Il souvenir trash spopola anche sui banchi tutelati
A piazzale Michelangelo, complice la pioggia, molti banchi sono chiusi. Resta poca scelta. C’è chi vende magliette (una viola di Bernardeschi fa «sanguinare gli occhi») e chi — feticcio per statunitensi intramontabile — le felpe «Università Firenze», segno distintivo di chi non ha mai messo piede in una facoltà cittadina.
La musica non cambia molto, però, in un paio di stand riconosciuti da Palazzo Vecchio tra le «attività tradizionali fiorentine». Nella «categoria C»
— quella dei 65 ambulanti «eletti» — il primo colpo d’occhio durante il nostro test non è indimenticabile: sì, sono esposti arazzi e statuine artigianali da Bagni di Lucca, ma non mancano pure grembiuli con lato A della Venere di Botticelli e nudità del David di Michelangelo, oltre alle solite chincaglierie. E anche tra i souvenir, «stonano» le torri di Pisa in miniatura: «Siamo qui da 60 anni — spiega però una titolare — la storicità è anche la continuità della presenza sul suolo pubblico». Sul fronte qualità va un po’ meglio in via dell’Ariento. Anche qui — negli «storici» — ecco gli attributi del David, stavolta in versione calamite da frigo: «Qualche troiaio si vende pure noi...», scherza la proprietaria del banco, che comunque commercia più che altro oggetti d’arte sacra made in Italy.
Non male gli arazzi di Debora, altra ambulante storica, che sull’attestato precisa: «Spero non sia solo una pergamena e ci siano più controlli sulle licenze». Giovanni vende borse («Toscane: la qualità è nelle rifiniture»), Roberto cappelli («Siamo una famiglia di pagliaioli dal ‘45»): sono tra i pochi ad aver esposto il titolo di esercizio storico. Accanto a loro ancora maglie da calcio, giubbotti di pelle e cinture come liane. Concorrenza spietata. Tanto che pure un’edicola in via Pellicceria — anch’essa nella lista — tiene da parte le «civette» per dare spazio a tazze, gadget e cinghiali di peluche.