Corriere Fiorentino

La protesta allo specchio dei Cinque Stelle in piazza

- Di David Allegranti

«Siamo a Roma alla manifestaz­ione contro i vitalizi», ci comunicava ieri su Facebook Andrea Quartini, consiglier­e regionale toscano del M5S. I Cinque Stelle sono tornati in piazza, convocando il popolo grillino superstite per manifestar­e contro le storture dei poteri forti. L’appuntamen­to è stato presentato dall’ex capo politico Luigi Di Maio, ex vicepremie­r e tuttora ministro degli Esteri, come una sortita pubblica della gente stufa di essere governata dai soliti furbastri. «Il popolo deve scendere pacificame­nte in piazza per manifestar­e contro questo osceno atto di restaurazi­one», ha detto Di Maio, ormai scravattat­o. «Vedrete vorranno cancellare man mano tutte le leggi che abbiamo fatto», ha aggiunto il ministro degli Esteri. «Questa è una stagione in cui stiamo vedendo un comportame­nto da parte delle forze politiche che è veramente indescrivi­bile. Abbiamo fatto i vitalizi e loro se li vogliono riprendere, abbiamo fatto la prescrizio­ne, che è legge dello stato, e adesso la stanno provando a mettere in discussion­e per cancellarl­a. C’è chi sta lanciando un referendum contro il reddito di cittadinan­za per metterli chissà in quale privilegio», ha detto Di Maio, pronto a lanciarsi anima e corpo contro la diligenza ma anche contro la dirigenza. Dettaglio non secondario: fino a prova contraria, Luigi Di Maio rappresent­a l’Italia nel consesso internazio­nale e ormai governa l’Italia dal 2018 (prima con la Lega e adesso con il Pd). Non è esattament­e un passante, per quanto sia — insieme a Beppe Conte — un appropriat­o passante della storia. Il M5S dunque rappresent­a un unicum, battendo di gran lunga gli istinti movimentis­ti di Rifondazio­ne, già di lotta e di governo: è il partito più grande in Parlamento (nel 2018 ha preso oltre il 32 per cento, pare un secolo fa), esprime il presidente del Consiglio più dieci ministri, ma denuncia trame e strategie di Palazzo come se fosse un partitino dell’opposizion­e.

**** Matteo Renzi s’è messo lo scolapasta in testa ed è andato all’assalto del governo, secondo i canoni classici del renzismo. Non deve stupire. Il senatore di Scandicci ha bisogno di tenere alta l’attenzione e la tensione su Italia Viva, partito che da quando esiste non ha mai superato il 5 per cento o giù di lì nei sondaggi (tutt’ora viene dato intorno al 4). C’è dunque da immaginare che Renzi cercherà altre occasioni per scontrarsi con l’esecutivo di cui fa parte e che è nato anche grazie al suo determinan­te contributo, «per salvare l’Italia”» si diceva l’estate scorsa.

Non c’è solo la prescrizio­ne, di cui si è parlato per tutta la settimana, e i temi di discussion­e non mancano, vedi il reddito di cittadinan­za caro ai Cinque Stelle. Renzi però rischia di essere colto dalla sindrome Papeete, quella che colpì il suo omonimo, Salvini, questa estate: capita se le cose scappano di mano, com’è avvenuto al leader della Lega alle prese con i «pieni poteri»; da ministro dell’Interno s’è ritrovato capo dell’opposizion­e. C’è poi tutto un tema regionale, come dimostra l’uscita di Renzi al Corriere Fiorentino su Peretola. L’ex sindaco di Firenze si dedica all’aeroporto in prima persona ed è inevitabil­e. Questa è la sua regione e tra poco ci sono le elezioni. Italia Viva in Toscana si presenterà (in Emilia-Romagna e in Calabria non aveva fatto in tempo) e, dice Ettore Rosato, capo dell’organizzaz­ione dei renziani, punta «alla doppia cifra». Traguardo non semplice ma necessario (altrimenti rischia di venire meno proprio il progetto di Iv: se il partito di Renzi non raggiunge almeno il 10 per cento in Toscana, che senso ha?). E altrove? In Veneto? In Puglia, dove Iv sfiderà il candidato del Pd Michele Emiliano, forse presentand­o Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole? Renzi, inevitabil­mente, non potrà mettere la faccia su qualsiasi battaglia regionale. Dal Vento alla Campania, dalla Liguria alla Puglia. Dunque prima o poi dovrà affrontare la questione, essenziale, del radicament­o territoria­le. Nei giorni scorsi, Iv ha aperto la prima sede a Roma. Per quanto imbevuti di social media, anche i renziani lo sanno: senza presenza territoria­le non può esserci consenso.

❞ I Cinque Stelle ieri erano in piazza a Roma contro i privilegi: «Vedrete che vorranno cancellare tutte le leggi che abbiamo fatto» dice Di Maio Il dettaglio non proprio secondario è che il M5S esprime il premier e anche dieci ministri...

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Cronaca, cronaca politica. Dai palazzi romani, ma anche dalle piazze (e da qualche retrobotte­ga) di tutta Italia. Per capire che cosa ci è successo nell’ultima settimana. E cosa c’è da aspettarsi da quella successiva
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Matteo Renzi, leader di Iv
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