Altri 6 mesi senza Diaz
Cantieri sul lungarno, i tempi si allungano «Riapertura a settembre»
Ci vorranno ancora sei mesi prima che un’auto possa tornare a passare su lungarno Diaz. La Regione Toscana — titolare del cantiere — calcola che, al netto di tutti gli interventi da fare, «la riapertura avverrà a fine settembre dopo il riempimento dello scavo». Lavori, quelli programmati dall’assessorato all’Ambiente e dal Genio Civile, non semplici e diluiti nel tempo e che riguardano il consolidamento dei muri e la ricostruzione del Canale Chiesi, programmati rispettivamente per giugno e luglio. Ovvero, «quando le condizioni di deflusso dell’Arno sono più favorevoli».
Che tradotto significa: intervenire ora sull’argine — da dove l’acqua e la corrente si sono fatti spazio fino a creare una voragine che ha una dimensione tra i 400 e i 500 metri cubi, che equivalgono a un campo da pallavolo alto 3 metri — è praticamente impossibile a causa del livello del fiume ancora troppo alto.
Ecco il motivo per cui si attende l’estate prima di far partire la fase 2 del cantiere. C’è anche da dire che a complicare le operazioni di svuotamento della «caverna» trovata sotto l’asfalto tra la chiesa di Santa Maria delle Grazie e l’Hotel Balestri ci si sono messi i muri del 1300 e del 1800 che la Regione vuole in ogni modo preservare. Finita la fase di studio, con l’ispezione dei vigili del fuoco finalizzata a raccogliere informazioni per la rimozione della terra accumulata nel primo tratto del Canale Chiesi, nelle prossime due o tre settimane si passerà ad una fase più operativa, con la realizzazione di una pista, fatta di pietrame e terreno, lungo il muro di sponda tra il ponte alle Grazie e le scalette: «I lavori di preparazione inizieranno a breve, poi contiamo di realizzare la pista nei mesi di aprile e maggio», fa sapere l’assessorato regionale all’Ambiente.
Con la pista partiranno gli interventi di consolidamento e protezione dei pali e del muro che ha le sue fondamenta nel fiume. Solo a quel punto — e dopo aver ricostruito il canale Chiesi — si potrà iniziare a riempire il buco sotto il lungarno. Gli uffici regionali — che stimano un costo del cantiere pari a 1,2 milioni di euro — hanno anche già scelto i materiali da utilizzare per chiudere
I georadar I trenta sensori di sensibilità devono calcolare i movimenti dell’argine
quella gigantesca camera: solido, impermeabile e non invasivo. A questo progetto ha dato una mano anche l’Università degli Studi di Firenze e Publiacqua che, per calcolare i movimenti dell’argine, hanno piazzato in tutta l’area trenta sensori di stabilità, così come accadde per il crollo di lungarno Torrigiani.
I piccoli georadar serviranno per misurare la salute delle fognature e per cercare di capire da quale punto preciso l’Arno abbia iniziato a scavare fino a causare quella cavità scoperta solo per una fuga di gas. Se tutto andrà per il verso giusto, e i calcoli del Genio Civile sono giusti, «a settembre potremo riaprire il lungarno alla viabilità».