IL DOPPIO PESO DEL DEGRADO
Essere costretti a recintare uno spazio pubblico è sempre una sconfitta. Ma ammettere di avere perso una battaglia può essere più saggio che fare finta di nulla, andando incontro ad altre disfatte. Dovrebbe indurre a riflettere quanto sta avvenendo a Firenze, intorno a due chiusure: quella di via dell’Ortone, e quella da tempo reclamata da padre Pagano, priore di Santo Spirito, che chiede la recinzione non della piazza, ma del sagrato della basilica. Stanco di vedere un luogo consacrato ostaggio di tossicodipendenti, ubriachi, vagabondi, il sacerdote ha elaborato un progetto di cancellata che permetterebbe la tutela del monumento. La sua proposta non è stata ancora presa in esame, ma fin d’ora sono trapelate perplessità da parte delle autorità comunali, che invece hanno deciso di concedere il nulla osta alla chiusura notturna di via dell’Ortone, fra piazza Ghiberti e Borgo la Croce. La difformità di trattamento lascia perplessi. E alimenta sospetti di doppiopesismo. Non a caso la prefettura si è precipitata a comunicare di non avere mai autorizzato la cancellata di via dell’Ortone e che deve ancora esaminare la richiesta. Il Comune da un lato permette la privatizzazione di una strada pubblica, dall’altro non nasconde riserve sulla protezione di un bene proprietà di un ordine religioso. E a questo proposito come non ricordare la chiesa di San Barnaba, che una ringhiera protegge dal degrado di via Panicale? D’altra parte il problema della malamovida non tocca solo Santo Spirito o Borgo la Croce. Quanti vicoli chiederanno di poter recintare l’ingresso nelle ore notturne, per evitare di essere trasformati in luoghi di spaccio od orinatoi? Da vicolo del Panico a piazza de’ Pazzi, per tacere della piazzetta del Giglio, caduta nel degrado dopo la scomparsa di don Stefani, che ne fece la sede del centro culturale Lo Sprone, gli spazi che ambiscono a essere blindati sono molti. Con che criteri, rifuggendo dalla logica degli «amici degli amici», il Comune selezionerà le richieste? Sono interrogativi da non sottovalutare, alla luce della trasparenza che dovrebbe accompagnare gli atti amministrativi. Nardella non potrà fare a meno di pronunciarsi in prima persona, magari quando l’emergenza Coronavirus si sarà attenuata. Nel frattempo è giusto ricordare che bivaccare su uno spazio sacro non significa farlo vivere, ma calpestarne la dignità, con buona pace di qualche storico inglese che ha trovato l’America a Firenze.