L’acqua alta, il marmo: Viale sorprende ancora
Da Venezia alla Galleria Poggiali: due grandi installazioni per riflettere sui cambiamenti climatici
Pezzi di marmo da accarezzare, plasmare o spingere dalla montagna facendoli rotolare a valle. La disinvoltura con la materia prima, quel marmo delle cave di Carrara dove egli ha virtualmente casa, non finisce di sorprendere. Questa volta Fabio Viale al marmo ha addirittura cambiato pelle. Hanno infatti l’aspetto di grosse travi di legno di castagno le «bricole», ovvero quei pali utilizzati come segnali per la navigazione nella laguna di Venezia, che popolano le sale della Galleria Poggiali in Via della Scala. Con la nuova mostra Acqua alta -High tide (inaugurazione il 22 febbraio) l’artista ribadisce l’allarme contro il dramma dell’acqua alta a Venezia, affidando il messaggio a un gruppo di sculture già proposte ai Giardini della Biennale di Venezia. Dodici monoliti in pietra che replicano a misura reale quei pali in legno di rovere o di castagno che affiorano nella laguna di Venezia. Il dramma dell’acqua alta, da cui il titolo della mostra, rimanda all’innalzamento del livello del mare e ai cambiamenti climatici ed è legato a doppio filo alla storia fiorentina e all’Alluvione del ‘66. Le pareti sono bianche e il pavimento è in rovere chiaro. L’allestimento ha un tono drammatico e si spinge oltre nello spazio di via Benedetta. Qui Viale ha trascinato quintali di detriti di marmo prelevati dai ravaneti, ossia gli strapiombi dove vengono scaricati gli scarti delle estrazioni in cava. Pezzi di marmo frantumati che, precipitando e scivolando a valle, si sbriciolano e creano delle vere e proprie cascate di marmo che viste dalla marina sembrano antichi ghiacciai sopravvissuti al riscaldamento delle temperature.
L’installazione Emergenze lapidee replica la spettacolare e recente performance Root’la a Colonnata. Viale ha lasciato rotolare giù dal ravaneto alcune statue di grandi dimensioni, trovate nei negozi di souvenir della zona. Ed è con questi manufatti, recuperati e ritoccati, che l’artista ha ora allestito lo spazio di via Benedetta. Dalla massa informe di detriti emergono statue mozze, tessere di vasi di marmo, busti e teste di pietra segnati dal tempo e dalla caduta. La genesi del progetto nasce dalla passione che Viale nutre nei confronti delle cave, la stessa dei grandi del passato. Sergio Risaliti, autore del testo critico che accompagna il catalogo, osserva: «Noi vediamo nelle bricole e nel ravaneto ricostruito, ciò che non sapevamo di poter vedere. Molte volte non riconosciamo altro in ciò
❞ «Emergenze lapidee» presenta i resti delle statue fatte rotolare dal ravaneto delle cave di Colonnata
che abbiamo davanti agli occhi. Compito dell’arte e della poesia è far giungere a noi l’immagine imprevedibile, quella che risvegli in noi un’altra esperienza conoscitiva, verità sopite, rimosse e occultate dall’abitudine, dagli stereotipi, dai pregiudizi».