Corriere Fiorentino

IL SEGNALE CHE SERVIVA (ANCHE ALLA SERIE A)

- di Ernesto Poesio

Èuna Fiorentina più forte quella che esce da questo mercato. Lo è nell’immediato con Duncan, Igor e Cutrone, lo sarà in futuro con Amrabat e Kouamé, due giocatori che possono diventare decisivi nella squadra che verrà. Ma c’è anche altro. Un aspetto forse più importante da considerar­e.

Perché quello che si è appena concluso può essere considerat­o il primo vero mercato targato Commisso. La sveglia, suonata con l’esonero di Montella, è dunque arrivata a tutti i livelli. Ed è questo il segnale che la nuova proprietà ha voluto dare sia ai tifosi (che in questo mesi hanno riposto fiducia incondizio­nata nel patron viola) sia ai vertici del mondo del calcio dove, per essere rispettati, non bastano i propositi di sportività e l’essere in prima linea contro il razzismo (anzi, in alcuni casi come si è visto danno anche fastidio), ma servono risultati sul campo e milioni da spendere sul mercato. Rocco, capito come funzionano le cose da queste parti, ha messo sul piatto un investimen­to da oltre 70 milioni (diluiti nei prossimi mesi) per la sua Fiorentina. Il patron, d’altronde, va fast. Anche quando si tratta di aggiustare il tiro e correggere qualche errore di inesperien­za come quelli commessi la scorsa estate. Così ecco il cambio di passo e la Fiorentina che diventa una realtà in grado di strappare al Napoli uno dei migliori talenti di questo campionato (Amrabat). Impensabil­e solo qualche mese fa, ma anche il mondo del calcio si muove veloce. E i rapporti di forza insieme alla capacità di attrarre possono cambiare da un momento all’altro. Certo, è innegabile che a dare una mano siano stati anche gli ultimi risultati positivi (alcuni prestigios­i) raccolti sul campo dopo l’arrivo di Iachini. L’allenatore ha trasmesso quel senso di unità, che è stata forse la più grande mancanza della gestione Montella. A giugno, Beppe, vorrà passare all’incasso e non è detto che riesca a togliersi di dosso quel ruolo di traghettat­ore che forse gli è stato assegnato troppo presto. Infine Daniele Pradè. Per lui questo mercato era complicato, perché altri errori non gli sarebbero stati perdonati. Sulla carta ne è uscito da vincitore. Al campo ora l’ultima parola.

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