Qui è possibile investire? (se un sì non è mai un sì)
Manager e sindacati: chiunque investa in Toscana e in Italia è destinato ad annaspare
❞ Fabrizio Monsani Un anno fa abbiamo sottoscritto il Patto per lo Sviluppo Ma cosa sarà possibile realizzare?
Il ritardo nella realizzazione dell’ampliamento del Vespucci, lo stop alla procedura che era stata già autorizzata, è un bruttissimo messaggio agli investitori, sottolineano gli imprenditori. Ed i costi rischiano di andare molto oltre quelli diretti.
«Senza entrare nel merito della sentenza del Consiglio di Stato, è evidente come sia l’ennesimo esempio della crisi strutturale che sta vivendo il Paese — spiega Fabrizio Monsani, presidente di Confindustria Firenze e coordinatore del tavolo delle multinazionali di Confindustria Toscana e manager di Thales — Il Vespucci è purtroppo solo uno degli innumerevoli esempi di quanto sia divenuto “tossico” tentare di fare impresa in Italia, nella nostra Regione, a Firenze. Una realtà confermata anche dalle prime reazioni da parte della politica, caratterizzate nella gran parte da tentativi di strumentalizzazione a fini elettorali, con il rilancio di campanilismi che sarebbero ridicoli se non fossero drammaticamente esiziali per qualunque progetto di sviluppo». Secondo l’imprenditore «non abbiamo al momento dati certi di quale possano essere le conseguenze economiche, dirette e indirette, della sentenza di ieri. Nella migliore delle ipotesi, l’ulteriore ritardo provocato peserà sulle previste ricadute occupazionali. E in un quadro di incertezza normativa chiunque provi ad intraprendere si trova ad annaspare». Monsani aggiunge un altro esempio concreto: «Un anno fa Confindustria Toscana insieme alle parti sociali ha sottoscritto con la Regione un “Patto per lo sviluppo”. Regione, Confindustria Firenze e Confindustria Toscana hanno poi siglato un protocollo per l’attrazione e la retention degli investimenti esteri. La sentenza pone alle imprese seri interrogativi sulla concreta possibilità che decisioni strategiche sullo sviluppo, pur condivise dalla maggior parte dei soggetti pubblici e privati, abbiano la possibilità di giungere a realizzazione».
L’importanza della mobilità e delle infrastrutture è vissuta in prima persona, ogni giorno, da un grande gruppo come Menarini. «In una azienda internazionale come noi, che agisce in 130 Paesi nel mondo c’è bisogno di tutta la mobilità possibile — sottolinea Lucia Aleotti, componente del board e azionista della multinazionale fiorentina della farmaceutica — E lo sviluppo di Peretola è molto, molto importante. Invece ogni anno sempre più voli vengono dirottati o cancellati o ritardano a causa del vento, un fatto ormai strutturale e che richiede una risposta». «Agli imprenditori, italiani e stranieri servono certezze su tempi, costi e procedure per investire, per creare posti di lavoro — continua l’imprenditrice — Un sì deve essere un sì. Quello che è accaduto invece è un messaggio bruttissimo per il tutto mondo».
Preoccupati anche i sindacati. «Il messaggio che la Toscana invia al mondo è chiaro: chi ha voglia di investire non venga qui — dice il segretario della Cisl Toscana Riccardo Cerza — L’Italia sta diventando sempre più un territorio dove gli investitori non hanno casa e dove invece impera la rendita e la finanza. È ora di gridare che vogliamo una Toscana viva, non una terra della decrescita felice».
«Come Uil ci auguriamo — affermano i segretari toscani Annalisa Nocentini (Uil), Ernesto D’Anna (Feneal Uil), e Michele Panzieri (Uiltrasporti) — che anche chi governerà questa regione non si arrenda all’idea di una Toscana ripiegata su stessa. Senza infrastrutture adeguate non ci sarà mai futuro».
❞ Lucia Aleotti Agli imprenditori italiani e stranieri servono certezze su tempi, costi e procedure