La protesta allo specchio dei Cinque Stelle in piazza
«Siamo a Roma alla manifestazione contro i vitalizi», ci comunicava ieri su Facebook Andrea Quartini, consigliere regionale toscano del M5S. I Cinque Stelle sono tornati in piazza, convocando il popolo grillino superstite per manifestare contro le storture dei poteri forti. L’appuntamento è stato presentato dall’ex capo politico Luigi Di Maio, ex vicepremier e tuttora ministro degli Esteri, come una sortita pubblica della gente stufa di essere governata dai soliti furbastri. «Il popolo deve scendere pacificamente in piazza per manifestare contro questo osceno atto di restaurazione», ha detto Di Maio, ormai scravattato. «Vedrete vorranno cancellare man mano tutte le leggi che abbiamo fatto», ha aggiunto il ministro degli Esteri. «Questa è una stagione in cui stiamo vedendo un comportamento da parte delle forze politiche che è veramente indescrivibile. Abbiamo fatto i vitalizi e loro se li vogliono riprendere, abbiamo fatto la prescrizione, che è legge dello stato, e adesso la stanno provando a mettere in discussione per cancellarla. C’è chi sta lanciando un referendum contro il reddito di cittadinanza per metterli chissà in quale privilegio», ha detto Di Maio, pronto a lanciarsi anima e corpo contro la diligenza ma anche contro la dirigenza. Dettaglio non secondario: fino a prova contraria, Luigi Di Maio rappresenta l’Italia nel consesso internazionale e ormai governa l’Italia dal 2018 (prima con la Lega e adesso con il Pd). Non è esattamente un passante, per quanto sia — insieme a Beppe Conte — un appropriato passante della storia. Il M5S dunque rappresenta un unicum, battendo di gran lunga gli istinti movimentisti di Rifondazione, già di lotta e di governo: è il partito più grande in Parlamento (nel 2018 ha preso oltre il 32 per cento, pare un secolo fa), esprime il presidente del Consiglio più dieci ministri, ma denuncia trame e strategie di Palazzo come se fosse un partitino dell’opposizione.
**** Matteo Renzi s’è messo lo scolapasta in testa ed è andato all’assalto del governo, secondo i canoni classici del renzismo. Non deve stupire. Il senatore di Scandicci ha bisogno di tenere alta l’attenzione e la tensione su Italia Viva, partito che da quando esiste non ha mai superato il 5 per cento o giù di lì nei sondaggi (tutt’ora viene dato intorno al 4). C’è dunque da immaginare che Renzi cercherà altre occasioni per scontrarsi con l’esecutivo di cui fa parte e che è nato anche grazie al suo determinante contributo, «per salvare l’Italia”» si diceva l’estate scorsa.
Non c’è solo la prescrizione, di cui si è parlato per tutta la settimana, e i temi di discussione non mancano, vedi il reddito di cittadinanza caro ai Cinque Stelle. Renzi però rischia di essere colto dalla sindrome Papeete, quella che colpì il suo omonimo, Salvini, questa estate: capita se le cose scappano di mano, com’è avvenuto al leader della Lega alle prese con i «pieni poteri»; da ministro dell’Interno s’è ritrovato capo dell’opposizione. C’è poi tutto un tema regionale, come dimostra l’uscita di Renzi al Corriere Fiorentino su Peretola. L’ex sindaco di Firenze si dedica all’aeroporto in prima persona ed è inevitabile. Questa è la sua regione e tra poco ci sono le elezioni. Italia Viva in Toscana si presenterà (in Emilia-Romagna e in Calabria non aveva fatto in tempo) e, dice Ettore Rosato, capo dell’organizzazione dei renziani, punta «alla doppia cifra». Traguardo non semplice ma necessario (altrimenti rischia di venire meno proprio il progetto di Iv: se il partito di Renzi non raggiunge almeno il 10 per cento in Toscana, che senso ha?). E altrove? In Veneto? In Puglia, dove Iv sfiderà il candidato del Pd Michele Emiliano, forse presentando Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole? Renzi, inevitabilmente, non potrà mettere la faccia su qualsiasi battaglia regionale. Dal Vento alla Campania, dalla Liguria alla Puglia. Dunque prima o poi dovrà affrontare la questione, essenziale, del radicamento territoriale. Nei giorni scorsi, Iv ha aperto la prima sede a Roma. Per quanto imbevuti di social media, anche i renziani lo sanno: senza presenza territoriale non può esserci consenso.
❞ I Cinque Stelle ieri erano in piazza a Roma contro i privilegi: «Vedrete che vorranno cancellare tutte le leggi che abbiamo fatto» dice Di Maio Il dettaglio non proprio secondario è che il M5S esprime il premier e anche dieci ministri...