«Bene il piano per le rianimazioni Più attenzione sui piccoli ospedali»
L’esperto di rischio clinico Tartaglia: questo virus una sfida inattesa
«Bisogna sempre anticipare il rischio. E migliorare la comunicazione per rendere più consapevoli i cittadini». Solo così si combatte il coronavirus e si permette al sistema sanitario di reggere l’urto dell’epidemia, secondo Riccardo Tartaglia, per molti anni direttore del Centro di gestione del Rischio clinico della Regione, l’istituzione preposta ad analizzare e correggere gli errori in sanità.
Dottor Tartaglia, la Regione ha annunciato che negli ospedali toscani non ci sarà più libero accesso a chi ha febbre. E che saranno sospese le operazioni non necessarie. Sono scelte giuste?
«Mi sembrano provvedimenti dovuti. La chirurgia d’elezione, oltre a occupare posti letto, occupa anche posti nelle terapie intensive, perché dopo gli interventi una parte dei pazienti ci viene ricoverata. Abbiamo invece bisogno di sfruttare tutti gli spazi disponibili per il virus. Importantissimo anche sul filtro davanti agli ospedali».
C’è un problema di posti letto nelle terapie intensive?
«Il tasso di occupazione dei posti letto è alto, gli spazi di manovra non sono molti. Ma spesso i letti sono assegnati a pazienti “ordinari” che potrebbero essere ricoverati in altri reparti. E non va bene».
Ritiene che questi ultimi provvedimenti arrivino tardi?
«In sanità si deve prevedere il rischio e assumere le contromisure in anticipo, mai aspettare che il problema sia già sorto. Ma è chiaro che questo coronavirus presenta sfide inattese e difficili da prevedere. Col senno di poi, direi che forse sarebbe stato meglio disporre prima queste misure, ma è facile dirlo ora».
A livello sanitario, quali sono i nostri punti deboli?
«Primo, abbiamo tanti anziani, molti più che in Cina. Secondo, gli ospedali piccoli sono le realtà che possono andare più in difficoltà: sono meno attrezzati, hanno spazi più angusti, è difficile dividere i flussi tra i diversi malati».
Quindi le tende di pre-triage andavano aperte prima nei piccoli ospedali?
«L’errore è di comunicazione: era necessario far sapere che ad un ospedale non sufficientemente attrezzato non ci si deve rivolgere e si deve andare in uno più grande. Il ruolo filtro dei medici di famiglia deve essere rafforzato proprio per difendere i piccoli ospedali. Queste partite si decidono sulla comunicazione».
Non si è detto abbastanza?
«Anche troppo, ma è difficile dire la cosa giusta: con toni troppo bassi la gente non capisce il rischio e va al pronto soccorso con la febbre, con toni troppo alti va nel panico, scappa da Codogno e porta il virus in giro. È difficile trovare la giusta via di mezzo, ma va trovata, è decisivo».
Il governo chiude le scuole. Che ne pensa?
«Giusto. Rispetto al caos comunicativo iniziale, ora il governo si sta muovendo bene: pochi esperti ma autorevoli, pochi messaggi ma chiari. Con troppi cuochi la cucina rischiava di andare a fuoco».
❞ Per i cittadini La comunicazione è fondamentale, facciamo parlare pochi esperti, ma autorevoli