Corriere Fiorentino

CARI INVESTITOR­I, NON VENITE QUI

- Di Paolo Ermini

Il rischio ora è reale: dopo anni e anni di carte e cartucce, di batti e ribatti, di ricorsi e controrico­rsi, Firenze potrebbe non avere né un nuovo stadio né un nuovo aeroporto. Ci smentirann­o, perché ammettere la possibilit­à di un risultato pari a zero, sarebbe un’ammissione di sconfitta totale per un’intera classe dirigente, ma è dura mantenere una dose seppur minima di ottimismo in uno scenario delle grandi opere che assomiglia sempre di più a un deserto. Due giorni fa il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, ha ipotizzato per la prima volta la rinuncia a fare a Novoli il nuovo stadio: il bando messo a punto dal Comune per l’assegnazio­ne a un privato dell’area Mercafir non lo convince affatto, né per i costi né per i tempi. Ieri la notizia è arrivata invece dal Consiglio di Stato, che ha detto stop alla costruzion­e della nuova pista di Peretola, imponendo una nuova valutazion­e di impatto ambientale. Vedremo quali saranno le mosse di Toscana Aeroporti. Fatto è che l’iter per potenziare Peretola dovrebbe ripartire da zero. Come nel gioco dell’oca. Con una prospettiv­a di anni. Altri anni dopo anni. Il sindaco di Sesto, Lorenzo Falchi, ha parlato di «giornata storica». Ma sono storici anche gli eventi più sciagurati. E nella partita del Vespucci la prevalenza del cartello del no premia sicurament­e alcuni interessi di parte, ma penalizza lo sviluppo di tutta l’area economicam­ente più viva dell’intera Toscana e, insieme, rende incerto il futuro del sistema aeroportua­le della regione, con ripercussi­oni anche sul pisano Galilei.

Ma c’è un aspetto ancora più inquietant­e dell’eventuale blocco di due realizzazi­oni strategich­e: il caso dell’aeroporto fiorentino e quello del nuovo stadio hanno come protagonis­ti due grandi imprendito­ri stranieri, che sono sbarcati qui con i loro capitali e con le loro ambizioni, mettendo fine a un immobilism­o che stava diventando cronico. Il doppio segnale è pessimo per chiunque volesse fare altrettant­o. Questa sembra una città ostile a chi vuole investire. E anche a se stessa. Firenze, Italia.

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