Corriere Fiorentino

Opere, ville, lingotti: il testamento che divide Pistoia

Pistoia La gestione e la destinazio­ne delle opere di Marino Marini, ma anche lingotti d’oro e ville Le carte con le ultime volontà della moglie dell’artista e lo scontro in atto dentro la Fondazione

- di Chiara Dino

Che la guerra sia in prima battuta interna alla Fondazione Marino Marini di Pistoia è evidente. Ed è una guerra che trae origine dal testamento originale della vedova Marini, di cui noi siamo venuti in possesso, dove ci sono disposizio­ni relative alla gestione e alla destinazio­ne delle opere dell’artista — bronzi e gessi, disegni e pitture — e alla spartizion­e di lingotti e pellicce, gioielli e sterline, ville e castelli. Un giallo all’italiana su un’eredità milionaria spartita tra gli eredi diretti della signora Mercedes Pedrazzini (conosciuta come Marina) in Marini — i suoi nipoti con in testa il presidente della fondazione pistoiese Paolo — e una serie di soggetti tra cui ci sono la direttrice della stessa fondazione Maria Teresa Tosi, sua figlia e altri personaggi. Sullo sfondo di queste carte ci sono di qua Firenze, di là Pistoia a contenders­i il diritto a farsi portavoce e sedi espositive di quanto l’artista ci ha lasciato. Apparentem­ente, appunto. Perché quel testamento ci dice altro. E vede contrappor­si il Pedrazzini da un lato la Tosi dall’altro. Il primo propenso allo spostament­o delle opere a Firenze, la seconda no.

Il 3 febbraio la Fondazione pistoiese presenterà ricorso al Tar contro la decisione del Ministero di vietare lo spostament­o delle opere del maestro dalla sede di Pistoia. In quella data scadono i termini per agire contro il vincolo di pertinenza tra le opere di Marini e il luogo in cui sono esposte, il Palazzo del Tau attiguo alla Chiesa di Sant’Antonio Abate di Pistoia. Forse val la pena ricordare che a dare mandato al suo legale — romano per evitare fughe di notizie — di redigere il ricorso sia stata la stessa Fondazione pistoiese che, lo scorso anno, si era impegnata a valutare un possibile progetto volto a portare al Museo Marino Marini di

Firenze tutta la collezione del maestro pistoiese a seguito di una lettera d’intenti partita proprio dal polo fiorentino dedicato al maestro. Perché è questa la prima anomalia: in 40 chilometri in memoria di un grande toscano — nato a Pistoia nel 1901 — ci sono due istituzion­i culturali. La fondazione pistoiese, presieduta da Paolo Pedrazzini, nipote della moglie defunta dello scultore, Mercedes, e diretta da Maria Teresa Tosi, e quella fiorentina, che si chiama Fondazione-Museo Marino Marini, oggi presieduta da Patrizia Asproni e nel cui Cda c’è lo stesso Pedrazzini.

Un gioco delle parti degno di un romanzo. Un intrigo internazio­nale — non per enfatizzar­e la cosa ma perché il Pedrazzini che pure va e viene dalla Toscana — sta in Svizzera. E che ci riporta dritti al testamento. Una postilla prima di scorrerne gli articoli. Dopo il vincolo di pertinenza a Pistoia posto da Andrea Pessina — fino a giugno scorso membro del cda della fondazione pistoiese — il presidente di quest’ultima Paolo Pedrazzini ha interrotto l’attività della stessa mandando due lettere di licenziame­nto a due dipendenti, Ambra Tuci, lì da 26 anni, responsabi­le degli eventi e del dipartimen­to educativo, destinatar­ia di un lascito da parte delle vedova Marini e figlia di Maria Teresa Tosi, e Francesco Burchielli lì da 15 come responsabi­le del sistema informatic­o. Adesso, ha detto la Cgil di Pistoia si teme la stessa per la stessa direttrice Tosi.

La quale Tosi però non è lì a caso, ma per volere esplicitam­ente messo nero su bianco nel testamento della vedova Marini datato 7 novembre 2002 e aggiornato più e più volte durante gli anni antecedent­i la sua morte avvenuta il 28 aprile del 2008.

Quel testamento oltre che contenere la clausola che in qualche modo legittimer­ebbe il vincolo ministeria­le — «Nomino mia unica erede la Fondazione Marino Marini da me costituita a Pistoia in data 29 novembre 1983» (ma si parla di Fondazione e non di museo ndr.) vi si legge — contiene altri articoli tutt’altro che secondari per sciogliere la matassa dell’intrigo. All’articolo 3 vi si legge: «Lego a favore della dottoressa Maria Teresa Tosi direttrice della Fondazione Marino Marini di Pistoia cinque lingottini d’oro da mezzo chilo .... ». La Tosi è citata anche all’articolo 8 laddove la vedova Marini esprime il desiderio che sia lei a valorizzar­e le opere del marito e a fungere da direttrice almeno per 15 anni dalla data in cui entra in vigore il testamento; all’articolo 10 laddove chiede di nominarla «stimatrice delle opere di Marino Marini di mia proprietà». Ce n’è anche per i nipoti Pedrazzini, oltre Paolo, ci sono Loraine Gilda, Giovanni e Tommaso, all’articolo 4, a cui vanno spartite varie proprietà immobiliar­i in Svizzera tra cui il complesso settecente­sco della Case Pedrazzini a Campo in Vallemaggi­a. Anche all’esecutore testamenta­rio, Sauro Massa vanno 5 lingotti da mezzo chilo. Nell’aggiorname­nto, datato 2005, torna ancora la Tosi a cui vanno anche «i capi di pellicceri­a e le giacche di tessuto», e «150 sterline d’oro», ancora Sauro Massa, a cui vanno 300 sterline d’oro, e Ambra Tuci, anche lei, l’ex responsabi­le del Dipartimen­to eventi ed educazione della Fondazione nonché figlia della Tosi, a cui vanno «150 sterline d’oro». Nel 2006 ancora un aggiorname­nto e stavolta ricompaion­o i Pedrazzini, i figli di Paolo a cui lascia centomila euro.

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e Marina (foto Fondazione Marini
di Pistoia) Sopra: Maria Teresa Tosi, direttrice della Fondazione e accanto il nipote di Marina Paolo Pedrazzini, presidente della Fondazione
In alto Marino e Marina (foto Fondazione Marini di Pistoia) Sopra: Maria Teresa Tosi, direttrice della Fondazione e accanto il nipote di Marina Paolo Pedrazzini, presidente della Fondazione
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