Regole, tempi, costi L’ipotesi della Piana
Il professor Traina: un’offerta condizionata per Novoli non è ammissibile
Tempi, costi, procedure e infrastrutture da fare. Quali sono le certezze e quali le incertezze nel caso in cui la Fiorentina scegliesse i terreni privati a Campi Bisenzio. E quali le differenze con l’area Mercafir.
Se dalle parole di Rocco Commisso e del sindaco Emiliano Fossi, le nozze tra Fiorentina e Campi a qualcuno potrebbero sembrare quasi pronte per essere celebrate, gli ostacoli a uno stadio nella Piana sono molti: economici, burocratici, infrastrutturali. Tanto da far pensare che il patron viola più che abbandonare l’opzione Firenze voglia farsi forte di un’alternativa.
Le trattative
Fossi ammette implicitamente che l’incontro «molto positivo» con Commisso non è in realtà andato oltre le buone intenzioni: «Non abbiamo fissato altri incontri perché ora ci sono i tecnici comunali e della Fiorentina a lavoro per approfondimenti e verifiche. Con Commisso ci rivedremo quando avremo in mano qualcosa di concreto». Insomma, per ora di concreto non c’è nulla: «Per il trasporto dei tifosi fino allo stadio ci sono delle soluzioni sul tavolo, ma devono ancora essere studiate. Gli oneri di urbanizzazione fanno parte della trattativa. Affronteremo il discorso nei prossimi giorni così come per gli investimenti che Commisso si impegnerà a fare nel nostro Comune. Opere accessorie e opere pubbliche sono ancora da discutere».
I costi e i tempi
Fossi ha detto che per le autorizzazioni potrebbero servire 15-17 mesi, a fronte dell’opzione Mercafir che invece ha bisogno di 20 mesi per il trasferimento. Qualche mese di vantaggio, non anni. Il secondo (piccolo) vantaggio di Campi è il costo dei terreni: si parla di 6 milioni per 38 ettari, contro i 22 necessari per i 15 ettari alla Mercafir. Nel primo caso, la proprietà privata, la famiglia Casini, è pronta al prezzo di favore, nel secondo Nardella non può perché è un bene pubblico. Cifre comunque piccole rispetto al costo dello stadio: Commisso parla di un investimento di 450-500 milioni di euro tra stadio e centro sportivo e, togliendo i 50 per Bagno a Ripoli, ne restano oltre 400. L’unico vantaggio rilevante della proposta campigiana è che, secondo gli esperti del settore, a edificare su un terreno non cementificato si risparmia in media il 30%, a causa dei mancati costi di bonifica.
A Campi c’è il nodo delle infrastrutture per rendere l’area raggiungibile da 40 mila tifosi. Il progetto della linea 4 della tramvia prevede l’arrivo da sud, dal lato opposto rispetto al terreno del progetto; e il capolinea sarebbe in centro, a Villa Rucellai: i tifosi dovrebbero così percorrere a piedi un chilometro di vie strette tra le case, cosa impensabile per la gestione dell’ordine pubblico. La stazione ferroviaria più vicina è San Donnino-Badia, a 8 chilometri. L’autostrada invece è vicinissima, lo stadio sorgerebbe a pochi metri dallo svincolo tra A1 e A11; difficile pensare che ci sia spazio per un secondo svincolo (e un terzo casello). Alla Mercafir, oltre alla stazione Guidoni che Ferrovie si dice pronta a fare in due anni a 400 metri dall’impianto, c’è la tramvia, con la fermata Guidoni
a 700 metri, senza case in mezzo.
Le regole italiane
Commisso pensa a «un’offerta condizionata» per il bando Mercafir, Duccio Traina, docente di diritto pubblico all’Università di Firenze, spiega che «a un bando pubblico si può solo aderire, altrimenti l’offerta non è ammissibile». Ma nella battaglia tra il patron viola e le regole italiane, a Campi le cose si fanno ancora più complesse. «Un Comune non può rinunciare agli oneri di urbanizzazione, sono diritti “indisponibili” — spiega ancora Traina — Quanto alle opere di urbanizzazione, queste sono a carico della Fiorentina. Solo nel caso in cui un’opera non sia ad uso esclusivo privato ma abbia un interesse per la collettività, come un parcheggio aperto a tutti o una strada per la comunità, allora il Comune e altri enti possono cofinanziare ed eventualmente detrarre i costi dagli oneri di urbanizzazione». In altre parole è difficile avere sconti nella costruzione di uno stadio; gli unici ammessi sarebbero quelli sulle infrastrutture per raggiungerlo. Ovvero quelle che Commisso non vorrebbe costruire.