MA LA FARSA NO
Venghino signori venghino. I primi sono già accorsi, altri seguiranno. Lo zelo con cui i Comuni della Città metropolitana rispondono all’appello della Fiorentina perché si facciano avanti con offerte di terreni per costruirci il nuovo stadio aggiunge sconcerto a una settimana drammatica per Firenze.
In pochi giorni la città ha incassato il primo vero passo indietro di Rocco Commisso sul fronte dello stadio, con l’ipotesi di rinunciare a costruirne uno nuovo, poi è stata la volta del Consiglio di Stato che ha riportato alla casella iniziale l’iter per la costruzione della nuova pista dell’aeroporto di Peretola. Un uno-due da match di pugilato, che ha fatto emergere tanti fattori di debolezza, alcuni di caratura nazionale. Sul tormentone di Peretola hanno influito almeno tre fattori: una giustizia amministrativa che sembra concepita apposta per imbrigliare il Paese e mettere in mora chi dovrebbe prendere le decisioni e risponderne; un potere burocratico che impedisce l’accelerazione di ogni pratica consegnando le opere da realizzare, grandi o piccole, all’alternanza dei governi centrali o periferici, e a tutti i ripensamenti politici; un sistema di vincoli che scoraggerebbe qualsiasi investitore straniero, insieme con l’alta probabilità di incappare in inchieste giudiziarie, che spesso si risolvono in archiviazioni, ma dopo anni. A fare da sfondo l’inconcludenza e la litigiosità di una classe politica che ha fatto ricrescere la mala pianta del municipalismo. Un contesto ostile. E il magnate armeno-argentino Eduardo Eurnekian, che con la società unica dei due aeroporti si è speso per lo sviluppo parallelo del Galilei e del Vespucci, potrebbe anche fare le valigie e salutare la Toscana. La carenza di una forte cultura di impresa, quella che riconosce la centralità delle aziende nello sviluppo del Paese (seguendo i criteri di una democrazia vigile, s’intende), è certamente un motivo di scoraggiamento anche per Rocco Commisso.
Il patron della Fiorentina ha molte ragioni dalla sua parte, oltre il merito di avere riacceso l’entusiasmo della tifoseria. Ma, al netto delle responsabilità del lungo palleggio tra Palazzo Vecchio e i fratelli Della Valle, ex proprietari della società, è pur vero che il Comune si deve muovere nei limiti posti dalle leggi in vigore, buone o cattive che siano. E che il patron della Fiorentina è tenuto a sua volta a considerare. Non è possibile, ad esempio, pensare a una adesione condizionata della Fiorentina al bando per la cessione dell’area Mercafir; così come è impensabile chiedere a una istituzione pubblica di fissare prezzi indipendenti dalle quotazioni di mercato. L’Italia non è l’America e servono lucidità e realismo da parte di tutti i protagonisti. A bando aperto per Novoli, rivolgersi agli altri Comuni per strappare offerte più convenienti non è stato un gesto elegante nei confronti di Dario Nardella e dell’istituzione che il sindaco rappresenta. E difficilmente darà risultati utili nonostante la corsa di tanti sindaci a stendere tappeti rossi per Rocco, in concorrenza gli uni con gli altri, e tutti uniti nello sgambettare il sindaco di Firenze. È la riprova che la Città metropolitana è una finzione. E la manifestazione di un provincialismo imbarazzante. Le prime risposte sono arrivate da Comuni distanti anche 30 o 40 chilometri dalla città, come ha raccontato ieri La Repubblica. Costruire lì lo stadio significherebbe chiedere ai fiorentini di seguire ogni partita in trasferta. Se il caso dello stadio può trasformarsi in beffa, almeno evitiamo la farsa.