LA PREVALENZA DEI COMPETENTI
L’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan spiega in tv come l’aumento dello spread innalzi il costo dei mutui e, ricordate?, Laura Castelli, esponente di primo piano del M5S, gli ribatte lapidaria: «Questo lo dice lei». Una delle tante scene cult del divorzio tra politica e sapere. C’è stato infatti un tempo recentissimo in cui nel nostro Paese due più due ha smesso di fare quattro. Quel tempo per fortuna è finito con l’arrivo del coronavirus. Che ha spazzato via i ciarlatani da video e da social e fatto emergere il valore delle competenze. E delle regole. I talk show televisivi non mandano più in onda i personaggi da tre soldi del teatrino dell’odio e del pressapochismo. Per vincere la durissima «guerra» contro il Covid-19 si è capito che abbiamo bisogno della scienza e della buona politica. Nonché della solidarietà sociale e dei buoni sentimenti contro l’odio e la cattiveria da tastiera social che hanno imperversato negli ultimi anni. Oggi i protagonisti sono altri: i virologi, i medici, i ricercatori, gli infermieri e i buoni amministratori. Non a caso sta crescendo la popolarità del premier Giuseppe Conte per la sua sobria normalità e in tv un leader politico di sinistra come Walter Veltroni non lesina elogi pubblici ad un avversario politico, l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera.
Anche in Toscana i teatrini stucchevoli della politica sono stati costretti a calare il sipario. Si sta invece affermando la consapevolezza della gravità della sfida e la disciplina nel rispetto delle regole imposte dal governo su indicazione delle autorità sanitarie. Sembra farsi avanti una nuova etica pubblica. Così come nel dramma riaffiora l’anima positiva e ottimista della nostra gente. «Ce la faremo e ce la faremo insieme», è il mantra commovente che si diffonde in questi giorni, di balcone in balcone, tra i reclusi forzati della pandemia.
Questa la sfida. Che ne implica un’altra: prendere coscienza che il coronavirus fa da spartiacque epocale per cui nulla sarà più come prima. A cominciare dall’economia che vedrà la Toscana fortemente colpita, soprattutto nel turismo.
Dovremo cambiare testa. E valori. Quelli che stiamo seguendo in queste settimane – competenza, merito, efficienza amministrativa, rispetto delle regole, solidarietà sociale – dovremo continuare a coltivarli. E trasformali in un terreno comune di confronto e competizione tra le forze politiche in vista delle elezioni regionali slittate a settembre. Dalla Regione che verrà ci aspettiamo rispetto al passato un cambio di passo e di visione dove prevalgano le competenze, l’innovazione e la solidarietà tra i territori.