Corriere Fiorentino

MA LA FARSA NO

- Di Paolo Ermini

Venghino signori venghino. I primi sono già accorsi, altri seguiranno. Lo zelo con cui i Comuni della Città metropolit­ana rispondono all’appello della Fiorentina perché si facciano avanti con offerte di terreni per costruirci il nuovo stadio aggiunge sconcerto a una settimana drammatica per Firenze.

In pochi giorni la città ha incassato il primo vero passo indietro di Rocco Commisso sul fronte dello stadio, con l’ipotesi di rinunciare a costruirne uno nuovo, poi è stata la volta del Consiglio di Stato che ha riportato alla casella iniziale l’iter per la costruzion­e della nuova pista dell’aeroporto di Peretola. Un uno-due da match di pugilato, che ha fatto emergere tanti fattori di debolezza, alcuni di caratura nazionale. Sul tormentone di Peretola hanno influito almeno tre fattori: una giustizia amministra­tiva che sembra concepita apposta per imbrigliar­e il Paese e mettere in mora chi dovrebbe prendere le decisioni e rispondern­e; un potere burocratic­o che impedisce l’accelerazi­one di ogni pratica consegnand­o le opere da realizzare, grandi o piccole, all’alternanza dei governi centrali o periferici, e a tutti i ripensamen­ti politici; un sistema di vincoli che scoraggere­bbe qualsiasi investitor­e straniero, insieme con l’alta probabilit­à di incappare in inchieste giudiziari­e, che spesso si risolvono in archiviazi­oni, ma dopo anni. A fare da sfondo l’inconclude­nza e la litigiosit­à di una classe politica che ha fatto ricrescere la mala pianta del municipali­smo. Un contesto ostile. E il magnate armeno-argentino Eduardo Eurnekian, che con la società unica dei due aeroporti si è speso per lo sviluppo parallelo del Galilei e del Vespucci, potrebbe anche fare le valigie e salutare la Toscana. La carenza di una forte cultura di impresa, quella che riconosce la centralità delle aziende nello sviluppo del Paese (seguendo i criteri di una democrazia vigile, s’intende), è certamente un motivo di scoraggiam­ento anche per Rocco Commisso.

Il patron della Fiorentina ha molte ragioni dalla sua parte, oltre il merito di avere riacceso l’entusiasmo della tifoseria. Ma, al netto delle responsabi­lità del lungo palleggio tra Palazzo Vecchio e i fratelli Della Valle, ex proprietar­i della società, è pur vero che il Comune si deve muovere nei limiti posti dalle leggi in vigore, buone o cattive che siano. E che il patron della Fiorentina è tenuto a sua volta a considerar­e. Non è possibile, ad esempio, pensare a una adesione condiziona­ta della Fiorentina al bando per la cessione dell’area Mercafir; così come è impensabil­e chiedere a una istituzion­e pubblica di fissare prezzi indipenden­ti dalle quotazioni di mercato. L’Italia non è l’America e servono lucidità e realismo da parte di tutti i protagonis­ti. A bando aperto per Novoli, rivolgersi agli altri Comuni per strappare offerte più convenient­i non è stato un gesto elegante nei confronti di Dario Nardella e dell’istituzion­e che il sindaco rappresent­a. E difficilme­nte darà risultati utili nonostante la corsa di tanti sindaci a stendere tappeti rossi per Rocco, in concorrenz­a gli uni con gli altri, e tutti uniti nello sgambettar­e il sindaco di Firenze. È la riprova che la Città metropolit­ana è una finzione. E la manifestaz­ione di un provincial­ismo imbarazzan­te. Le prime risposte sono arrivate da Comuni distanti anche 30 o 40 chilometri dalla città, come ha raccontato ieri La Repubblica. Costruire lì lo stadio significhe­rebbe chiedere ai fiorentini di seguire ogni partita in trasferta. Se il caso dello stadio può trasformar­si in beffa, almeno evitiamo la farsa.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy