Palla avvelenata
Due rigori alla Juventus, viola battuti 3-0 Commisso è una furia: «Disgustato, partita decisa dall’arbitro»
Viola sconfitti: due rigori per la Juventus E sul secondo scatta la protesta
❞ È una squadra fortissima, ma non hanno bisogno di questi aiuti Nedved chiuda la bocca, con lui parlo Semmai lo faccio col suo presidente
Juventus 3 Fiorentina 0
Reti: 40’ Ronaldo (rig.), 70’ Ronaldo (rig.), 91’ de Ligt
Juventus (4-3-3): Szczesny, Cuadrado, De Ligt, Bonucci, Alex Sandro, Bentancur, Pjanic, Rabiot (43’ st Matuidi), Douglas Costa (38’ st Bernardeschi), Higuain (22’ st Dybala), Ronaldo. All.: Sarri. Fiorentina (3-5-2): Dragowski, Ceccherini, Pezzella, Igor, Lirola (44’ st Agudelo), Benassi, Pulgar, Ghezzal (16’ st Vlahovic), Dalbert, Chiesa, Cutrone (28’ st Sottil) All.: Iachini
Arbitro: Pasqua.
Ammoniti: Chiesa, Bonucci, Ghezzal, Pezzella, Ceccherini
Chissà cosa pensava il giovane Rocco quando sentiva dire che, la Juventus, vinceva perché aiutata. Vecchia storia, questa. Governo (del pallone) contro opposizione. Potere, contro ribellione. Più semplicemente: Juventus, contro Fiorentina. Chissà cosa pensava Rocco Commisso, quando stava «dall’altra parte». Lui, ragazzo italiano emigrato negli Stati Uniti e tifoso bianconero. Lo ha raccontato lui stesso, appena sbarcato a Firenze. E pazienza se qualcuno se n’è risentito. L’uomo è fatto così. Dice quello che pensa, sempre. Soprattutto, sogna un calcio libero da odio e rancore. Un mondo nel quale tifare per la propria squadra, senza sprecare voce ed energie per offendere l’avversario. Alla fine però, pure lui è entrato (di prepotenza) nella storia di una partita (e di una rivalità) più forte di qualsiasi buona intenzione.
È accaduto ieri, al termine di un confronto che ha visto la Fiorentina perdere 3-0 anche a causa di un arbitraggio a dir poco discutibile. Due rigori di cui uno, quello del 2-0, semplicemente inventato. È andato pure al Var, l’arbitro Pasqua, ma ha pensato bene di confermare la sua (incomprensibile) decisione. La partita, si è chiusa lì. Con i viola incapaci di reagire ad un torto evidente e con la testa staccata.
Un peccato, perché fino a quel momento la gara era stata in equilibrio. In bilico tra l’infinito possesso palla bianconero e la (quasi) perfetta organizzazione difensiva della banda di Beppe Iachini. Erano già sotto di un gol, Chiesa e compagni, ma avevano avuto occasioni buone sia sullo 0-0 che, in apertura di secondo tempo, per il pareggio.
Quella vista ieri è, comunque, una squadra viva. Attenta, disciplinata, quasi «secchiona» nel seguire le indicazioni del suo allenatore. Capace, nonostante le assenze, di giocarsela più che dignitosamente. A proposito. Merita aprire una parentesi su Igor e Ghezzal. Il primo, subito titolare, se l’è cavata alla grande. Preciso, attento, determinato, pulito nel giocare il pallone. Una (bella) sorpresa. Il secondo, schierato a sorpresa nel ruolo di interno e tutto sommato positivo.
Era una domenica dalla quale poter trarre spunti positivi insomma anche se, ovviamente, nessuno può dire come sarebbe andata a finire senza «il fattaccio». Lì, appunto, si è chiuso il confronto sul campo, e se n’è aperto un altro.
«Sono disgustato», tuona Rocco appena dopo il 90’. Un fiume in piena, il presidente. E giù siluri. «La Juventus spende 350 milioni per i giocatori, non ha bisogno di questi aiuti». Lo ha detto a caldo, ma non era una questione di pancia. Passano i minuti infatti, ma i concetti non cambiano. Anzi. «Ripeto, la Juve è una squadra fortissima, ma certe cose non si possono vedere! Gli arbitri devono lasciare che si vinca o si perda sul campo, non con questi regali». Non ha dubbi, Commisso. «La partita oggi è stata decisa da Pasqua. È stato uno schifo di arbitraggio. Tra l’altro Bentancur doveva essere ammonito per simulazione e quindi espulso. Dolo o errore? Non sono io a doverlo dire, ditelo voi». Uno sfogo che nasce da lontano e, ovviamente, nella testa del presidente viola non c’è la convinzione che i successi bianconeri nascano da episodi del genere. Tanto è vero che, in passato, ha più volte indicato il club di Agnelli come un modello, e non solo per lo stadio.
Si erano pure abbracciati, i due presidenti. È successo prima della partita ma, qualche ora più tardi, di quel saluto non resta praticamente niente. Al contrario. Passa Pavel Nedved, e ironizza. «Dobbiamo prenderci un bel tè. Capisco che si possa essere su di giri ma certe dichiarazioni non si fanno. Così si allontana la gente». E Rocco? «Se lo prenda lui, il tè. Nedved chiuda la bocca, io non parlo con lui. Semmai parlo col suo presidente. Ripeto: quello che ho visto non è giusto». Sono le ultime parole di un pomeriggio bollente. Resta la rabbia, ma sarà bene trasformarla in energia positiva. Anche perché, sullo sfondo, c’è l’Atalanta. Soprattutto, c’è Gasperini. Non proprio l’avversario migliore per ritrovare la serenità.