Corriere Fiorentino

«Su 25 clienti 23 hanno deciso di non venire»

Tesi: i clienti non vengono, più del virus temono il ritorno nei loro Paesi...

- Di Matteo Lignelli

«Questa settimana avevamo in programma 25 visite di clienti provenient­i da 15 Paesi e sono venuti solo in due». Lo racconta Fabrizio Tesi, manager del Giorgio Tesi Group, azienda vivaistica pistoiese tra le più importanti d’Europa, oltre 500 ettari di produzione. E in Italia le cose non vanno meglio. «Il 50% degli ordini che proviene dal nord è annullato oppure bloccato in attesa di capire cosa accadrà» aggiunge Tesi. Il coronaviru­s è comparso in Italia proprio quando il vivaismo entrava nel periodo più redditizio. «Tra la metà di febbraio e la metà di aprile facciamo il 60-70% del fatturato — spiega Tesi — e il danno potrebbe essere enorme. Il mercato italiano ha già risentito di un calo, ma il problema più grosso lo avremo in futuro se i clienti non potranno venire qua a scegliere le piante, portare i loro progetti e fare nuovi ordini. Se avranno necessità di un prodotto si rivolgeran­no ai paesi competitor e quel che andrà perso non lo recuperere­mo». Nella sede della Giorgio Tesi Group il telefono squilla di continuo e tanti chiamano per avvertire che «non se la sentono» di ritirare la merce. «Le piante pronte per essere spedite rimangono nelle nostre sedi — prosegue — gli incassi non arrivano e mancano gli spazi per le nuove produzioni. Aspettavam­o la primavera con fiducia e con il sentore di una leggera ripresa: così è tutto più complicato». L’azienda pistoiese esporta in 60 Paesi di tre continenti diversi, con una fetta importante del fatturato che deriva dagli affari con Francia, Germania, Olanda, per citarne alcune, e anche la Spagna. «Ci conoscono da una vita: non ci chiamano solo per lavoro, sono preoccupat­i per noi» confida Tesi, deluso dall’immagine dell’Italia che è stata veicolata all’estero. «È stato lanciato un allarme troppo grande, i clienti sono impauriti a spostarsi da noi. Non solo per la possibilit­à di contrarre il virus, ma perché al rientro nei loro Paesi sarebbero messi in quarantena per settimane. Ho parlato con tanti di loro e ho capito che hanno una percezione distorta: chiedono spiegazion­i perché hanno informazio­ni errate. Fa male passare per un Paese così pericoloso, danneggia tutti. Abbiamo difficoltà anche a trovare camionisti per mandare via gli ordini: molti si rifiutano di venire». Un altro danno deriva invece dal rinvio di Myplant, il salone del verde a Milano Rho, e di altri piccoli eventi.Per adesso i dipendenti, circa duecento, sono tranquilli e nessuno era in viaggio nei luoghi dei focolai quando si è sparso il contagio. «Dovevamo smaltire i vecchi ordini e il lavoro non è mancato, siamo sempre stati fiduciosi. Il futuro è legato agli sviluppi dell’emergenza — conclude — speriamo che le cose tornino presto alla normalità. Come i clienti». E che si avveri il motto aziendale: «The future in green».

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Fabrizio Tesi (a sinistra) con il fratello Tiziano: insieme gestiscono il Giorgio Tesi Group

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