Corriere Fiorentino

Nessuno sugli spalti, fitti nei bar Al Pisa il derby dei paradossi

Livorno battuto 1-0. Tifosi nei locali davanti alla tv, altro che distanza di sicurezza...

- Luca Lunedì Gabriele Noli

Come all’andata, il derby lo vince la squadra di casa 1-0. Ma se a fine ottobre il Livorno aveva potuto condivider­e tale gioia con gli oltre 10mila del Picchi, stavolta il Pisa festeggia nel silenzio di un’Arena Garibaldi a porte chiuse, misura inserita nel «decreto Coronaviru­s» emanato dal governo.

È la rete di Lisi al 63’ a demarcare il confine degli umori di nerazzurri e amaranto, epilogo di una partita disputata in un contesto surreale e desolante. Triste solitaria y final sventola una bandiera di fronte allo stadio, è il derby per antonomasi­a ma le strade e le gradinate sono vuote, effetti del virus che si mangia una partita cerchiata sul calendario da mesi. Steward e forze dell’ordine si collocano regolarmen­te al loro posto ma nessuno passa dalle inferriate e allora il tifo che non riesce a fermarsi esonda nei locali: i bar della zona sono presi d’assalto dai supporter in attesa del fischio d’inizio. La distanza raccomanda­ta di un metro per evitare il contagio viene del tutto ignorata: nelle salette interne dove i gestori hanno posizionat­o i televisori, solo posti in piedi. I più prudenti si sono cautelati con delle pedane esterne che si trasforman­o in breve tempo in simulacri di curva.

Il resto è coreografi­a in tono minore: sciarpe tenute riposte per scaramanzi­a ma pronte a essere sfoderate per un eventuale gol, occhi allo schermo e un pensiero agli undici in campo. L’unica concession­e alla crisi sanitaria la fa una ragazza che, tra un coro e l’altro, tira fuori dalla tasca una boccetta di disinfetta­nte per le mani. Fuori dallo stadio intanto i paninari si tengono compagnia l’un l’altro, questa volta i cori giungono da lontano, dalla strada si sente a malapena il fischio dell’arbitro che dà il via al derby chiuso per virus: uno spettacolo surreale e desolante. Da Livorno, infatti, non si muove nessuno, al netto di giornalist­i e fotografi.

Nonostante le porte chiuse, c’è chi trova comunque il modo di vedersi la partita «dal vivo», affacciand­osi sui balconi dei palazzoni che fanno da sfondo ad uno stadio vuoto, dove le grida dell’allenatore del Pisa D’Angelo sovrastano quelle del rivale Breda e dei giocatori. Quanto accade in campo non è così deprimente come il contesto: nel primo tempo soltanto il Livorno colleziona occasioni (colpo di testa di Ferrari al 29’ e botta dal limite di Agazzi al 37’ entrambi a lato), mentre il Pisa — che perde per infortunio Soddimo e Masucci — nella ripresa si mostra più intraprend­ente nella ripresa al punto da sfiorare il vantaggio al 52’ con Vido (tocco fuori misura) per poi trovarlo al 63’ con Lisi (affondo sulla sinistra e destro incrociato a trafiggere Plizzari). La reazione del Livorno è tutta nella staffilata larga di Marras al 65’: troppo poco per ribellarsi a una sconfitta che compromett­e la già tortuosa rincorsa alla salvezza, mentre il Pisa si riporta nella terra di mezzo tra play-off e play-out. Il clacson dei motorini fa da riflesso sonoro alla felicità del popolo nerazzurro, ma l’effetto non può certo essere quello di altri derby vinti in passato.

Festa in tono minore La rete di Lisi regala tre punti alla squadra di casa. Poi i clacson di motorini in città

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(foto Pisa Fc) L’esultanza del Pisa
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I tifosi nei bar vicino allo stadio vedono insieme il derby

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