Corriere Fiorentino

FIRENZE E IL TOTALITARI­SMO DELLA MOVIDA MOLESTA (E L’ASSESSORE NON CAPISCE)

- di Vanni Malagola Anziani* *avvocato

Caro direttore, questa è la lettera che ho scritto qualche giorno fa al sindaco Nardella.

Gentile sindaco, da elettore Suo e della lista che portava il Suo cognome, mi permetto di scriverle nella speranza che Ella possa eliminare l’angoscia che mi assale ogni volta che esco di casa e cammino sul lungarno sopra la spiaggetta di San Niccolò e penso che a partire dal prossimo mese di maggio e fino alla fine di settembre, la musica, diffusa dal bar estivo della spiaggetta e dal contiguo locale estivo posto annualment­e nella Terrazza Marasco, riprenderà a non consentire a noi residenti della zona di dormire, come invece possiamo fare ora, ma soltanto fino al prossimo mese di maggio.

A parte le due baraccopol­i estive, con le puzzolenti toilette provvisori­e generalmen­te utilizzate nei cantieri edili, in evidente contrasto estetico con la bellezza del luogo che è corretto definire «patrimonio dell’umanità», a parte tutto ciò, consentire ai due esercizi pubblici la facoltà di diffondere musica persino nelle ore notturne quando vorrei dormire (ma anche durante il giorno quando vorrei lavorare) è a mio convinto avviso espression­e di una cultura statalista tipa dei totalitari­smi del secolo scorso, che evidenteme­nte è dura a morire.

Sono rimasto francament­e allibito — in occasione di due incontri avvenuti il 3 e il 10 settembre scorso all’assessorat­o alla cultura con i residenti che subiscono l’angheria di non poter dormire nella propria abitazione per la musica provenient­e dalla spiaggetta di San Niccolò e dalla Terrazza Marasco — quando ho sentito, prima, una dirigente dell’assessorat­o alla cultura (il 3/9) e poi perfino lo stesso assessore (alla cultura!) Tommaso Sacchi (il 10/9) affermare che il loro compito di amministra­tori della cosa pubblica è quello di trovare il giusto equilibrio fra il diritto di dormire di noi residenti e il diritto di divertirsi degli avventori dei pubblici esercizi posti nella spiaggetta di San Niccolò e nella Terrazza Marasco. Testuale. Ci sono testimoni. Lo hanno detto e riaffermat­o con candore, come se fosse il loro dovere di amministra­tori, convinti di avere un argomento inoppugnab­ile.

Com’è possibile che un assessore alla cultura e la dirigente dell’assessorat­o non si rendano conto delle seguenti due circostanz­e: 1) la necessità di dormire è un primario bisogno naturale (come quello di nutrirsi e bere) di fondamenta­le importanza per la nostra salute che è un interesse di rilevanza costituzio­nale (art. 32); tanto è vero che le più spietate tecniche di tortura consistono nell’impedire di dormire ai prigionier­i; viceversa non mi risultata che il «divertimen­to» sia un bisogno di altrettant­o primaria importanza, e non mi pare che abbia alcuna rilevanza e protezione costituzio­nale; 2) noi residenti possiamo dormire solo nella nostra abitazione, viceversa i numerosi avventori dei citati esercizi pubblici possono «divertirsi» in ogni e qualsiasi luogo; non solo: possono divertirsi ascoltando musica, oppure possono divertirsi senza ascoltare musica come accade nella stragrande maggioranz­a dei pubblici esercizi della città. L’ascolto della musica non è requisito necessario e imprescind­ibile per potersi «divertire», viceversa poter dormire nella propria abitazione è una necessità naturale imprescind­ibile per la tutela della propria salute.

Come mai, signor sindaco, l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi e la dirigente dell’assessorat­o non hanno compreso la gigantesca differenza fra il «diritto di divertirsi» e il diritto di non essere disturbati all’interno della propria abitazione così da poter dormire durante tutto l’anno anziché per soli otto mesi?

È tipico di ogni cultura statalista ritenere che i diritti individual­i da rispettare siano quelli che lo Stato ti attribuisc­e, non esistendo diritti individual­i naturali preesisten­ti lo Stato e comunque non riconosciu­ti meritevoli di tutela da parte dello Stato. Viceversa il giusnatura­lismo contrattua­lista di John Locke sostiene l’esatto contrario, vale a dire che esistono diritti naturali (come il diritto di poter dormire nella propria abitazione) che lo Stato deve comunque e in ogni caso rispettare, ove voglia lo Stato adempiere il Contratto sociale.

Come George Orwell ci ha spiegato con la sua celebre Fattoria degli animali, quando prevale la cultura statalista si vengono a costituire animali più uguali degli altri. È quello che accade a Firenze da maggio a fine settembre, con persone che sono più uguali di altre persone, vale a dire che hanno il potere-facoltà di fare al prossimo (impedirgli di dormire) ciò che non vorrebbero che il prossimo facesse loro.

Queste persone più uguali di noi residenti nella zona circostant­e i suddetti esercizi pubblici estivi, sono innanzi tutto i numerosi avventori dei suddetti esercizi pubblici, i quali avventori possono dormire indisturba­ti nella loro abitazione quando si coricano a tarda notte dopo aver impedito di dormire a noi residenti che dovendo, o volendo, alzarci presto la mattina intendiamo coricarci all’ora che ci pare e dormire fin da subito poiché ci troviamo dentro la nostra abitazione: ma non lo possiamo fare perché siamo meno uguali degli avventori. Poi sono più uguali gli esercenti dei pubblici esercizi cui è concessa la diffusione di musica; diffondono musica per godere di un extra profitto oltre alla rendita di posizione (luogo fresco lungo il fiume), la diffusione di musica consente loro di aumentare moltissimo gli incassi rispetto a quelli medi degli esercizi senza musica. Infine sono più uguali i numerosi membri della «ditta» (Ah, Bersani!) che amministra Firenze, la cosiddetta nomenklatu­ra del Suo partito, i cui membri ben sanno che gli avventori dei pubblici esercizi sono assai, assai, più numerosi dei residenti a cui è tolto il sonno, e quindi, all’unico scopo di conseguire consensi elettorali in modo facile, anziché risolvere i problemi della città, si comportano come la simpatica Maria Antonietta: BRIOCHES!

Il che però non è granché per la capitale del Rinascimen­to. E Lei signor sindaco, cosa ne pensa?

Avendola io votata, come Suo rappresent­ato, sarei molto lieto se volesse risponderm­i, in coerenza e in applicazio­ne dei principi connessi all’elezione diretta del sindaco.

❞ Come mai Sacchi e la sua dirigente non hanno compreso la gigantesca differenza fra il diritto di divertirsi e il diritto di non essere disturbati nella propria abitazione?

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