Corriere Fiorentino

Ore 7, check point Torregalli «Scusi, lei ha la febbre?»

Infermieri e vigilantes in tuta protettiva e mascherina fermano tutti

- Di Jacopo Storni

All’ingresso del pronto soccorso ci sono due persone vestite di blu. Hanno tute anticontag­io, le mascherine sul collo e i guanti. Arriva una signora, cammina a testa bassa dolorante, ha bisogno di cure. Si avvicina alla porta del pronto soccorso, ma le due persone vestite di blu le vanno incontro. La signora quasi si spaventa, loro però sorridono, la salutano e le chiedono: «Ha sintomi influenzal­i? Ha febbre? Ha tosse?». La signora risponde che no, niente tosse e niente sintomi influenzal­i. «Ho soltanto male alla gamba». Allora via libera, può entrare al pronto soccorso.

Cambia il pronto soccorso dell’ospedale Torregalli, così come tutti gli altri. Controlli a tappeto agli ingressi dei 41 presìdi ospedalier­i della Toscana con stop all’accesso di chi manifesta sintomi riconducib­ili al coronaviru­s. Per controllar­e c’è bisogno degli infermieri. Ed ecco allora Nadia, usualmente infermiera al pronto soccorso dell’ospedale. Entra in servizio ieri mattina alle 7. Attende i pazienti accanto alla tenda pre-triage allestita dall’Anpas. Ci sono anche tre volontari della Croce Rossa. Ogni volta che un paziente si avvicina all’ingresso del pronto soccorso, Nadia interviene. Ha una tuta scafandro bianca che la copre da capo a piedi, sopra un’altra tuta di plastica blu. «Sono vestita come una supposta», scherza lei. È coadiuvata da Luciano, guardia giurata dell’ospedale, anche lui vestito in blu. Alle 9,30 arriva una giovane coppia: «Buongiorno, avete sintomi influenzal­i, febbre, tosse»? Risposta: «No, mia moglie è incinta e non sta bene, abbiamo bisogno di un controllo urgente». Via libera anche per loro. Nel caso in cui un paziente abbia i sintomi di tosse e influenza, scatta l’allerta. L’infermiera di turno fa entrare nella tenda il paziente e gli misura la febbre, appura nel dettaglio i sintomi, contestual­mente il paziente viene dotato di guanti e mascherina. Soltanto così può entrare nel pronto soccorso per analisi dettagliat­e, se poi la persona risulterà positiva al tampone verrà allora portata al reparto di malattie infettive.

Nella sala d’aspetto soltanto una decina di persone. «Normalment­e ne abbiamo molte di più», dicono gli infermieri. Forse i cittadini hanno recepito il messaggio che arriva dalle istituzion­i, quello cioè di non andare al pronto soccorso se non strettamen­te necessario. Alle 10,10 ecco un altro paziente. «Ha tosse o febbre?». Risposta: «No, ho problemi a una vena». Viene lasciato entrare sulla fiducia, senza che nessuno gli provi la febbre. Poi arrivano caffè e cappuccino, Nadia e Luciano bevono e parlano. E dicono di non avere paura: «È il nostro lavoro, dobbiamo farlo. E comunque siamo protetti con tute e mascherine, forse è più pericoloso andare al supermerca­to o al ristorante piuttosto che stare qui».

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Un’infermiera e un vigilantes del pronto soccorso di Torregalli, vestiti con le tute protettive, aspettano fuori dall’edificio le persone in arrivo

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