Ore 7, check point Torregalli «Scusi, lei ha la febbre?»
Infermieri e vigilantes in tuta protettiva e mascherina fermano tutti
All’ingresso del pronto soccorso ci sono due persone vestite di blu. Hanno tute anticontagio, le mascherine sul collo e i guanti. Arriva una signora, cammina a testa bassa dolorante, ha bisogno di cure. Si avvicina alla porta del pronto soccorso, ma le due persone vestite di blu le vanno incontro. La signora quasi si spaventa, loro però sorridono, la salutano e le chiedono: «Ha sintomi influenzali? Ha febbre? Ha tosse?». La signora risponde che no, niente tosse e niente sintomi influenzali. «Ho soltanto male alla gamba». Allora via libera, può entrare al pronto soccorso.
Cambia il pronto soccorso dell’ospedale Torregalli, così come tutti gli altri. Controlli a tappeto agli ingressi dei 41 presìdi ospedalieri della Toscana con stop all’accesso di chi manifesta sintomi riconducibili al coronavirus. Per controllare c’è bisogno degli infermieri. Ed ecco allora Nadia, usualmente infermiera al pronto soccorso dell’ospedale. Entra in servizio ieri mattina alle 7. Attende i pazienti accanto alla tenda pre-triage allestita dall’Anpas. Ci sono anche tre volontari della Croce Rossa. Ogni volta che un paziente si avvicina all’ingresso del pronto soccorso, Nadia interviene. Ha una tuta scafandro bianca che la copre da capo a piedi, sopra un’altra tuta di plastica blu. «Sono vestita come una supposta», scherza lei. È coadiuvata da Luciano, guardia giurata dell’ospedale, anche lui vestito in blu. Alle 9,30 arriva una giovane coppia: «Buongiorno, avete sintomi influenzali, febbre, tosse»? Risposta: «No, mia moglie è incinta e non sta bene, abbiamo bisogno di un controllo urgente». Via libera anche per loro. Nel caso in cui un paziente abbia i sintomi di tosse e influenza, scatta l’allerta. L’infermiera di turno fa entrare nella tenda il paziente e gli misura la febbre, appura nel dettaglio i sintomi, contestualmente il paziente viene dotato di guanti e mascherina. Soltanto così può entrare nel pronto soccorso per analisi dettagliate, se poi la persona risulterà positiva al tampone verrà allora portata al reparto di malattie infettive.
Nella sala d’aspetto soltanto una decina di persone. «Normalmente ne abbiamo molte di più», dicono gli infermieri. Forse i cittadini hanno recepito il messaggio che arriva dalle istituzioni, quello cioè di non andare al pronto soccorso se non strettamente necessario. Alle 10,10 ecco un altro paziente. «Ha tosse o febbre?». Risposta: «No, ho problemi a una vena». Viene lasciato entrare sulla fiducia, senza che nessuno gli provi la febbre. Poi arrivano caffè e cappuccino, Nadia e Luciano bevono e parlano. E dicono di non avere paura: «È il nostro lavoro, dobbiamo farlo. E comunque siamo protetti con tute e mascherine, forse è più pericoloso andare al supermercato o al ristorante piuttosto che stare qui».