MAGLIE PIÙ STRETTE
Un’aula scolastica non può diventare una piazzetta di mercato dove, incontrandosi casualmente, le persone si possono lasciare andare alle affermazioni più qualunquiste e grossolane. Invece sembra che sia accaduto proprio questo in una seconda media della scuola Mazzanti di Firenze. A quell’età i ragazzi sono pronti a darsi completamente a insegnanti appassionati e preparati, ma spesso sono anche capaci di iniziare a prendere le distanze rispetto a chi venisse meno agli aspetti più elementari della propria deontologia professionale. E se è abbastanza facile protestare se un docente li offende o arriva a prendere qualcuno a schiaffi, più difficile, molto più difficile è che lo facciano se un insegnante esprime beceri giudizi personali su personalità, come la senatrice Liliana Segre, che vivono per ricordare e testimoniare ai giovani le atrocità dell’antisemitismo nazista e fascista. Non si sa con certezza se la docente abbia inneggiato o meno al duce, ma sarebbe sufficiente il livore gratuito trasmesso agli studenti verso una donna così degna di rispetto per chiedersi se una persona del genere sia consapevole delle responsabilità che il suo ruolo le richiede. E bravi invece i ragazzi che, malgrado la raccomandazione della professoressa, molto vicina alla minaccia, di non andare a riferire le sue parole ai genitori — «Non andate a casa a dire ai vostri genitori che sono nazista e antisemita» — lo hanno invece giustamente fatto; e altrettanto giustamente è scoppiato lo scandalo. Segno evidente che ancora resiste nelle nostre famiglie e perfino nei ragazzini la capacità di indignarsi. Merito anche di tanti insegnanti i quali, al contrario della docente in questione, hanno trasmesso ai loro allievi la capacità di distinguere ciò che è giusto da simili livorose idiozie, che restano tali anche se dette da persone che agli occhi dei loro allievi ricoprono o dovrebbero ricoprire un ruolo importantissimo.
È un segno che per fortuna gli anticorpi contro il razzismo sono diffusi. Si spera che i responsabili dell’istruzione comincino finalmente a prendere atto che in nessun modo persone del genere dovrebbero entrare dentro un’aula scolastica. Anche una supplente, e non è detto che la docente in questione lo sia, dovrebbe darci garanzie assolute sulla sua preparazione e sulla sua capacità di trasmettere con onestà ed equilibrio ciò che nella vita dei popoli e delle persone è giusto o riprovevole.
Si restringano quindi finalmente le maglie spesso larghissime con cui si reclutano i docenti e si eviti che vi possa passare qualcuno che non conosce neanche i fondamentali di quello che esige il proprio ruolo.