: c’è una fluttuazione enorme del voto. Paradossalmente, nelle regioni rosse, che erano considerate dal punto di vista elettorale più stabili, l’effetto della rottura è più dirompente». Non solo sono diventate «contendibili, impensabile fino a qualche anno fa: sono pure più imprevedibili. Soprattutto con tre attori politici con dimensioni simili in gioco. Uno scherzo della storia». Si è visto con la grande paura del Pd in Emilia-Romagna, che ha portato alla «controffensiva» delle sardine. Ma soprattutto, si è capito che la vittoria è dipesa molto da Stefano Bonaccini, dal suo profilo. E questo pone un altro problema: nel 2019, in due competizioni diverse per le Comunali (Firenze e Prato) questo aspetto personale del candidato ha portato a flussi elettorali diversi. Nel capoluogo toscano, Dario Nardella ha catturato percentuali importanti di elettori che alle contemporanee Europee avevano scelto il centrodestra, anche la Lega. Sulla Costa, Luca Salvetti ha vinto al ballottaggio recuperando voti da sinistra e M5S.
Secondo Valbruzzi, il tema nelle prossime Regionali sarà un altro, determinante per la vittoria. «L’elemento decisivo sarà chi prenderà l’eredità degli elettori del M5S. Lo smottamento nel movimento pare non fermarsi, almeno alle Regionali: alle Politiche, si vedrà. Ma chi conquista questa eredità a maggio, deciderà il voto. Altro paradosso: più il M5S si indebolisce, più diventa decisivo. Hanno quel 5-10% che cambia il risultato finale». E, visti anche i dati storici cosa pensa faranno gli elettori del M5S in Toscana? «Intanto, tra il 2018 ed il 2019, il M5S ha perso voti “lasciandoli” soprattutto alla Lega». I flussi elettorali elaborati dal Cattaneo dicono che in Emilia-Romagna fino al 70% degli elettori grillini hanno scelto il centrosinistra (e in tanti, quasi un quarto, hanno fatto voto disgiunto per Bonaccini). Un elemento che conferma «che prima il M5S ha perso gli elettori vicini alla Lega. E ora ha perso quelli più vicini alla sinistra: più il sistema diventa bipolare, più l’elettore M5S sceglie tra le due opzioni, soprattutto se il centrodestra è fortemente radicalizzato». Un errore, quindi, quello della Lega di radicalizzarsi in Emilia, da non ripetere in Toscana? «Lì lo hanno fatto perché non avevano previsto le sardine. La radicalizzazione della Lega ha funzionato in Umbria». E quindi altra incertezza: si mobiliteranno le sardine anche in Toscana? «Non so se sono così forti in Toscana, non so se ci sono le condizioni perché lo facciano come in Emilia». E si torna al candidato del centrosinistra: Eugenio Giani, un moderato, sarà capace di intercettare il voto ex M5S e «sollecitare» le sardine? «Serve una componente radicale per risvegliare il centrosinistra, una identità. Anche nella sua moderazione Giani deve essere consapevole di avere un profilo di sinistra, se la competizione sarà contro la Lega. Anche Bonaccini non era un rivoluzionario, ma ha mostrato una identità chiara».