Coronavirus, si indaga a Firenze
Sale l’allarme sanitario. E il consolato cinese lancia l’appello: «Servono alloggi per i turisti rimasti bloccati qui»
I due ricoverati a Roma per 24 ore in città: al lavoro per ricostruire dove sono stati
È passata anche da Firenze la coppia cinese ora ricoverata all’ospedale Spallanzani di Roma perché ha contratto il coronavirus. Ventiquattrore di visita del capoluogo toscano, solo una notte: una tappa del giro turistico dopo Milano, Verona, Parma e prima di arrivare a Roma martedì scorso. La notizia è stata confermata dalla Regione che «ha immediatamente attivato l’indagine epidemiologica, per individuare i possibili contatti a rischio: per il contagio serve un contatto stretto, ravvicinato e continuo».
L’epidemia del coronavirus ha anche portato allo stop dei voli diretti tra l’Italia e la Cina, con l’effetto che molti turisti asiatici rischiano di rimanere bloccati nel nostro Paese. E la comunità cinese si organizza: il consolato di Pechino ha inviato un messaggio-appello (nella foto) ad associazioni e comunità locali e ai tour operator per trovare posto ai turisti bloccati «soprattutto negli alberghi gestiti da nostri connazionali a Prato e Firenze».
I due cinesi risultati positivi al coronavirus di Wuhan, hanno soggiornato a Firenze in un albergo del centro, le autorità hanno scelto di non rivelare quale: sono arrivati lunedì 27 gennaio e ripartiti per Roma martedì 28, dopo 24 ore. Negozi, ristoranti, musei: la task force dell’Asl Toscana Centro (ieri si tenuta una riunione in Prefettura), sulla base di informazioni frammentarie fornite dalla stessa coppia cinese, sta cercando di ricostruire gli spostamenti a Firenze con la collaborazione del personale dell’hotel. Al momento l’indagine della task force e del Dipartimento di Igiene non sembra essere arrivata a certezze. «Dalle informazioni che abbiamo, pur sommarie, ci sentiamo di dire che è improbabile che i due cinesi possano aver trasmesso a qualcuno il virus qua a Firenze — spiega Renzo Berti, dell’Asl Centro — Per contagiare una persona serve un contatto molto ravvicinato, entro un metro e mezzo, ma anche prolungato. Dalla natura della loro gita ci sembra, per il momento, di poter escludere una situazione di allarme». Una volta ricostruiti spostamenti e contatti, l’Asl Centro deciderà cosa fare: dal rintracciare le singole persone che potrebbero essere venute a contatto con la coppia, a eventuali avvisi pubblici nel caso i due possano essere stati molto a lungo in un locale. Ma da Roma rimbalza che, secondo le prime analisi, i due turisti sarebbero passati da Firenze nella fase meno contagiosa della malattia.
L’altro effetto delle decisioni dopo la dichiarazione di emergenza nazionale è stata il blocco dei voli diretti, deciso dal governo Conte e confermato ieri dall’Enac che invitava chi doveva prendere i voli per la Cina a «a contattare le compagnie aeree e gli operatori con cui hanno acquistato il biglietto per ogni informazione». In alcune agenzie toscane spiegano che si occupano principalmente di chi dall’Italia è andato in Cina, e li hanno contattati per spiegargli che i voli diretti erano saltati. I voli indiretti sono ancora possibili se c’è uno scalo intermedio in un Paese non «isolato»: fino a giovedì, ci sono stati cambi di volo anche molto onerosi.
Ma quanti sono i cinesi rimasti qua? «Gli asiatici sono circa un terzo dei clienti in questa stagione», spiega Giancarlo Carniani di Confindustria Alberghi. Vi hanno comunicato come torneranno? «Non lo sappiamo. Ma pare che non lo sappiano neanche loro». Quanti siano poco importa, il consolato cinese di Firenze si prepara a trovargli ospitalità: con un messaggio alle associazioni locali, ha invitato a fare una verifica dei possibili posti e «comunicare al consolato generale di Firenze il numero di stanze vuote al giorno per la settimana successiva (31-8 febbraio). La questione è molto urgente» e si invita tutti i rappresentanti e capi delegazione «di rispondere positivamente e fare ogni sforzo per dare un contribuito» e trovare posti disponibili negli hotel gestiti da cinesi «soprattutto a Firenze e Prato». «Se non partono voli di rientrare in patria, gli diranno di restare qua — commenta Gianni Caridi, proprietario dell’Hotel Rivoli e del Grand hotel Adriatico — E noi albergatori, anche se i turisti non avessero denaro, faremo loro credito. Ritengo che le associazioni e colleghi siano tutti disponibili di fronte a un evento del genere a dare ospitalità. È umanità».