«I miei infiniti quaranta secondi di terrore»
Barbera, chirurgo che lavora in Toscana: improvvisamente capisci cosa significa andare a 300
«È vero che ti scorre la vita davanti». Luca Barbera racconta i tragici secondi dell’incidente del Frecciarossa Milano – Roma deragliato all’alba di ieri nel Lodigiano. Il dottore, un medico odontoiatra, viaggiava verso Firenze. Era atteso per una serie di interventi chirurgici in un noto studio di Montepulciano. Si trovava all’incirca a metà treno, nella carrozza 5, una di quelle rimaste in piedi.
«C’è stato un boato, non come uno scoppio, ma come un incidente fra due auto. Il treno si è inclinato dalla mia parte, andavamo ancora velocissimi, “se si ribalta sono morto” ho pensato. Poi credo 40 secondi, interminabili, di scossoni, prima di capire che l’avevamo scampata. Finché non succede qualcosa non percepisci la velocità, leggi sul monitor 290-300 km/h, ma in un deragliamento ti rendi conto della strada che fai e del tempo necessario per fermarsi a quell’andatura. La polizia mi ha tartassato su questo punto, non credeva che il treno non avesse frenato».
Una delle immagini che il medico sembra avere più impresse e che ripete due volte è quella del vicino di posto. «Stava scrivendo al computer, sedeva nel senso di marcia e quando ci siamo fermati il suo laptop aveva bucato il sedile di fronte, come sparato a 300 all’ora. Immaginate
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se ci fosse stato un altro passeggero». Dopo l’impatto c’è voluto qualche secondo per rendersi conto della situazione. «Sono rimasto dentro il treno, era buio, ero sotto choc. C’era molta polvere, ho cercato anche di spiegarlo alla polizia che mi ha sentito come testimone, sembravano molto interessati a questo dettaglio. Non saprei dire, ma era qualcosa di fuligginoso, con un odore acre, un po’ come la polvere che si forma sui cerchioni delle auto. Poi mi sono alzato e ho sentito un’altra persona. Non si reggeva in piedi, tremava, ho acceso la luce del telefonino e ho visto che era una maschera di sangue. “Siamo vivi, non si preoccupi”, gli ho detto. “Sono un medico, non ha emorragie in atto”. La mia prima chiamata al 118 è delle 5,50, i soccorsi sono arrivati dopo circa 20 minuti. Un elicottero illuminava dall’alto le stradine di campagna alla carovana di ambulanze e vigili del fuoco perché raggiungessero il treno».
Il dottor Barbera si è complimentato con i soccorritori e col personale medico dell’ospedale di Lodi alla presenza del presidente della Regione Lombardia che era andato a fargli visita. «Ho visto anche molta umanità, i giovani in codice giallo che cedevano i teli per il freddo a persone più anziane benché ferite più lievemente. L’addetto delle ferrovie che mi piantonava in ospedale piangeva per i suoi colleghi».
Ora c’è preoccupazione per una gamba alla quale il medico diretto in Toscana ha perso la sensibilità a causa della botta alla schiena. «Una parestesia importante — spiega il dottor Barbera — che speriamo non sia grave perché io opero in piedi». Poi, in un attimo di distensione, il dottore conclude: «All’ospedale mi hanno sottoposto a una serie di analisi che non effettuavo da tempo, è tutto in ordine» ironizza col sollievo di chi è scampato a un disastro ferroviario.
Sono rimasto al buio, c’era tanta polvere e persone che tremavano intorno a me. Ho visto anche tanta umanità: giovani che aiutavano gli anziani Il ferroviere che piangeva i colleghi morti