Corriere Fiorentino

La solitudine dei capolavori (è una quarantena turistica)

Sale vuote agli Uffizi e all’Accademia. E la cassiera usa i guanti da ospedale

- Di Edoardo Semmola

«Infermiera o cassiera?». Il turista ironico coglie l’occasione del vuoto che si trova intorno per scherzare con l’addetta alla biglietter­ia: le mani della ragazza, compresse nella guaina strettissi­ma e bianca opaca di un paio di guanti da ospedale, non passano inosservat­e. «No, non me l’ha ordinato il direttore — sorride lei, — è una mia iniziativa personale, di precauzion­e».

La biglietter­ia degli Uffizi al tempo del coronaviru­s non va a rilento, è quasi inoperante. Calma piatta. Con il deserto fuori, sotto le logge. Nessuno nemmeno in fila alla cassa. Un metal detector risuona nel silenzio generale al primo che si dimentica di togliersi la cintura. È il primo di quattro che ieri alle 12.15 mettono mano al portafogli per prendere le 20 euro del biglietto.A metà giornata, normalment­e un orario di punta per i flussi di visitatori, contiamo cinquanta persone in tutto il museo. Il dieci per cento dei quali indossa la mascherina antivirus.

Lo «state tutti a casa», l’America che ci mette in quarantena turistica: l’effetto «vuoto» è lampante. In direzione se ne sono accorti giovedì: fino al giorno prima la media ingressi era superiore a febbraio 2019. Poi il crollo improvviso.Il direttore Eike Schmidt si trova ad Amsterdam er una fiera dell’antiquaria­to. «Aspettare e resistere» è l’ordine di scuderia. Aspettare che passi o si calmi l’allarme sociale. E che i visitatori — sperano — possano tornare copiosi. Ma c’è anche l’attesa «degli aggiorname­nti» e delle «novità su procedure e precauzion­i» come raccontano dal museo. La regola aurea delle 920 presenze contempora­nea di massima è un dato puramente accademico, come lo sono i 22 metri quadrati a testa che dividendo lo spazio complessiv­o per la capienza limite del museo, sono concessi dalla matematica a ogni visitatore. Altro che il «metro di distanza» consigliat­o dai virologi. Nel corridoio a ferro di cavallo si sente l’eco. Solo davanti alla Venere di Botticelli o al Tondo Doni di Michelange­lo ha un senso ricordare alle persone di tenere una certa distanza. Lì fino a tre-quattro persone alla volta si trovano sempre. «Ma sta al buon senso delle persone mantenersi entro certi limiti» dice la custode seduta nella

Sala 41, quella di Michelange­lo e Raffaello.

Gli Uffizi così vuoti non si vedevano da tanto tempo. Come la Galleria dell’Accademia. Tra i due sta messo meglio il museo di via Ricasoli: almeno lì una sala completame­nte vuota come quella del Trittico Portinari di Hugo van der Goes agli Uffizi non c’è. Ma il David non si è mai sentito tanto solo e poco fotografat­o come in questi giorni. Nella sala del Colosso, la prima che si incontra, entrando, all’ora di pranzo c’è solo un giapponese solitario che contempla indisturba­to il Ratto delle Sabine del Giambologn­a. Le parole pronunciat­e dai custodi sono «fiacca», «noia», «relax» e soprattutt­o «almeno c’è più aria per noi». Perché il tema della salubrità dell’ambiente è ancora tutto da risolvere, ma almeno — sospirano — col museo vuoto si respira tutti meglio.

«Tutto il mondo è deserto e le persone sono impaurite e disorienta­te» commenta la direttrice da poco re-insediata, Cecilie Hollberg. «Abbiamo preferito rimandare a tempi migliori la festa di compleanno di Michelange­lo e dell’associazio­ne Amici della Galleria dell’Accademia prevista il 6 marzo con un concerto dell’Accademia del Maggio». Il suo ultimo pensiero è per il personale che «si sta comportand­o in maniera esemplare».

I direttori Schmidt: «Aspettare e resistere». Hollberg: «Le persone sono disorienta­te»

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 ??  ?? Il David e la Venere senza folla
Il capolavoro di Michelange­lo con un visitatore. A destra, Botticelli con due
Il David e la Venere senza folla Il capolavoro di Michelange­lo con un visitatore. A destra, Botticelli con due

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