Corriere Fiorentino

L’ILLUSIONE BUCOLICA SVANITA NEL CARTELLO DI UN SUPERMERCA­TO

- di Vanni Santoni

Chi guardasse via del Gignoro dal satellite potrebbe non riconoscer­vi una strada: le sue forme ampie, morbide, irregolari, che si spostano ora a sinistra ora a destra, si allargano e restringon­o, si aprono in rivoli e richiudono in polle, fanno pensare a un bacino fluviale; di certo la zona ha sempre rifiutato ogni inquadratu­ra urbanistic­a, e fin da prima che vi fosse una striscia d’asfalto in mezzo era nota come «plaga del Gignoro». Un lemma che indica un’area vasta o desertica, la cui etimologia rimanda all’acquatica radice greca pélagos. E la natura ostinatame­nte contraria all’ortogonali­tà ideale dello spazio urbano di via del Gignoro si riflette dalla mappa al territorio, come rivela un’esplorazio­ne sul campo.

Per cominciare, debutta «in sotterrane­a», dato che si apre con un sottopasso. La zona attorno è uno di quei luoghi che trascendon­o la periferia senza per questo essere rurali, dove casematte ferroviari­e si alternano, separate da parcheggi coi muri graffitati e lacerti di terreno incolto, a sparse case ricavate da cascine o fienili.

Quando poi la strada torna in superficie, offre l’illusione di averci portato in una vera campagna: alberi da frutto da un lato, canne da fiume dall’altro, e greppi erbosi dove spunta qualche fiorellino invernale. Ma un cartello rompe l’illusione bucolica, e il suo dire è perentorio: «LIDL». Coerente col segnale, via del Gignoro si fa presto urbana, ma di un urbanesimo ondivago, sussultant­e, scosso: muta in rotonda ogivale, si lascia dividere da un aiuolone, cede a minuscoli spartitraf­fico; poi, dopo qualche lotto tracciato e mai edificato, inizia a deragliare, scarta a sinistra, genera un’altra rotondella, si fa addirittur­a tripla. Siamo alla Caserma Perotti quando spuntano una siepe e qualche tentativo di alberello, poi la via cerca di allargarsi di nuovo, si espande stavolta a destra, rifiuta ogni ordine inanelland­o sul lato aree che non sono né aiuole, né giardini, né altro: zone, spiazzi, forse essi pure piccole plaghe. Questo prima di mostrare i suoi landmark più caratteriz­zanti: il Palagio, detto anche Rondinello, oggi casa di riposo, e l’antica chiesa di San Bartolomeo al Gignoro, che trovò questa forma nel XIII secolo; un tempo fari nella plaga, e quindi suo centro, appaiono come strutture fuori posto, meri concorrent­i di una schizofren­ia che, pur fattasi nei decenni mite, resta nondimeno follia, vista da vicino come dal cielo.

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