IL SEGNALE CHE SERVIVA (ANCHE ALLA SERIE A)
Èuna Fiorentina più forte quella che esce da questo mercato. Lo è nell’immediato con Duncan, Igor e Cutrone, lo sarà in futuro con Amrabat e Kouamé, due giocatori che possono diventare decisivi nella squadra che verrà. Ma c’è anche altro. Un aspetto forse più importante da considerare.
Perché quello che si è appena concluso può essere considerato il primo vero mercato targato Commisso. La sveglia, suonata con l’esonero di Montella, è dunque arrivata a tutti i livelli. Ed è questo il segnale che la nuova proprietà ha voluto dare sia ai tifosi (che in questo mesi hanno riposto fiducia incondizionata nel patron viola) sia ai vertici del mondo del calcio dove, per essere rispettati, non bastano i propositi di sportività e l’essere in prima linea contro il razzismo (anzi, in alcuni casi come si è visto danno anche fastidio), ma servono risultati sul campo e milioni da spendere sul mercato. Rocco, capito come funzionano le cose da queste parti, ha messo sul piatto un investimento da oltre 70 milioni (diluiti nei prossimi mesi) per la sua Fiorentina. Il patron, d’altronde, va fast. Anche quando si tratta di aggiustare il tiro e correggere qualche errore di inesperienza come quelli commessi la scorsa estate. Così ecco il cambio di passo e la Fiorentina che diventa una realtà in grado di strappare al Napoli uno dei migliori talenti di questo campionato (Amrabat). Impensabile solo qualche mese fa, ma anche il mondo del calcio si muove veloce. E i rapporti di forza insieme alla capacità di attrarre possono cambiare da un momento all’altro. Certo, è innegabile che a dare una mano siano stati anche gli ultimi risultati positivi (alcuni prestigiosi) raccolti sul campo dopo l’arrivo di Iachini. L’allenatore ha trasmesso quel senso di unità, che è stata forse la più grande mancanza della gestione Montella. A giugno, Beppe, vorrà passare all’incasso e non è detto che riesca a togliersi di dosso quel ruolo di traghettatore che forse gli è stato assegnato troppo presto. Infine Daniele Pradè. Per lui questo mercato era complicato, perché altri errori non gli sarebbero stati perdonati. Sulla carta ne è uscito da vincitore. Al campo ora l’ultima parola.