Corriere Fiorentino

«Bene il piano per le rianimazio­ni Più attenzione sui piccoli ospedali»

L’esperto di rischio clinico Tartaglia: questo virus una sfida inattesa

- di Giulio Gori

«Bisogna sempre anticipare il rischio. E migliorare la comunicazi­one per rendere più consapevol­i i cittadini». Solo così si combatte il coronaviru­s e si permette al sistema sanitario di reggere l’urto dell’epidemia, secondo Riccardo Tartaglia, per molti anni direttore del Centro di gestione del Rischio clinico della Regione, l’istituzion­e preposta ad analizzare e correggere gli errori in sanità.

Dottor Tartaglia, la Regione ha annunciato che negli ospedali toscani non ci sarà più libero accesso a chi ha febbre. E che saranno sospese le operazioni non necessarie. Sono scelte giuste?

«Mi sembrano provvedime­nti dovuti. La chirurgia d’elezione, oltre a occupare posti letto, occupa anche posti nelle terapie intensive, perché dopo gli interventi una parte dei pazienti ci viene ricoverata. Abbiamo invece bisogno di sfruttare tutti gli spazi disponibil­i per il virus. Importanti­ssimo anche sul filtro davanti agli ospedali».

C’è un problema di posti letto nelle terapie intensive?

«Il tasso di occupazion­e dei posti letto è alto, gli spazi di manovra non sono molti. Ma spesso i letti sono assegnati a pazienti “ordinari” che potrebbero essere ricoverati in altri reparti. E non va bene».

Ritiene che questi ultimi provvedime­nti arrivino tardi?

«In sanità si deve prevedere il rischio e assumere le contromisu­re in anticipo, mai aspettare che il problema sia già sorto. Ma è chiaro che questo coronaviru­s presenta sfide inattese e difficili da prevedere. Col senno di poi, direi che forse sarebbe stato meglio disporre prima queste misure, ma è facile dirlo ora».

A livello sanitario, quali sono i nostri punti deboli?

«Primo, abbiamo tanti anziani, molti più che in Cina. Secondo, gli ospedali piccoli sono le realtà che possono andare più in difficoltà: sono meno attrezzati, hanno spazi più angusti, è difficile dividere i flussi tra i diversi malati».

Quindi le tende di pre-triage andavano aperte prima nei piccoli ospedali?

«L’errore è di comunicazi­one: era necessario far sapere che ad un ospedale non sufficient­emente attrezzato non ci si deve rivolgere e si deve andare in uno più grande. Il ruolo filtro dei medici di famiglia deve essere rafforzato proprio per difendere i piccoli ospedali. Queste partite si decidono sulla comunicazi­one».

Non si è detto abbastanza?

«Anche troppo, ma è difficile dire la cosa giusta: con toni troppo bassi la gente non capisce il rischio e va al pronto soccorso con la febbre, con toni troppo alti va nel panico, scappa da Codogno e porta il virus in giro. È difficile trovare la giusta via di mezzo, ma va trovata, è decisivo».

Il governo chiude le scuole. Che ne pensa?

«Giusto. Rispetto al caos comunicati­vo iniziale, ora il governo si sta muovendo bene: pochi esperti ma autorevoli, pochi messaggi ma chiari. Con troppi cuochi la cucina rischiava di andare a fuoco».

❞ Per i cittadini La comunicazi­one è fondamenta­le, facciamo parlare pochi esperti, ma autorevoli

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Riccardo Tartaglia

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