L’ILLUSIONE BUCOLICA SVANITA NEL CARTELLO DI UN SUPERMERCATO
Chi guardasse via del Gignoro dal satellite potrebbe non riconoscervi una strada: le sue forme ampie, morbide, irregolari, che si spostano ora a sinistra ora a destra, si allargano e restringono, si aprono in rivoli e richiudono in polle, fanno pensare a un bacino fluviale; di certo la zona ha sempre rifiutato ogni inquadratura urbanistica, e fin da prima che vi fosse una striscia d’asfalto in mezzo era nota come «plaga del Gignoro». Un lemma che indica un’area vasta o desertica, la cui etimologia rimanda all’acquatica radice greca pélagos. E la natura ostinatamente contraria all’ortogonalità ideale dello spazio urbano di via del Gignoro si riflette dalla mappa al territorio, come rivela un’esplorazione sul campo.
Per cominciare, debutta «in sotterranea», dato che si apre con un sottopasso. La zona attorno è uno di quei luoghi che trascendono la periferia senza per questo essere rurali, dove casematte ferroviarie si alternano, separate da parcheggi coi muri graffitati e lacerti di terreno incolto, a sparse case ricavate da cascine o fienili.
Quando poi la strada torna in superficie, offre l’illusione di averci portato in una vera campagna: alberi da frutto da un lato, canne da fiume dall’altro, e greppi erbosi dove spunta qualche fiorellino invernale. Ma un cartello rompe l’illusione bucolica, e il suo dire è perentorio: «LIDL». Coerente col segnale, via del Gignoro si fa presto urbana, ma di un urbanesimo ondivago, sussultante, scosso: muta in rotonda ogivale, si lascia dividere da un aiuolone, cede a minuscoli spartitraffico; poi, dopo qualche lotto tracciato e mai edificato, inizia a deragliare, scarta a sinistra, genera un’altra rotondella, si fa addirittura tripla. Siamo alla Caserma Perotti quando spuntano una siepe e qualche tentativo di alberello, poi la via cerca di allargarsi di nuovo, si espande stavolta a destra, rifiuta ogni ordine inanellando sul lato aree che non sono né aiuole, né giardini, né altro: zone, spiazzi, forse essi pure piccole plaghe. Questo prima di mostrare i suoi landmark più caratterizzanti: il Palagio, detto anche Rondinello, oggi casa di riposo, e l’antica chiesa di San Bartolomeo al Gignoro, che trovò questa forma nel XIII secolo; un tempo fari nella plaga, e quindi suo centro, appaiono come strutture fuori posto, meri concorrenti di una schizofrenia che, pur fattasi nei decenni mite, resta nondimeno follia, vista da vicino come dal cielo.