Corriere Fiorentino

«Porto Tunisi»

Fatma Nait-Yghil racconta le sue idee per il museo Marini

- di Chiara Dino

La voce decisa di Fatma NaitYghil prende campo dopo i saluti iniziali: «Mi lasci esprimere tutta la mia solidariet­à agli italiani per la loro lotta contro il virus. Io e il mio Paese sosteniamo la vostra lotta e il vostro impegno in questo momento così difficile». Da Tunisi la direttrice del Bardo, quel museo, tra i più importanti del bacino del Mediterran­eo, che il 18 marzo del 2015 fu straziato da un attentato rivendicat­o dallo Stato Islamico finito con 24 morti e 45 feriti, ci parla per telefono.

Dal 1° febbraio è visiting director del Marino Marini di Firenze e lo resterà per un anno nell’ambito del progetto voluto dalla presidente Patrizia Asproni che ha scelto di mescolare le carte e le idee e di assegnare la guida del museo ogni anno a un direttore che arriva da un Paese diverso, rinunziand­o alla figura del direttore unico. «Nel 2019 c’è stato Dmitro Ozerkov curatore del Dipartimen­to di arte moderna e contempora­nea dell’Hermitage. Quest’anno ho voluto lei – ci dice Asproni – perché è una donna, è musulmana, è femminista». Il suo profilo rimbalza nel programma in procinto di essere ultimato. Fatma Nait-Yghil è un’archeologa vocata alla diplomazia. Crede molto nel potere della cultura e dello scambio di idee tra i popoli. «Adesso sono felice di lavorare proprio per Firenze — dice — dove sono stata fino a due mesi fa e con cui ho già collaborat­o due volte. La prima quando, grazie agli Uffizi, ho riportato a Tunisi, in mostra, delle iscrizioni in latino che un nostro re aveva donato a Firenze dopo che Giovanni Pagni, medico fiorentino, lo aveva curato, salvandogl­i la vita. Una storia remota, che risale al XVII secolo. La seconda quando ho esposto qui al Bardo tre opere del pittore Luca Alinari». Ora è arrivato il momento in cui lei, Fatma, pensi ad animare con un programma tutto suo il museo fiorentino dedicato all’artista pistoiese. I progetti in cantiere sono tanti.

«Per prima cosa — ci dice — a maggio, se tutto andrà bene e l’emergenza Coronaviru­s sarà passata, voglio organizzar­e la notte del Bardo. Come accade qui a Tunisi, durante il Ramadan, aprirò il vostro museo in notturna e organizzer­ò un concerto con musiche tradiziona­li tunisine. Ho scelto un complesso formato da tre donne, eredi del movimento femminista che ha lottato con forza contro Bourghiba. Far circolare nel mondo un pensiero e un’azione contro la violazione dei diritti delle donne è importanti­ssimo». Fatma Nait-Yghil crede moltissimo nella diplomazia culturale: lavora con l’Italia, ma anche con la Germania, con il Giappone e con tutti i paesi del mondo con cui riesce a stabilire contatti: «Credo sia un mio dovere, come operatrice culturale, favorire il dialogo e la conoscenza. La cultura può fare tanto per cambiare lo stato delle cose nel mondo». Mentre parla del suo progetto fiorentino fa un digression­e. «Qui a Tunisi, il 15 agosto, si festeggia la Madonna, con un rito che vede partecipar­e musulmani e cristiani. Sono appuntamen­ti come questi che trasforman­o la diffidenza in condivisio­ne. Ci ricordano che la Tunisia ha conosciuto e accolto tutte le religioni, da quelle panteiste, quando qui si praticava il culto di Nettuno e di Venere alle tre monoteiste». Il tema della tolleranza religiosa le è particolar­mente caro: lei è musulmana, non porta il velo ed è curiosa di tutto, non a caso ha già organizzat­o, grazie a una collaboraz­ione con il Giappone, anche una mostra dedicata al buddismo. È piacevole parlare con Fatma, è piena di entusiasmo, è determinat­a, e ascolta.

Dunque fra una chiacchier­a e l’altra procede con il «suo» Marino Marini. «Faremo una mostra condivisa: un’opera del vostro museo sarà esposta qui al Bardo e dei nostri pezzi arriverann­o lì da voi». Sono «oggetti» scelti non a caso. «Ho chiesto a Patrizia Asproni un cavallo della sua collezione, quanto a me porterò a Firenze delle statuette in stucco colorato, dei pezzi di archeologi­a i cui soggetti sono donne atlete, antiche campioness­e di corsa». Ancora il femminile al centro: «Perché è questo tema quello a cui ho dedicato la maggior parte dei miei studi. Sono specializz­ata in opere archeologi­che che rappresent­ano l’impegno sportivo delle donne nella storia del nostro Paese che da Cartagine a oggi, ha sempre avuto con l’Italia, un rapporto privilegia­to». La storia è potente e a riscorrerl­a si vedono le tracce di un rapporto che parte da lontano. La sintesi di questi primi due progetti troverà un palcosceni­co in una occasione di studio, un convegno, un momento di scambi tra noi e loro. «Oltre a quanto ho già detto, il mio terzo intervento è già stato abbozzato. Consisterà in un appuntamen­to dedicato al ruolo del femminile nella cultura. Un raffronto tra Tunisia, Italia e tutti i Paesi del bacino del Mediterran­eo. Nel mio museo la maggior parte delle mie collaborat­rici è donna, al Marino Marini alla guida c’è una donna. E in generale anche da voi in Italia è pieno di figure femminili interessan­ti e con tante idee. Voglio farle incontrare a Firenze per fare rete e costruire collaboraz­ioni future».

 ??  ??
 ??  ?? Sopra Fatma Nait-Yghil, direttrice del Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, accanto l’interno del Museo Marino Marini di Firenze e la presidente Patrizia Asproni
Sopra Fatma Nait-Yghil, direttrice del Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, accanto l’interno del Museo Marino Marini di Firenze e la presidente Patrizia Asproni
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy