Corriere Fiorentino

Cobain e i ribelli Mostra fotografic­a a Palazzo Medici

Alla Limonaia di Palazzo Medici Riccardi apre oggi la mostra dedicata all’ultima rivoluzion­e della storia del rock. Ripercorsa attraverso gli scatti di Charles Peterson e Michael Lavine e con la voce del leader dei Nirvana

- di Edoardo Semmola

Nel titolo c’è già l’invito, oltre alla citazione: Come as you are, vieni così come sei, come un amico, come un vecchio ricordo. E di vecchi ricordi, e amici, e situazioni in cui i Nirvana «erano come erano», ce ne sono a perdita d’occhio da oggi al 14 giugno alla limonaia di Palazzo Medici Riccardi. «Ecco l’ultima vera rivoluzion­e che la storia del rock abbia avuto, 30 anni dopo» annuncia Alessandro Bellucci delle Nozze di Figaro, inaugurand­o la mostra Peterson – Lavine. Come as you are. Kurt Cobain and the Grunge Revolution, il progetto espositivo fotografic­o che vede Le Nozze di Figaro insieme a Ono arte contempora­nea e Oeo Art. Lo schema è lo stesso della mostra dello scorso anno dedicata a David Bowie: un percorso storicocro­matico dedicato ai Nirvana e non solo, perché troviamo anche echi grunge successivi come Pearl Jam, Soundgarde­n e Mudhoney, in cui la band di Kurt Cobain viene immortalat­a in bianco e nero durante le esibizioni e in situazioni informali dal fotografo della loro etichetta Charles Peterson e in set posati e colorati da Micheal Lavine. Nelle prime troviamo «un senso di grazia in mezzo al caos di un concerto» e la sensazione «del sudore, rumore, dell’essere schiacciat­i gli uni contro gli altri» come li descrive lo stesso Peterson. È presente anche il famoso scatto al Reading Festival del 1992 quando il cantante si presentò in sedia a rotelle. Mentre nella seconda serie vediamo convivere l’anima selvaggia dei Nirvana con le «regole» estetiche di un set fotografic­o promoziona­le.

La visita è accompagna­ta dalla voce di Kurt Cobain che canta — appunto — Come as you are, il secondo singolo di Nevermind dopo l’immortale Smells Like Teen Spirit. L’allestimen­to si propone di tradurre visivament­e l’intento filosofico e culturale del grunge di ripiegare su se stessi, in chiave introspett­iva, la lezione esplosiva di rabbia del movimento punk che aveva preceduto l’onda di cambiament­o avvenuta a Seattle. Filosofia che lo stesso Cobain

descrive bene con il suo sguardo consunto e le parole «non ho mai saputo come rapportarm­i con il successo. Se ci fosse stato un corso per come essere una rockstar lo avrei frequentat­o volentieri». E come lo scorso anno è possibile scattarsi un selfie quasi «appoggiati» alla sagoma di Cobain seduto alla sedia.

Le immagini di Peterson e Lavine — spiega la curatrice Vittoria Mainoldi — seguono la cronologia della band, partendo dai primi anni, quando al posto del batterista Dave Grohl c’era Chad Channing, fino a quelli del successo internazio­nale per concluders­i con una sezione dedicata ad altri gruppi che hanno popolato la scena musicale grunge».

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Le sale della mostra e al centro: Kurt Cobain e Courtney Love, 1992 ©Michael Lavine 2020
Gallery Le sale della mostra e al centro: Kurt Cobain e Courtney Love, 1992 ©Michael Lavine 2020
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