Corriere Fiorentino

Fabbrino, il gigante che ha superato Andrei

Lancio del peso, il record dell’atleta fiorentino: «Ora punto alla finale dei Giochi di Tokyo»

- Marco Massetani

«Il mio record italiano indoor? Una misura di tutto rispetto: conta il giusto». Leonardo Fabbri, 22enne aviere fiorentino di Ponte a Ema, 110 kg di potenza e umiltà, il sorriso come biglietto da visita, è uno che sa sorprender­e anche fuori dalla pedana del lancio del peso.

Perfino dopo la recente, straordina­ria impresa compiuta al meeting di Stoccolma: una cannonata sparata a 21,59 metri e capace di infrangere dopo 33 anni il primato nazionale di un altro atleta gigliato, l’olimpionic­o oro a Los Angeles Alessandro Andrei, che nel 1987 lanciò cinque centimetri più corto. «Andrei è Andrei, io rimango per tutti Fabbrino, sono sulla buona strada, mettiamola così», ribadisce il nuovo totem dell’atletica azzurra, consacrato nella specialità dei giganti dopo aver sperimenta­to da piccolo anche calcio e ginnastica artistica. «Diciamo che essere uscito dalla finale degli ultimi Mondiali di Doha mi ha bruciato e parecchio — spiega — questo risultato è anche frutto di un senso di riscatto, oltre che del grande lavoro svolto con il mio allenatore. Entrambi sapevamo di poter arrivare a questi livelli». Che Fabbrino fosse sulla strada giusta, erain no in tanti ad essersene resi conto dopo che un mese fa aveva strappato il pass per Tokyo 2020 con il personale outdoor di 21,32 nella gara d’esordio stagionale a Parow, Sudafrica. Poi l’exploit da record di Stoccolma, roba da lasciare a bocca aperta. «L’atmosfera a Stoccolma era bellissima, con musica e tanta gente intorno alla pedana, una coreografi­a altamente stimolante e che purtroppo solo all’estero si può gustare. C’erano atleti svedesi e norvegesi, e nessuno mi considerav­a al primo lancio. Poi quando ho scagliato il peso a 21,59 è venuto giù il mondo, tutti intorno a me, a fare selfie, a chiedermi autografi. In un attimo ero diventato una celebrità. È stato emozionant­e. Figuriamoc­i quando la sera ho parlato con i miei a casa, li ho sentiti impazziti». Il record è servito, anche grazie alle cure speciali del nuovo coach, Paolo Del Soglio, l’ex lanciatore veneto che rimase fuori dal podio di Atlanta 1996 per un beffardo centimetro. «Con lui ho corretto alimentazi­one, dato importanza alle ore di riposo, insomma sono diventato un atleta h24. Da un punto di vista tecnico, cosa aggiungere, Paolo da atleta nella fase della rotazione è stato uno tra i migliori. Per i Giochi di Tokyo puntiamo alla finale, sarebbe già un traguardo, metterei la firma a chiudere a 21 metri. L’obiettivo a lungo termine e sul quale stiamo lavorando rimane però Parigi 2024”.

Le dediche da fare per questo record sarebbero tante. «Scelgo la mia fidanzata Giulia (Chenet, ex giavellott­ista passata al bob, ndr)». Andrei? «Adesso — conclude — spero davvero di conoscerlo di persona».

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Leonardo Fabbri, 22 anni, specialist­a nel lancio del peso di Ponte a Ema

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