Corriere Fiorentino

Denis, sulle tracce del Beato

Sotto la stella della Toscana L’artista fu tra i fondatori del movimento che voleva riportare il sacro nell’arte. Ammiratore dell’Angelico, soggiornò a Fiesole e la folgorazio­ne fu immediata

- Di Luca Scarlini

Maurice Denis fu tra i fondatori del movimento simbolista dei Nabis, profeti in ebraico, che volevano riportare il sacro all’interno dell’arte. Sua grande passione era il Beato Angelico, pittore santo di cui voleva ripercorre­re i passi, tra devozione e ricerca estetica. Gli era vicino specialmen­te il compositor­e Ernest Chausson, noto specialmen­te per il poema sinfonico Poème de l’amour et de la mèr.

Dopo avere realizzato le prime mostre a Parigi con il gruppo, ritenne giunto il momento di venire a Fiesole, sulle tracce del modello, viaggiando con il carissimo amico, che in Toscana scrisse pagine assai belle su Dante. Questi si occupò dell’organizzaz­ione del soggiorno. «Caro, a partire dal due novembre il tuo indirizzo a Firenze è: Villa Papiniano, San Domenico di Fiesole. Siamo entusiasti: una casa che all’interno è deliziosa, mentre all’esterno fa un po’ caserma, ma un panorama che sarà una gioia che non termina mai, per tutto il tempo del soggiorno. Terrazze piene di fiori e un giardino enorme, infine degli oliveti a terrazze, da cui si vede Fiesole, Firenze e tutta la valle dell’Arno fino ai monti pisani. Sono sicuro che ti piacerà; spicciati a venire. In questo periodo, ho paura che il tempo non cambi. La tua camera ha due finestre a mezzogiorn­o che guardano Firenze. Di sotto aranci, limoni, tuberose e qualche zanzara. Mia moglie mi incarica di dire a Madame Denis che ha assunto una servetta che è nella casa da nove anni e su cui ci hanno dato le migliori referenze. Credo che avrete tutta la sicurezza con lei per la piccola Noële e noi l’abbiamo già presa. È una ragazza pulita, sveglia, amabile; non parla francese ma lo capisce un po’. Se la conversazi­one non riguarda idee generali, aiutandoti con qualche gesto e qualche parola d’italiano, credo che arriverete a capirvi. Questa casa è stata abitata da Baccio Bandinelli; preferisco Botticelli, ma non avevamo da scegliere e siamo già contenti così. Ho visitato molte ville dalla parte di San Miniato; è bello, ma Fiesole è ancora più bella. E siamo così vicini alla campagna; in una mezz’ora si può scappare dalle miss munite di acquarelli. Riempiti le tasche di tabacco francese, qui è orribilmen­te caro e le sigarette sono impossibil­i da trovare. Addio, caro amico, sono entusiasta di penvembre, sare che passeremo un mese insieme».

I due vissero insieme una estate di esaltazion­e mistica, con una indagine precisa su ogni luogo della collina fiesolana. «I giorni troppo corti. Le nostre passeggiat­e verso sera, che arriva presto, intorno; anche con la nebbia o quando piove, è un luogo di sogno. Néné adora le cave, ogni giorno ne scopre un nuovo angolino affascinan­te da cui il panorama è ancora più bello, oppure una cappella ignorata, qualcosa di inedito. Questa sera, 28 noscopriam­o con Néné e Bernard il percorso che va da San Girolamo a Fonte Lucente: il sole rosso in una foschia di un grigio rarissimo, degli uliveti dalle forme strane, poi la discesa verso la fontana con la vista sulle cave; il piccolo cortile bordato di cipressi. Al ritorno entriamo a San Girolamo: delle suore in blu salmodiano delle litanie dolenti; noi assistiamo al saluto più pio». Il filo dell’opera per Denis era in primo luogo la relazione tra natura e fede: cattolico convinto, cercava nella città etrusca le conferme dello sguardo del Beato. Questa pagina risale a un lungo soggiorno nel 1905, in questa occasione come nelle precedenti, realizzò un gran numero di quadri e disegni (mai presentati insieme nel luogo che li ha ispirati), di cui dà conto la ricerca della studiosa Caterina Zappia, che ha censito la produzione italiana del pittore. In queste immagini il colore locale non c’è: compare invece una meditazion­e sul paesaggio che si propone come una «preghiera al reale», secondo il sentire di quel gruppo di artisti simbolisti che avevano voluto assumere il nome di profeti. La folgorazio­ne era stata immediata, il cortocircu­ito evidente: di colpo gli era sembrato di essere nella Toscana del ‘400, ma in una dimensione assai lontana dall’esaltazion­e neopagana vissuta alla corte del Magnifico. Come scriveva al suo mercante e amico Ambroise Vollard, sull’onda delle prime sensazioni: «Si immagini questa casa, anzi questo palazzo del vecchio Bandinelli, appollaiat­o su terrazze in fiore, circondato di olivi, a metà strada da Fiesole dove si dispongono su più piani delle case bianche, gialle e rosa e ai nostri piedi Firenze nel blu delle mattine e delle sere, più lontane le colline della Toscana, dolci, languide, che si estendono a perdita d’occhio». Un sogno di arte e fede, insomma, a cui il nostro fu fedele per tutta la vita, quando illustrava i

Fioretti di San Francesco o leggeva le pagine di Santa Caterina da Siena. Come riassume in un suo libro autobiogra­fico del 1933, al termine della sua esistenza, che reca come titolo

Charmes et leçons d’Italie, in cui rievoca «colline armoniose, poesia di giardini e chiostri, tenerezza di madonne, ferventi iniziative del Quattrocen­to».

6. Continua. Le precedenti puntate pubblicate il 18/10, 16/11, 28/12 2019, 5/2/ e 3/3 2020

❞ Il filo della sua opera era la relazione tra natura e fede: cattolico convinto cercava nella città etrusca le conferme dello sguardo del frate domenicano

Nei primi del Novecento gli sembrò di essere nella Toscana del ‘400, tra olivi, case bianche e gialle e ai piedi Firenze nel blu delle mattine

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Maurice Denise, «Autoritrat­to». L’artista nacque a Granville il 25 novembre del 1870

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