Ora però la Figc potrebbe sospendere tutto
Dopo le tensioni di ieri, la Figc ha convocato un consiglio straordinario Allo studio anche l’ipotesi di fermare definitivamente il campionato
E ora? La domanda, è semplice. La risposta, complicatissima. Anche perché, coerentemente con quanto dimostrato fin dall’inizio di questa vicenda, il calcio italiano anche nella giornata di ieri ha confermato il suo «principio fondante»: quello del tutti contro tutti. Come se nulla fosse. Come se gli appelli all’unità lanciati dalle istituzioni fossero una specie di barzelletta della quale sorridere, per poi tirar dritti per la propria strada.
Basta, appunto, ripensare alla seconda domenica consecutiva di ordinaria follia. Dichiarazioni, comunicati prima annunciati e poi smentiti, polemiche, accuse. Ognuno, con un obiettivo preciso: scaricare su qualcun altro qualsiasi tipo di responsabilità. Tutti parlano, nessuno decide. Per questo, e torniamo al punto di partenza, cercare di capire quello che potrà succedere adesso è missione (quasi) impossibile. Si può solo partire dalle (poche) certezze, sperando che la settimana che inizia oggi porti, finalmente, ad un punto di svolta che valga una volta per tutte. Il primo appuntamento, ufficiale, è fissato per domani quando, a Roma, si riunirà un Consiglio Federale straordinario convocato d’urgenza dal presidente Gabriele Gravina.
All’ordine del giorno, ovviamente, ci sarà il destino del campionato. Continuare a giocare? Fermarsi (almeno) fino alla scadenza dell’ultimo decreto diramato dal governo (e quindi fino al 3 aprile) oppure, ipotesi più drastica, annullare definitivamente il torneo? Queste, al momento, le ipotesi in ballo, con la sospensione come ipotesi più realistica. Ma si naviga a vista, con alcuni punti fermi. La posizione dell’Assocalciatori, per esempio. Del resto, già nella serata di sabato, quando erano circolate le prime bozze sui provvedimenti di Palazzo Chigi, il numero uno Damiano Tommasi aveva detto la sua in maniera netta. «Serve altro? Fermiamo il campionato», il suo pensiero affidato a Twitter. Concetti ribaditi ieri, e in maniera più dettagliata, attraverso una nota.
«I campionati vanno fermati. Il segnale che le istituzioni sportive danno è pessimo. È pericoloso viaggiare da e per le zone rosse, è pericoloso giocare a calcio, è pericoloso salutarsi. Le squadre oggi stanno purtroppo scendendo in campo per dovere nei confronti di chi non ha il coraggio di decidere che il calcio non può avere deroghe contro il coronavirus. Martedì ci sarà il consiglio federale, ci aspettiamo una cosa sola, la sospensione dei campionati fino a quando non ci saranno le condizioni per giocare». Venissero ascoltati, di fatto, sarebbe la parola fine sulla stagione.
Questione di calendari intasati. Nei quali, tanto per intendersi, non c’è più spazio per recuperare partite non disputate. Chiaro anche il punto di vista del governo o, almeno, del ministro competente Vincenzo Spadafora che, già nella mattinata di ieri (attraverso una nota) aveva chiesto alla Figc di sospendere con effetto immediato la Serie A e tutti gli altri campionati. Una richiesta che la Federazione aveva accolto. Perché si è giocato, allora? Perché la Lega (che, altro appuntamento della settimana, si riunirà giovedì) non ne ha voluto sapere. Il motivo? La volontà di rispondere esclusivamente alle disposizioni (ufficiali) del governo che, fino a prova contraria, ha permesso che le partite, seppur a porte chiuse, si giochino. «Lega Serie A si è attenuta strettamente a quanto determinato dal Dpcm emanato dal Primo Ministro Conte, nel combinato disposto con la decretazione d’urgenza della FIGC (comunicato ufficiale 173/A) che ha stabilito che tutte le gare sul territorio debbano svolgersi a porte chiuse», si leggeva nel comunicato che ha diffuso ieri per rispondere alla (tante) accuse ricevute. Questa era la sua posizione e, salvo sorprese, questa resterà.
Un presupposto, tra l’altro, molto simile a quello della Fiorentina. Basta rileggere le parole di Daniele Pradè, che ha parlato ieri prima del fischio d’inizio, per capirlo.«Da dirigente posso dire una cosa importante: dobbiamo attenerci alle direttive che ci vengono date», ha detto il diesse a Sky. Certo, anche all’interno del club viola, le preoccupazioni aumentano. Così come la volontà di tutelare tutti. Non solo i calciatori, ma anche i dirigenti stessi, lo staff, i magazzinieri. Nel frattempo, la Figc, studia provve
La Fiorentina Daniele Pradè: «Da dirigente posso dire solo una cosa alla squadra, dobbiamo attenerci alle direttive che ci vengono date»
dimenti ad hoc (ad oggi non esistenti) che possano fronteggiare un eventuale stop al campionato.
Si pensa, ad esempio, a congelare le posizioni quando tutti avranno giocato le stesse gare, senza assegnare lo scudetto, ma comunicando comunque alla Uefa le squadre che dovranno (dovrebbero) partecipare alle coppe. L’alternativa? Terminare il torneo, qualora anche Euro 2020 venisse cancellato (o rinviato) tra giugno e luglio. Certo, vorrebbe dire sconvolgere (anche) la prossima stagione, e non solo quella in corso. Ipotesi, comunque, e niente di più. Almeno per il momento. Certa, invece, la sospensione per quindici giorni (periodo di quarantena obbligatoria) qualora venisse trovato positivo un calciatore di Serie A. Un timore fino a oggi rimasto (fortunatamente) tale ma che, giorno per giorno, si sta facendo più concreto. Fosse solo per un mero calcolo delle probabilità. E se poi tutto continuasse «regolarmente»? Allora, per i viola, ci sarebbe da preparare la gara di domenica quando, al Franchi (alle 15) dovrebbe arrivare il Brescia di Mario Balotelli.
Sempre che si presenti, Super Mario. «Amo il calcio più di voi, ma giocare vuol dire viaggiare in pullman, treno, aereo, dormire in hotel, entrare comunque in contatto con altre persone al di fuori della tua società lavorativa». Poi, l’affondo. «Per cosa? Per far divertire qualcun altro? O per non far perdere soldi? Ma dai, non scherzate! Ripigliatevi, avete rotto adesso. Non si scherza con la salute ragazzi I soldi non valgono la salute. Svegliamoci». È solo una delle mille voci senza che, al momento, nessuno abbia messo un punto. Accadrà in questa settimana perché, e forse se n’è accorto anche il calcio, così non si può andare avanti.