Dal Trittico all’oratorio: tutti i tesori della chiesa
Anna Floridia della Soprintendenza e don Giancarlo: qui un museo, aperto alle viste
Nella Chiesa di Sant’Angelo a Legnaia c’è grande fermento perché l’arrivo di Donatello, anzi il suo ritorno, dopo un lunga assenza e il suo restauro con la nuova attribuzione, fa della Parrocchia, una meta interessante non solo da un punto di vista religioso ma anche artistico. Il parroco, Don Giancarlo Lanforti, ha già tante prenotazioni arrivate da chi chiede di poter partecipare a visite guidate dentro l’oratorio che custodisce il Crocifisso ligneo, tramite varie associazioni culturali pronte a fornire delle guide professioniste (per prenotarsi occorre telefonare dalle 17 alle 19 allo 055 700583). Ed è questo aspetto dell’apertura della chiesa a una conoscenza più ampia quello che fa più piacere alla Soprintendenza. Spiega Anna Floridia — la funzionaria che ha materialmente accompagnato l’opera al suo posto ieri mattina: «Questo è un restauro finanziato da noi, dallo Stato: che siano stati impiegati dei soldi pubblici per far tornare in un territorio periferico come questo un’opera d’arte, di tale straordinario valore è un fatto che ci inorgoglisce».
Tutto il territorio fiorentino, anche quello meno noto, conserva gioielli, ma per restare qui a Sant’Angelo di ragioni per andarci in visita ce ne sono molte altre.
«Guardi qui a destra — aggiunge Floridia — nell’altare c’è un Trittico di Mariotto di Nardo, del 1412, da poco restaurato che rappresenta una Madonna con bambino e Santi e che è un’opera di notevole pregio». Non basta, un pezzo di muro vuoto rivela un’assenza: si tratta di un’Annunciazione di Bicci di Lorenzo oggi in restauro. Sulla sinistra, guardando l’altare, c’è l’Oratorio dove sta il Donatello». Un gioiello settecentesco, soggetto a lavori ingenti, dopo il crollo del 1719 più volte ritoccato, ora restaurato grazie alla donazione di un parrocchiano che ha devoluto una somma abbastanza ingente per il suo recupero. Come se non bastasse nell’oratorio c’è un’opera del maestro del Tondo Barberini, allievo del Ghirlandaio. Don Giancarlo è felice: «Questa nuova attribuzione — ci dice — è la conferma della storia di una comunità che nei secoli ha custodito delle opere straordinarie, che sono anche opere di fede. Pensando proprio a Donatello mi è venuto in mente come lui abbia saputo comunicare attraverso le sue opere d’arte la sua fede. Qui è evidente il suo modo tormentato di porsi davanti al dolore e alla sofferenza anche se si tratta di una sofferenza molto dignitosa, se si guarda il Crocifisso. Questo chiesa è un piccolo museo. È la conferma della tradizione fiorentina che ha unito la fede all’arte anzi, ha fatto dell’arte uno strumento di evangelizzazione».