E il sindaco consegna il dossier al ministero
«Il patrimonio deve restare qui». Appello di Giani, la Regione contro i licenziamenti
❞ Il Cda ha declinato l’invito a partecipare al consiglio comunale, noi volevano solo un confronto
Il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi ha consegnato a Lorenzo Casini - capo di gabinetto del ministro dei beni culturali Dario Franceschini - un dossier che documenta il legame tra le opere di Marino Marini custodite nel museo pistoiese e la città natale dello scultore. Un incontro, riferisce, «necessario a ribadire che il patrimonio deve restare a Pistoia e che continueremo a percorrere tutte le strade possibili per evitare il suo spostamento».
La Fondazione Marini progetta da oltre un anno di far confluire il patrimonio con quello della Fondazione Marini San Pancrazio di Firenze istituendo un unico museo nel capoluogo. Lo impedisce un vincolo della Soprintendenza, contro cui ha fatto ricorso al Tar: in attesa dell’esito si è deciso di interrompere l’attività del museo e licenziare due dei quattro dipendenti.
In loro difesa è scesa in campo la Regione Toscana. Gianfranco Simoncini, consigliere di Enrico Rossi, invierà una lettera a Paolo Pedrazzini, il presidente della Fondazione, per dissuaderlo dal licenziare i lavoratori e spostare le opere. Lo ha deciso ieri insieme a CGIL e Filcams CGIL di Pistoia e ai due dipendenti colpiti, Ambra Tuci e Francesco Burchielli (in servizio da 26 e 15 anni). Il rischio è quello di arrivare alla chiusura del museo e al licenziamento delle altre due persone (tra cui la direttrice Maria Teresa Tosi), della cooperativa che lo gestisce e dei collaboratori della didattica (una decina). «Abbiamo 60 giorni per contestare il licenziamento – commenta il delegato pistoiese di Cgil, Daniele Gioffredi – ma è importante agire subito e smuovere Pedrazzini prima del 5 febbraio, l’ultimo giorno lavorativo di Tuci e Burchielli». «Le opere di Marini restino a Pistoia: lavoriamo insieme per promuovere il maestro in tutta la Toscana» è quanto propone Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale. «Ho invitato la Fondazione a ripensarci» rimarca Giani, che si è schierato a favore del comitato «Nessuno tocchi Marino» nato il 28 gennaio da un gruppo di pistoiesi. Questa mattina hanno organizzato un altro sit-in di protesta al museo, coinvolgendo storici dell’arte ed educatori museali.
Pedrazzini e gli altri membri del Cda sono gli unici che non parlano. Ieri hanno declinato l’invito a comparire nella seduta della Commissione Cultura, in cui le minoranze hanno insistito per avere un Consiglio comunale aperto. «Non si sono presentati in virtù del già programmato incontro con il Prefetto – spiega Gabriele Sgueglia, presidente della commissione – ma hanno male interpretato la richiesta: volevamo solo un confronto». La Cgil, invece, ha annunciato che a partire dal 4 febbraio farà una serie di assemblee aperte al museo.