LUCI SULLE CITTÀ RACCONTATE NEI FILM
Dal 20 al 22 febbraio una rassegna di cinema dedicata all’architettura in tre sedi: titoli italiani e non alla Compagnia, all’Istituto francese e alla Palazzina Reale L’ideatore Claudio Nardi: vogliamo che la gente si accorga di ciò che ci circonda
«L’architettura è il contesto che tutto accoglie, spiega e condiziona. È il luogo che ci appartiene come quotidiano teatro della vita, eppure sfugge alla nostra attenzione. L’architettura, più di ogni altra arte, definisce il nostro pianeta: per ricominciare a rendersene conto può essere utile uno strumento di racconto immediato, emozionale, come il cinema, che parlando in obliquo di architettura riattivi la consapevolezza e la percezione di quello che è già, da sempre, intorno a noi e nel nostro quotidiano».
Con queste parole l’architetto Claudio Nardi presenta un nuovo progetto, La percezione dell’architettura: i luoghi dei racconti una rassegna di film, incontri, tour guidati ed eventi, per scoprire l’architettura nel cinema e non solo: un’iniziativa che dal 20 al 22 febbraio si svilupperà in tre spazi, l’Istituto Francese, il cinema La Compagnia e la Palazzina Reale di piazza Stazione (sede di Ordine e Fondazione Architetti Firenze). La prima edizione del progetto vede in cartellone un intervento dal titolo La fuga dell’Architetto, dialoghi su La percezione dell’architettura e i luoghi dei racconti e un itinerario guidato di cinema e architettura (21/2 alle 15) che, partendo dalla Palazzina Reale, attraverserà la città, dalla Stazione al Ponte Santa Trinita e al Ponte alle Grazie, per conoscere luoghi ed edifici protagonisti di numerosi film con particolare riferimento ai film ambientati negli anni Trenta e nel Dopoguerra. La rassegna di film, tra cui troviamo Columbus di Kogonada, Playtime di Tati, Io sono l’amore di Guadagnino e Parasite di Bong Joon-ho, sarà accompagnata, alla Palazzina Reale e a La Compagnia, anche da Separato magnetico, un video-collage didattico e culturale che attraverso una veloce e istintiva separazione di elementi, luoghi e contenuti di film (fra gli altri Le Mépris di Godard, che ambientò parte del film nell’avveniristica villa di Malaparte a Capri, e Mon Oncle di Tati) proverà a suggerire una diversa chiave