Anche Nardella in quarantena
L’annuncio: a casa 15 giorni per precauzione. In isolamento anche la sindaca di Empoli
Dario Nardella è stato in contatto stretto con Nicola Zingaretti, segretario Pd che è risultato positivo al coronavirus, e si è messo da ieri in quarantena. «Sto benone, sono tranquillo e lo sono anche mia moglie e i miei figli, che l’hanno preso un po’ come un gioco, si sono messi la mascherina... Ho voluto fare l’annuncio per evitare che si ingenerasse confusione — dice il sindaco di Firenze — Farò giunte in video, lavorerò da casa per due settimane. Adattandosi possiamo crescere da questa esperienza. La vita deve andare avanti». In isolamento per precauzione anche il sindaco di Empoli e membro della segreteria Pd Brenda Barnini, così come la senatrice pistoiese Caterina Bini e altri esponenti Pd.
I numeri toscani del coronavirus si impennano: ieri la Regione ha notificato 34 nuovi casi, per un totale di 113 casi in 13 giorni. A spiccare, i nuovi 6 casi del Pistoiese, dove fino a venerdì ne era stato registrato solo uno, e i 6 tutti concentrati del Comune di Capannori. Nel complesso, per provincia di segnalazione, i numeri sono: 27 Firenze, 6 Pistoia, 3 Prato, 15 Lucca, 16 Massa Carrara, 11 Pisa, 6 Livorno, 2 Grosseto, 19 Siena e 8 Arezzo. Numeri che crescono di ora in ora. In molti restano a casa in buone condizioni, ma non sono pochi i casi critici, col ricovero disposto in terapia intensiva. E salgono a 1.720 i toscani in quarantena domiciliare.
Tra i positivi di ieri c’è anche un’infermiera del pronto soccorso di Santa Maria Annunziata a Ponte a Niccheri, dove la vicenda sta provocando un grave allarme. Perché la 36 enne non sarebbe venuta in contatto con un paziente positivo, un anziano di Pontassieve, arrivato al pronto soccorso il 4 marzo, che ha mandato in isolamento tre sanitari. E quindi, potenzialmente, l’infermiera potrebbe aver contratto il virus anche da molti più giorni. Venerdì, secondo il racconto che emerge dall’ospedale, la sanitaria avrebbe lavorato — violando le regole imposte dalla Regione — con la febbre e con il mal di gola, anche se con la mascherina al volto. La sera, alla fine del turno, è stata sottoposta al tampone. E ieri è risultata positiva. Così ora è a casa in isolamento, in buone condizioni. Ma al pronto soccorso, oltre alla sanificazione dei locali, ieri è partito un questionario tra i dipendenti per capire chi abbia avuto contatti ravvicinati con l’infermiera, senza i necessari presìdi di protezione. In ospedale, dopo le raccomandazioni della Regione, giovedì in molti avrebbero indossato le mascherine — anche se in alcuni reparti raccontano di non averne — ma già dal giorno dopo la soglia di attenzione sarebbe molto calata.
Il quadro toscano del personale sanitario in quarantena — parziale, sempre in aggiornamento — non è incoraggiante: negli ospedali dell’Asl Centro ci sono 10 medici e 8 operatori in quarantena. A Careggi, sono 23 i sanitari in isolamento domiciliare: 3 medici, 10 infermieri, 7 oss, 1 tecnico di radiologia, 2 addetti alle pulizie. Nell’Area Sud Est, alle Scotte di Siena non ci sarebbe alcun sanitario in quarantena. Anche ieri, quando in ospedale è arrivato un paziente vittima di un incidente stradale, poi risultato anche positivo al virus, sono stati isolati i soccorritori, ma nessuno in ospedale, perché le procedure sarebbero state seguite alla lettera. All’ospedale della Fratta di Cortona, invece, un paziente di Foiano della Chiana ricoverato quattro giorni fa per una broncopneumopatia, all’inizio non ricollegata al coronavirus, ha mandato a casa 4 medici, 7 infermieri e 1 oss entrati in contatto con lui. Quarantene tra i sanitari, anche se non ci sono dati, risultano anche al Misericordia di Grosseto. Più confuso il quadro nell’Area Nord Ovest: 2 medici e 7 sanitari dell’ospedale di Livorno in isolamento, in relazione al caso del 55enne (gravissimo) reduce dalla bocciofila di Bologna, e 27 sanitari dell’ospedale di Pontremoli in quarantena, a causa di un anziano passato prima dal pronto soccorso, poi nel reparto di medicina. «Qualche caso» anche all’ospedale di Lucca, mentre non si conoscono eventuali dati sull’Azienda ospedaliero universitaria di Pisa.
Numeri che, sommati, si traducono in gravi carenze per il sistema sanitario toscano. Le cause a volte sono dovute alla difficoltà della diagnosi del coronavirus, in altri casi a sanitari che non si proteggono in modo adeguato, ma molto più spesso per pazienti con sintomi respiratori che continuano, contro le regole, a rivolgersi al pronto soccorso anziché al medico di famiglia o al 118.
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