Allarme dagli atenei statunitensi «A rischio 800 posti di lavoro»
Duni, portavoce dei prof: effetti devastanti dall’estate in poi
«Su 1.500, rischiano il posto di lavoro la metà, se le cose non cambiano». Matteo Duni è il portavoce dei docenti italiani nelle 50 università Usa a Firenze. Sono circa 600 docenti, a cui si aggiungono 900 lavoratori italiani non docenti. «E la metà di questi sono precari, se ci sarà il crollo dei corsi non verranno confermati i contratti».
I professori (e gli altri) vivono «con molta apprensione» questo momento, ma «non per l’aspetto sanitario, che pare sotto controllo. Per il futuro. Gli effetti dell’innalzamento di allerta per i viaggi in Italia del Dipartimento di Stato non avranno tanto effetto subito, o per i non tanti corsi estivi. Ma per il prossimo semestre che comincia in autunno». Ormai è chiaro «che alla spicciolata torneranno tutti a casa, prima o poi» dalle sedi universitarie Usa a Firenze. Il problema però non è, per Duni e gli altri, l’oggi: è il domani: «Ci domandiamo — spiega Duni — cosa succederà in estate, anche se ormai appare chiaro. E soprattutto ad ottobre: da due anni i corsi erano in aumento, con molte assunzioni. Ci aspettavamo numeri più grandi. Temo — dipende dalla progressione globale — una forte gelata per l’autunno».
Gli effetti saranno comunque negativi, anche perché molti di questi lavoratori sono precari. «Rispetto alla condizione lavorativa, il 50% di noi ha contratti più o meno precari — racconta Duni — La maggioranza non ha certezza di rinnovo: se non ci sono studenti, cancellano i corsi. Una grossa fetta sia di docenti che di personale non docente ha il posto di lavoro a rischio, sia per l’estate che per l’autunno. Vediamo come si metterà la situazione». Eppure, «tra gli studenti, che volevano restare, tutta questa paura c’era e non c’è neanche ora. Ma oltre
Oceano si è fatta l’idea, non del tutto peregrina visto cosa ha deciso il Dipartimento di Stato, che sarebbero arrivate nuove limitazioni ai viaggi. Si è pensato all’eventualità di avere studenti bloccati, magari qualcuno contagiato, con gli amministratori degli atenei, negli Usa, preoccupati sia per i budget che per eventuali cause se li avessero tenuti qua. Prima, si poteva ragionare. Ora, dopo la scelta del Dipartimento di Stato, tutto è cambiato».
Il futuro comunque è grigio: «Se va bene ci sarà il 50% di cancellazioni, altrimenti anche peggio» conclude Duni.
Dimezzati Molti studenti vogliono restare, ma si prevede un crollo: «Del 50 per cento, se va bene»